fbpx Scienza, sostantivo maschile | Scienza in rete

Scienza, sostantivo maschile

Primary tabs

Tempo di lettura: 4 mins

Rita Levi Montalcini - Credits: photo by audrey_sel - Flickr - Licenza: CC BY-SA 2.0.

 

Che esistano pregiudizi di genere è un fatto talmente scontato che non mette conto dilungarsi in spiegazioni. Ma la scienza ne è immune? Quali e quanti pregiudizi si annidano ancora, in maniera conscia o inconscia, nella mente e nelle azioni di chi partecipa o gestisce un’impresa scientifica?

E’ una delle domande che abbiamo posto tramite un concorso, nell’ambito del progetto europeo GENERA1, a studentesse e studenti degli istituti secondari superiori italiani.

Il progetto GENERA si pone l’obiettivo di identificare e mettere in atto una serie di azioni positive per promuovere cambiamenti culturali e istituzionali attraverso lo sviluppo di Gender Equality Plan (GEP) nelle università e negli enti di ricerca europei per garantire l’uguaglianza di genere nella scienza tramite strumenti che mirano a identificare e rimuovere pratiche che possono produrre gender bias. Il progetto intende proporre strategie innovative per superare le distorsioni legate al genere, nonché monitorare i progressi che hanno luogo nelle istituzioni attraverso lo sviluppo di indicatori di genere.

Quante sono le “fisiche”?

Ci si è indirizzati in particolare nel campo della fisica, disciplina particolarmente ‘maschile’ (verrebbe da dire maschilista) data la scarsa presenza di ragazze negli studi universitari, prima, e di donne nei vari livelli di carriera, poi. Si parte dalla fisica per individuare vie e strumenti che possano essere estesi a tutte le altre discipline.

Tra i principali obiettivi del progetto:
- Valutare lo stato delle questioni di genere nelle organizzazioni partner attraverso l’analisi statistica di dati amministrativi.
- Identificare esigenze e azioni specifiche per migliorare la parità di genere nelle istituzioni partner.
- Fornire linee guida per la realizzazione di GEPs.
- Sostenere le organizzazioni coinvolte nell’attuazione di GEPs personalizzati.
- Creare una rete europea di enti e istituzioni di ricerca e universitarie per promuovere la parità di genere nel campo della fisica.
- Configurare un sistema di monitoraggio a lungo termine dell’impatto delle misure prese.

Il concorso “Donne e ricerca in fisica”

Tra le varie attività messe già in atto da questo progetto, oltre all’identificazione di indicatori per il monitoraggio dello stock e del flusso del personale di ricerca dedicato, allo studio delle varie realtà presenti nelle istituzioni dei 13 paesi partecipanti, il CNR e l’INFN hanno ideato e promosso il concorso cui si faceva precedentemente riferimento: “Donne e ricerca in fisica: stereotipi e pregiudizi”:

Il concorso ha avuto una prima edizione lo scorso anno2 e il bando per partecipare alla seconda edizione è ancora aperto3. Ai partecipanti si chiede di preparare un breve video che illustri attività e personalità delle ricercatrici nei vari aspetti personali e professionali della loro vita, nonché il loro contributo all’impresa scientifica, mettendo l’accento sul permanere di stereotipi e pregiudizi che ne ostacolano il cammino.

I pregiudizi che non sappiamo di avere

I video presentati nel corso della passata edizione spaziano dalla ricostruzione storica del percorso accidentato delle donne, alla presentazione tramite metafore, degli ostacoli sempre più alti da superare nell’impari corsa di uomini e donne verso il traguardo della parità. Alcuni studenti si sono lanciati in vere e proprie indagini nel loro ambito di riferimento, la scuola, per verificare il livello di conoscenza del contributo delle scienziate e del permanere degli stereotipi. Stupisce, ma forse non troppo, che al di là di Marie Curie e Rita Levi Montalcini ben poco si conosca e che ancora molti giovani rispondano a specifiche domande sulla scarsa presenza di scienziate asserendo in vario modo che la fisica, e la scienza in generale, non è ‘roba da donne’.

L’interesse per la scienza è comunque ben radicato. Il cloud derivante dai commenti dei ragazzi lo testimonia, queste le parole più utilizzate per definirla:

Il percorso culturale da compiere è di certo ancora lungo e deve necessariamente partire dalla scuola, ma uno dei commenti fatti dai ragazzi fa ben sperare nella significatività di progetti quali GENERA e di azioni di stimolo e divulgazione quali il concorso, uno dei partecipanti ha infatti scritto: “Questo progetto ha tolto dei pregiudizi che non sapevamo di avere”.

 
Note
1 https://genera-project.com/
2 Qui i video risultati vincitori
Qui il bando per partecipare
 

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Fibrosi cistica: una persona su trenta è portatore sano. E non lo sa.

Immagine tratta dalla campagna "Uno su trenta e non lo sai" sul test del portatore sano della fibrosi cistica: persone viste dall'alto camminano su una strada, una ha un ombrello colorato

La fibrosi cistica è una malattia grave, legata a una mutazione genetica recessiva. Se è presente su una sola copia del gene interessato non dà problemi. Se però entrambi i genitori sono portatori sani del gene mutato, possono passare le due copie al figlio o alla figlia, che in questo caso svilupperà la malattia. In Italia sono circa due milioni i portatori sani di fibrosi cistica, nella quasi totalità dei casi senza saperlo. La Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica sta conducendo una campagna informativa sul test del portatore sano, che consente ai futuri genitori di acquistare consapevolezza del proprio stato.

Se due genitori con gli occhi scuri hanno entrambi un gene degli occhi chiari nel proprio patrimonio genetico, c’è una probabilità su quattro che lo passino entrambi a un figlio e abbiano così discendenza con gli occhi chiari. Questo è un fatto abbastanza noto, che si studia a scuola a proposito dei caratteri recessivi e dominanti, e che fa sperare a molti genitori con gli occhi scuri, ma nonni o bisnonni con gli occhi celesti, di ritrovare nei pargoli l’azzurro degli occhi degli antenati.