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Vietato non toccare: la chimica in mostra al Mu-Ch

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MuCh - Museo della Chimica, Settimo Torinese, foto di Riccardo Lucentini.

L’Italia ha portato e continua a portare enormi contributi alla crescita della chimica. E sebbene tutta Italia abbia fatto egregiamente la sua parte, c'è una zona del nostro paese in cui la chimica ha avuto particolare successo, soprattutto nella sua fase di sviluppo ottocentesca: a Torino hanno creato chimica personaggi di primissimo livello. Per fare qualche esempio. Amedeo Avogadro è forse l’uomo più odiato dagli adolescenti a causa del numero che porta il suo nome. Ascanio Sobrero ha prodotto svariate sostanze, tra cui la più nota è la nitroglicerina, ovvero quella molecola che ha reso Alfred Nobel uno degli uomini più ricchi del suo tempo: lo stesso Nobel riconobbe una pensione a Sobrero per i suoi meriti nell’invenzione della dinamite. Primo Levi è nato e morto a Torino mentre a Settimo Torinese ha lavorato per tanti anni come direttore della ditta di vernici Siva. Il locale che ospitava la ditta è tuttora in piedi: si trova in via Leinì 84 e dal 1° luglio accoglie i visitatori del Mu-Ch, il primo museo interattivo d'Europa dedicato alla chimica. Lo scorso 29 giugno si è tenuta l’inaugurazione ufficiale con la presenza di istituzioni politiche e culturali piemontesi.

Foto di Riccardo Lucentini

Come sottolineato dalla sindaca Elena Piastra nel suo discorso di apertura, il museo è diretta conseguenza del profondo legame tra la chimica e il territorio settimese ed è stato fortemente voluto proprio per rinsaldare e confermare questo legame. L'impegno delle istituzioni si rivede anche in un dettaglio che può sembrare di poco conto, ma non è per nulla banale: lungo le vie della città si possono trovare i cartelli stradali che indicano la direzione per la struttura.

La novità del museo Mu-Ch rispetto ad altre realtà simili in Italia e in Europa sta nell’interattività: "vietato non toccare" non è solo uno slogan ma un vero e proprio manifesto d’intenzione. I visitatori devono mettersi in gioco e usare il proprio corpo per attivare tutti gli exhibit magistralmente messi a punto da ETT, azienda specializzata nella costruzione di esperienze immersive. Tutta la struttura è organizzata in due piani: al piano terra lo spazio è dominato dal C-Lab, una stanza che sarà teatro di laboratori in cui bambini e bambine metteranno camice, guanti e occhiali e vivranno in prima persona esperienze da chimici. Per gli accompagnatori che vorranno rilassarsi, è prevista anche una stanza con un piccolo planetario provvista di comode sedute e qualche libro. Salendo verso il primo piano, è possibile leggere sui muri alcuni dei principali momenti che hanno caratterizzato la storia della chimica: dai babilonesi fino ai giorni nostri, la chimica ha accompagnato l’umanità per tutta la propria storia.

È quindi al primo piano che i visitatori possono realmente sporcarsi le mani, attivando i vari exhibit. Grazie alle installazioni del museo, si vedono in azione alcuni dei concetti che troppo spesso sono solo delle astratte parole stampate sui libri di scuola: tensione superficiale, elettrochimica, fenomeni magnetici e stati della materia. Ogni palato può essere soddisfatto dalla varietà di esperienze disponibili. E se la stanchezza si facesse sentire, ci si può sempre rifocillare al chemistry bar: un locale dove la chimica mostra tutto il suo lato culinario con cocktail molecolari ed esplosioni di gusto.

Foto di Riccardo Lucentini

Questo breve giro virtuale lungo il museo termina nella stanza retrostante il bar pensata per omaggiare Primo Levi: una mostra semplice ma molto efficace che ripercorre la sua vita e racconta testimonianze di chi lo ha conosciuto in prima persona. Un’installazione che è un atto dovuto, sia per il diretto coinvolgimento del Centro Studi Primo Levi nella costruzione del museo, ma soprattutto per la grandezza del personaggio culturale che è stato Primo Levi. «Scrivo proprio perché sono un chimico», diceva spesso, creando solidissimi ponti tra la chimica e la cultura umanistica, ma anche tra la chimica e la società.

Questi ponti esistono anche oggi. Come chimici, alcuni li abbiamo dimenticati e forse non ci siamo impegnati abbastanza per crearne di nuovi: sul piano comunicativo, il confronto con altre discipline scientifiche è impietoso; infatti, la comunicazione e la divulgazione della chimica devono percorrere ancora molta strada per avere un impatto sulla società simile a quello dell’astronomia o della biologia. Dopo la pubblicazione del libro "Chimica Coatta", meraviglioso testo che parla finalmente con un linguaggio semplice, diretto e pensato per i giovani, l’apertura del Mu-Ch rappresenta un altro grande passo nella giusta direzione: quella di una sempre più convinta apertura verso la società in generale e verso le nuove generazioni.


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