fbpx Se Faraday avesse visto quella fiammella | Scienza in rete

Se Faraday avesse visto quella fiammella

Primary tabs

Tempo di lettura: 2 mins

fiamma
(credit: NASA)

Purtroppo,  il grande fisico e divulgatore inglese Michael Faraday (1791-1867) non ha mai potuto osservare la fiamma di una candela sulla Stazione spaziale. Quella, per intenderci, dove lo scorso 7 febbraio lo Shuttle ha portato gli ultimi elementi costruttivi, disegnati e fatti in Italia.

Chissà come Faraday avrebbe spiegato al pubblico la fiamma che nello spazio è sferica, anziché allungata verso l’alto come quella di una candela nella gravità della Terra. Proprio a raccontare la forma di una fiamma, e tutta la storia chimica di una candela, Faraday dedicò una delle sue conferenze pubbliche.

Spiegò, davanti ad un auditorio rapito, che l’aria calda, leggera, sale, allunga la fiamma e richiama alla base dello stoppino l’aria fredda,  pesante, che raffredda la cera all’esterno e fa bruciare solo quella interna. Se avesse potuto vedere in assenza di gravità una candela con fiamma sferica, avrebbe spiegato subito perché non funziona, o funziona assai male.

Faraday tenne le sue conferenze dal 1835 al 1862, davanti a folle anche mille persone, affascinate dalle spiegazioni semplici e precise che dava della fisica delle cose di tutti i giorni. Il suo principio era: “nessuno è un profano”, cioè tutti possono capire un fenomeno, purché gli sia spiegato bene.

Un secolo dopo Faraday, il fisico premio Nobel americano Richard Feynman ebbe lo stesso dono per la comunicazione della scienza. Sapeva farti pensare come si comporta un elettrone e il grande pubblico lo ascoltava attentamente. Sia Faraday sia Feynman furono grandi divulgatori con anche forte influsso politico, non solo culturale, sui loro Paesi.

Anche nell’Italia di oggi ci sono grandi divulgatori scientifici, anzi, la comprensione del ruolo centrale della scienza nella società è in aumento grazie ai numerosi festival della scienza, con centinaia di migliaia di spettatori appassionati. E tutti dimostrano di sapere che la scienza fondamentale, la comprensione della natura, dalla fiamma all’elettrone, è la vera base. E sanno anche che la scienza fondamentale non funziona (solo) con la carità o il mecenatismo, ma, siccome è di tutti, deve vivere coi soldi di tutti.

Bisogna trovarli i fondi per la ricerca fondamentale. La gente li chiede. Vorrebbe, insomma, anche Alessandro Volta sulla Stazione spaziale. Era italiano prima dell’Italia e ha inventato il volt, che serve anche lassù, ma né l’Austria né Napoleone gli fecero mai mancare i fondi.   


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Biodiversità urbana: com'è cambiata e come proteggerla

Anche le metropoli possono essere ambienti ricchi di specie: secondo un recente studio sono ben 51 le specie di mammiferi che vivono a Roma, alcune di esse sono specie rare e protette. Nel corso degli ultimi due secoli, però, molte specie sono scomparse, in particolare quelle legate alle zone umide, stagni, laghetti e paludi, habitat importantissimi per la biodiversità e altamente minacciati.

Nella foto: Parco degli Acquedotti, Roma. Crediti: Maurizio.sap5/Wikimedia Commons. Licenza: CC 4.0 DEED

Circa la metà della popolazione mondiale, vale a dire ben 4 miliardi di persone, oggi vive nelle città, un fenomeno che è andato via via intensificandosi nell’epoca moderna: nell’Unione Europea, per esempio, dal 1961 al 2018 c’è stato un costante abbandono delle zone rurali e una crescita dei cittadini, che oggi sono circa i