Pur essendo uno stato che riguarda tutti noi, in ogni fase della vita, c'è ancora molto da scoprire sul sonno. Cosa succede mentre dormiamo? E che impatto ha sulle nostre attività diurne la carenza o la cattiva qualità del riposo? E ancora: dormiamo tutti allo stesso modo? A questi interrogativi cercano di rispondere numerosi studi recenti.
Due in particolare, appena pubblicati, esplorano il legame fra sonno e apprendimento. Un gruppo di scienziati israeliani, guidati da Anat Arzi del Weizmann Institute of Science di Rehovot, ha dimostrato che mentre dormiamo abbiamo la capacità di apprendere informazioni. La ricerca ha utilizzato suoni associati ad odori con la tecnica del trace conditioning che ha permesso di osservare l'attivazione dell'ippocampo nel cervello dei volontari addormentati, in seguito alla somministrazione di alcuni stimoli. Fino ad oggi si credeva che il sonno rafforzasse ed organizzasse semplicemente quanto imparato durante le ore di veglia. Questa ricerca mostra invece che l'uomo può acquisire informazioni anche senza che ne sia consapevole e soprattutto perfino mentre si trova in uno stato di non coscienza. Ciò non significa che sia ipotizzabile apprendere qualsiasi tipo di informazione durante il sonno, ma fa sperare in futuri sviluppi soprattutto nell'ambito del cosiddetto condizionamento di comportamenti indesiderati. Pensiamo, ad esempio, al contrasto a certe forme di dipendenza.
L'altro studio apparso a pochi giorni di distanza su un'altra rivista scientifica interessa soprattutto i più giovani, che spesso sacrificano preziose ore di sonno per studiare in vista di un esame o di una interrogazione l'indomani mattina. Ebbene, una ricerca condotta presso la University of California Los Angeles boccia categoricamente questo metodo. Sembrerebbe infatti che ciò che conta non è tanto accumulare più ore di studio, anche notturno, quanto piuttosto permettere alle nozioni accumulate di venire organizzate, attività fondamentale che avviene solo durante il sonno. Bene, quindi, studiare ma non trascorrendo notti in bianco. Il limite della ricerca è il fatto di basarsi esclusivamente sulle dichiarazioni e sul racconto di 535 studenti liceali, seguiti per due settimane dal team guidato da Andrew Fuligni. Ciononostante, viene sottolineata l'importanza del legame fra sonno e apprendimento e la necessità di promuovere norme di igiene e stili di vita che comprendano anche regole sul riposo corretto, fin dall'infanzia.
In Italia, una indagine diffusa nel 2011 e condotta su un campione di 600 persone dall’Istituto per gli Studi sulla Pubblica Opinione (ISPO) per Tena, dal titolo Italiani e il sonno. L’importanza di dormire bene ad ogni età, ha evidenziato come l'insonnia sia un problema con cui ha familiarità quasi la metà dei nostri connazionali. Le ripercussioni coinvolgono l’equilibrio psicofisico intaccando l'umore, il rendimento sul lavoro e la salute.
Al pari dello stress, infatti, la carenza o la cattiva qualità del sonno può intaccare il nostro sistema immunitario, indebolendolo ed esponendoci al rischio di malattia. È questa la conclusione a cui sono giunti i ricercatori di una equipe internazionale che ha studiato la risposta immunitaria di 15 giovani uomini sani sottoposti dapprima a riposo controllato e protetto e, a seguire, ad un regime di carenza di sonno. L'innalzamento della conta dei granulociti, un tipo di globuli bianchi essenziale per il buon funzionamento del sistema immunitario, in seguito alla mancanza di riposo, mostra caratteristiche assimilabili a ciò che accade in condizioni di stress. Da qui la conclusione che la carenza di sonno, al pari dello stress, indebolisca il sistema immunitario e lo renda più vulnerabile al rischio di infezioni e malattie: da un banale raffreddore a patologie gravi come il cancro. Il legame fra sonno e salute è noto da tempo e si basa sulla rottura dell'equilibrio del ritmo circadiano. La novità di questa ricerca consiste nell'aver dimostrato che è sufficiente riposare male per un paio di notti per intaccare il normale funzionamento del sistema immunitario.
Ma quali sono le principali cause dell'insonnia? Quali i disturbi ad essa associati? E, ne soffriamo tutti allo stesso modo, in ogni parte del mondo?
Il sonno ha attirato anche l'interesse dei demografi che, negli Stati Uniti, sono arrivati alla conclusione che esista una correlazione fra razza e qualità del riposo. I bianchi non ispanici dormirebbero meglio degli asiatici, degli ispanici e degli afro-americani, il gruppo etnico più colpito dai disturbi del sonno. Sulle cause di questo trend si può speculare a lungo. Vengono subito ricordate le motivazioni socioeconomiche: disponibilità più limitate, abitazioni meno confortevoli in aree poco protette, più caotiche, ritmi lavorativi non regolari, alimentazione scorretta, cattivi stili di vita sono nemici del buon riposo che caratterizzano solitamente i ceti più bassi che ad oggi ancora annoverano soprattutto determinati gruppi etnici. I ricercatori non sono certi che il contesto sia il principale responsabile per questo squilibrio, ma registrano l'alta incidenza di disturbi correlati come apnea notturna, obesità, diabete, ipertensione, fra la popolazione più incline a dormire poco e male. Un fattore importante, anche al di là dell'etnia, secondo i ricercatori è legato al senso di autonomia: più sentiamo di avere il controllo sulla nostra vita, più è probabile che andremo a letto sereni e riposeremo bene e a lungo. Un altro fattore importante è quello culturale: certi gruppi rispetto ad altri abituano i figli fin da piccoli a rispettare l'orario nel quale si recano a letto e ad associare il momento di coricarsi con routine piacevoli come il racconto di fiabe o la lettura.
Si tratta di comportamenti che incidono sulla qualità del sonno, quindi della vita, per sempre, nonostante le cose cambino senza dubbio quando invecchiamo. Non sarebbe però soltanto il ritmo circadiano a modificarsi. Kristine Yaffe, psichiatra alla University of California, San Francisco, ha iniziato a studiare la correlazione fra disturbi del sonno e declino cognitivo negli anziani. Ci sarebbe addirittura un'associazione fra problemi del sonno e la possibilità di sviluppare demenza senile.
Una ragione in più per iniziare a pensare al sonno come ad una priorità, allo stesso modo in cui ci preoccupiamo della dieta e dell'esercizio fisico.