fbpx Per un'etica dei numeri e dei modelli | Scienza in rete

Per un'etica dei numeri e dei modelli

Primary tabs

Tempio di Horo, Idfu, Assuan, Egitto (foto di Luca Carra).

Tempo di lettura: 3 mins

I modelli servono? Dipende. Covid-19 ci ha fatto toccare con mano l'importanza di elaborare modelli quantitativi per cercare di fornire scenari ai decisori. I primi modelli - a partire dai più famosi di Neil Ferguson dell'Imperial College - hanno avuto la funzione di allertare l'opinione pubblica e i politici sulla gravità della situazione e a spingere verso risposte decise come il lockdown, ma certamente partivano da dati molto parziali e, secondo i critici, hanno prodotto scenari eccessivamente pessimistici. Con l'avanzare della pandemia i modelli si sono via via raffinati. Quello che è mancato, in questo come in altri casi, è una chiara esplicitazione delle incertezze in gioco e una discussione che coinvolgesse mondo della ricerca, politica e società.

Questo ha spinto 22 scienziati di diversa estrazione a scrivere un manifesto per il buon uso dei modelli, pubblicato con grande evidenza su Nature il 24 giugno ("Five ways to ensure that models serve society: a manifesto"). Il documento sviluppa 5 punti considerati fondamentali per far sì che i modelli non ingannino e siano davvero utili alla società:

  1. attenzione alle ipotesi (Mind the assumptions)
  2. attenzione a strafare (Mind the hubris)
  3. attenzione a come si inquadrano i problemi (Mind the framing)
  4. attenzione alle conseguenze (Mind the consequences)
  5. attenzione alle incognite (Mind the unknowns)

Il manifesto è un invito a considerare i modelli come processi sociali, che devono controllare complessità e incertezze, e soprattutto che devono nascere da un patto chiaro fra chi richiede i modelli (in genere i policy maker, che dovrebbero esplicitare motivi, preferenze e finalità) e i ricercatori. I modelli dunque sono il frutto di negoziazioni alle quali le parti sociali dovrebbero partecipare attivamente e con la consapevolezza delle incertezze, del carattere condizionale e degli aspetti ancora sconosciuti che rendono questa attività ben diversa da una sfera di cristallo per leggere il futuro.

Succede invece che i modelli vengano spesso utilizzati dai decisori politici per scaricare la propria responsabilità sulla mera evidenza dei numeri, concepiti come verità assolute e indiscutibili, in un contesto di scarsa trasparenza e partecipazione.

Abbiamo discusso dei limiti e dell'utilità dei modelli con quattro autori italiani che si sono fatti promotori del manifesto. Ne emerge un quadro affascinante anche se non conclusivo su molti aspetti inerenti questa attività: dal fascino insidioso dei numeri all'etica della quantificazione, dai modelli come metafore morali alla crisi della scienza che li produce. (l.c.)

Salta ai singoli capitoli

 


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Il ruolo dell’effetto cul-de-sac nell’alluvione in Emilia-Romagna

operazioni di soccorso in alluvione 2023

Dopo l’Emilia-Romagna, quest’anno è il Friuli ad essere colpito dalla pioggia intensa, dove i costi umani ammontano già a due vittime e centinaia di sfollati. Uno studio della Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) aggiunge ora un nuovo tassello alla comprensione di ciò che è accaduto nell’emiliano nel 2023 e nel 2024. Si tratta dell’"effetto cul-de-sac”: un’area di bassa pressione ha convogliato aria umida verso la regione per giorni, rimasta intrappolata tra le montagne, portando così a precipitazioni continue. Ne abbiamo parlato con Enrico Scoccimarro, a capo dello studio.

Immagine di copertina: operazioni di soccorso a Coccolia di Ravenna. Crediti: Gabriele Dibiase/Wikimedia Commons. Licenza: CC BY-SA 4.0

Tornano l’inverno, il conto alla rovescia per il Natale e insieme tornano le paure per allagamenti e inondazioni. Secondo l’ISPRA oltre 8 milioni di persone in Italia vivono in Regioni (Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Veneto, Lombardia e Liguria) fortemente esposte al rischio di frane e alluvioni, pari a circa il 14% della popolazione (rispettivamente, il 2,2% e il 11,2%).