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Nutri-Score: perché non dobbiamo averne paura

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Tempo di lettura: 4 mins

Paolo Vineis1, Elio Riboli2, Walter Ricciardi3, Mauro Serafini4, Silvio Garattini5

1 Imperial College, Londra
2 Humanitas University, Milano; Imperial College, Londra
3 Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma
4 Università degli Studi di Teramo
5 Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Milano

L’iniziativa di informazione nutrizionale “Nutri-Score”, sviluppata da ricercatori universitari indipendenti dell'Università di Parigi e dell’INSERM, è stata oggetto negli scorsi giorni in Italia di diversi attacchi e prese di distanza, equivocandola come uno strumento attraverso cui l’Europa vorrebbe penalizzare i prodotti italiani e la dieta mediterranea.1

In realtà, l’adozione di un sistema di informazione nutrizionale basato sulle etichette dei cibi è raccomandata da tutti i comitati di esperti nazionali e internazionali, in particolare dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che ritiene che si tratti di una misura efficace per aiutare i consumatori ad adottare comportamenti alimentari più sani.

Figura 1. Prodotto contrassegnato con punteggio Nutri-Score, Belgio (Wikimedia)

Nutri-Score è stato progettato per essere esposto sulla parte anteriore dei pacchetti di cibi, e ha un duplice scopo:

  1. aiutare i consumatori a giudicare, a colpo d'occhio, le caratteristiche nutrizionali complessive del cibo, aiutandoli a orientare le loro scelte, migliorare il loro equilibro alimentare e possibilmente la loro salute;
  2. incoraggiare i produttori a riformulare la composizione nutrizionale degli alimenti che producono, per esempio riducendo il contenuto in sale, zucchero e grassi.

Il punteggio Nutri-Score ha una base scientifica molto solida (oltre 40 studi pubblicati su riviste internazionali sottoposti a peer review, incentrati in particolare sulla prevenzione delle malattie croniche). Il suo formato a 5 colori (dal verde al rosso) abbinato a 5 lettere (dalla A alla E) lo rende uno strumento semplice, intuitivo e comprensibile. Il punteggio considera, per 100 grammi di prodotto, il contenuto di nutrienti e alimenti da promuovere (fibre, proteine, frutta e verdura) e da limitare (energia, acidi grassi saturi, zuccheri, sale). Dopo il calcolo, il punteggio ottenuto permette di assegnare una lettera e un colore al prodotto esaminato.2

Considerati i crescenti problemi di salute pubblica legati all'alimentazione (obesità, diabete, malattie cardiovascolari, tumori ecc.), Nutri-Score è stato adottato da diversi Stati Europei sulla base di informazioni scientifiche e sanitarie che lo convalidano, con il sostegno delle società di esperti e con il supporto dei consumatori che lo utilizzano. È stato adottato da Francia (ottobre 2017), Belgio (aprile 2018), Spagna (novembre 2018), Germania (settembre 2019) e Olanda (novembre 2019) ed è in discussione in molti altri paesi europei. Sistemi simili sono in vigore in altre nazioni, come nel Regno Unito dove la Food Standards Agency ha sviluppato un sistema semplificato, a “semaforo” con cibi a luce rossa, gialla e verde. Contrariamente a quanto si è sostenuto nella recente polemica, il punteggio Nutri-Score non è al momento sostenuto dalla Commissione Europea, che non consente agli Stati membri di rendere obbligatorio un punteggio sintetico (come Nutri-Score) sull'imballaggio alimentare.

Nutri-score non è quindi un “complotto dell’Unione Europea” e neppure un'arma contro la dieta mediterranea che, nella sua versione originale, è un modello alimentare i cui vantaggi per la salute sono condivisi da tutti i nutrizionisti a livello internazionale.

La dieta mediterranea è caratterizzata da un abbondante consumo di frutta, verdura, legumi, cereali (per lo più integrali), da un moderato consumo di pesce e da un limitato consumo di latticini e carne, salumi e prodotti dolci, grassi e cibi salati; e favorisce l'olio d'oliva tra i grassi aggiunti. Informare i consumatori sulla qualità nutrizionale di alimenti tradizionali come formaggi e salumi non ne esclude il consumo, ovviamente, in quantità e frequenze limitate, il che è coerente con i principi del modello di dieta mediterranea e con il significato della loro classifica sulla scala Nutri-Score.

Ancora, l'olio d'oliva, nella classifica Nutri-Score ha il punteggio migliore per i grassi aggiunti (C), e non, come si è detto scorrettamente, il “semaforo rosso”. E questo in assoluta coerenza con le raccomandazioni per la salute pubblica che, in Italia come altrove, spingono i consumatori a privilegiarlo rispetto agli altri olii vegetali e soprattutto rispetto ai grassi animali.

Il consumatore deve essere in grado di confrontare la qualità nutrizionale di alimenti equiparabili, in modo da poterli sostituire nelle proprie scelte di consumo. Ed è proprio questo il senso di Nutri-Score: se si vuole scegliere un olio, grazie al punteggio Nutri-Score si vedrà che l'olio d'oliva è il più alto nella classifica. O, scegliendo una bevanda, si vedrà che l'acqua è l'unica classificata in A e che le bibite gassate sono tutte classificate in E.

Confidiamo che i consumatori, i politici e le autorità sanitarie italiane comprendano il reale significato del sistema Nutri-Score al di là delle strumentali polemiche politiche di questi giorni.

 

Note
1. Si vedano, fra gli altri, gli interventi del Senatore Matteo Salvini:  https://ilfattoalimentare.it/salvini-attacca-nutri-score.html e quelli del ministro della Salute Roberto Speranza: https://ilsalvagente.it/2019/12/11/nutriscore-il-ministro-della-salute-s...
2. Si veda il sito della sanità pubblica francese che lo ha promosso: https://www.santepubliquefrance.fr/determinants-de-sante/nutrition-et-ac...

 


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