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Meteoriti in Russia e asteroidi, una coincidenza?

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Mentre tutti attendevano il passaggio ravvicinato di 2012 DA14, previsto per la notte del 15 febbraio, nei cieli sopra gli Urali un altro asteroide - più piccolo, per fortuna - metteva in scena un imprevisto e catastrofico show mandando un migliaio di persone all'ospedale. Cosa sta succedendo?

La risposta è immediata: nulla di particolarmente insolito nella caotica armonia del Cosmo. Di passaggi ravvicinati - più o meno riusciti - di asteroidi piccoli e grandi è costellata l'intera esistenza del nostro pianeta. Qualche volte gli (ci) è andata bene, altre volte no. E numerose tracce sono tutt'ora lì, sotto gli occhi di tutti, a dimostrarci la spaventosa energia racchiusa in questi proiettili cosmici.
Di 2012 DA14 qualcosa si sapeva. Scoperto nella notte del 22 febbraio 2012, dunque neppure un anno fa, dagli astronomi dell'Osservatorio di Maiorca a La Sagra (Spagna) una settimana dopo il suo transito a due milioni e mezzo di chilometri dal nostro pianeta, ha subito incuriosito gli esperti di dinamica perché la sua orbita, un anno più tardi, l'avrebbe riportato ancor più vicino alla Terra. Le osservazioni successive (si è riusciti a seguirlo fino a metà maggio, poi lo si è perso e lo si è riacciuffato solamente il 9 gennaio scorso) hanno permesso di escludere il tamponamento, ma destava comunque forte preoccupazione il fatto che quel masso cosmico di una cinquantina di metri sarebbe passato all'interno della fascia in cui orbitano i satelliti geostazionari: un record assoluto per oggetti di queste dimensioni. Passaggio estremamente ravvicinato, dunque, ma senza conseguenze per il pianeta. Non così per 2012 DA14. Tanto per cominciare, l'analisi dinamica ha già permesso di scoprire che la sua orbita cambierà. Al JPL hanno calcolato che, mentre prima dell'inchino alla Terra l'asteroide impiegava 368 giorni a completare la sua orbita, dopo il 15 febbraio impiegherà 51 giorni di meno. La spinta gravitazionale della Terra modificherà l'orbita di 2012 DA14 promuovendolo da oggetto di tipo Apollo a oggetto di tipo Amor. Non è escluso, poi, che per l'asteroide possano esserci altre conseguenze più drammatiche, tutto dipende dalla sua struttura interna.

Sonni tranquilli, dunque, il 15 febbraio 2013. Ma non si può certo fare a meno di chiedersi cosa sarebbe successo se quell'orbita fosse stata meno benevola nei confronti della Terra e dei suoi abitanti. Un oggetto di una cinquantina di metri che fila nello spazio a 7,8 km/s (oltre 28 mila chilometri orari) porta con sé un carico energetico (energia cinetica) pari a circa 3,3 Megaton. Detto con parole meno tecniche, quell'oggetto è in grado di liberare la stessa energia che si ottiene facendo detonare 3,3 milioni di tonnellate di tritolo. Se si tratta di un oggetto friabile l'atmosfera potrebbe riuscire a schermarne in parte gli effetti disintegrando l'oggetto prima che tocchi il suolo. Gli sfortunati abitanti dell'area sottostante non sarebbero comunque per nulla al sicuro: basti pensare a quanto è capitato a Tunguska, nella steppa Siberiana, il 30 giugno 1908 e a quei duemila chilometri quadrati di foresta letteralmente spianati dall'onda d'urto. Se, invece, l'asteroide avesse una composizione ferrosa, l'atmosfera verrebbe tranquillamente “bucata” e la Terra si ritroverebbe con un'altra cicatrice da impatto. E' stato un asteroide ferroso più o meno delle dimensioni di 2012 DA14 a scavare circa 50 mila anni fa nel deserto dell'Arizona la buca del Meteor Crater. Il grosso guaio è che se il punto di impatto dovesse malauguratamente coincidere con una popolosa città ci ritroveremmo a piangere milioni di morti.
Finché l'oggetto in rotta di collisione è piccolo, insomma, la provvidenziale azione protettiva dell'atmosfera ci mette una pezza e spesso gli abitanti del pianeta neppure se ne accorgono: il piccolo visitatore cosmico va in mille pezzi e può succedere che l'evento venga individuato solamente da uno dei numerosi satelliti di sorveglianza. Altre volte qualche occasionale osservatore ha la fortuna di assistere a uno show pirotecnico, che inizia con l'apparizione improvvisa nel cielo di una scia luminosa, ha il suo punto culminante in un abbagliante lampo di luce generato dall'esplosione di quel piccolo oggetto e si conclude con una persistente scia di fumo lasciata dall'evento.

Ma non sempre tutto quanto si risolve in una appariscente scenografia. I fatti capitati nella regione di Chelyabinsk - 1500 chilometri a est di Mosca - indicano chiaramente che può capitare che qualcosa vada storto e l'onda d'urto lasci il segno. Lo stesso giorno in cui attendevamo il passaggio di 2012 DA14, intorno alle 9:20 del mattino (ora locale), gli abitanti di quella regione degli Urali hanno provato sulla loro pelle, fortunatamente in misura molto lieve, cosa possa comportare che un piccolo asteroide tamponi il nostro pianeta. Le prime valutazioni indicano che il responsabile è un oggetto che, prima di interagire con l'atmosfera, poteva avere dimensioni si e no di una quindicina di metri. L'energia rilasciata dalla violenta interazione con l'atmosfera è stimata in circa 300 kiloton, vale a dire equivalente a circa 20 ordigni nucleari come quello che rase al suolo Hiroshima. Davvero impressionanti le immagini che mostrano la scia luminosa che appare dal nulla e taglia il cielo, l'improvvisa accensione di una palla di fuoco più luminosa del Sole e la scia di fumo residua (video1video 2).

Sfortunatamente, questa volta l'onda d'urto ha raggiunto il suolo interessando numerose città e paesi, lesionando edifici e mandando in frantumi i vetri delle finestre. Sarebbero soprattutto le schegge di vetro scagliate come proiettili la principale causa del ferimento di oltre 1100 persone. Si registra anche la caduta al suolo di frammenti (meteoriti), uno dei quali ha aperto un bel buco nella superficie ghiacciata di un lago nei pressi della città di Chebarkul.

Nonostante - è inevitabile - qualcuno proverà a ricamare storie assurde sull'accaduto, non c'è proprio nessun legame tra l'evento di Chelyabinsk e il passaggio di 2012 DA14. Fin dalle prime ricostruzioni, le orbite dei due visitatori provenienti dallo spazio sono completamente differenti e solo il caso ha voluto che i due spettacoli andassero in scena a poche ore di distanza uno dall'altro. Un drammatico uno-due che, però, ci deve imporre qualche riflessione. Anzitutto ci deve chiarire come l'idea che il nostro pianeta sia un'isola di pace immune da catastrofi cosmiche sia piuttosto fuori luogo. Da tempo sappiamo che anche la Terra, come tutti gli altri oggetti del Sistema solare, è un potenziale bersaglio in un gigantesco tiro a segno cosmico governato dalle ben note leggi dinamiche delle orbite e da quelle sfortunatamente più imprevedibili del caos. Il dato certo che ci viene dalle attuali conoscenze astronomiche è che non possiamo considerarci al sicuro.
Un secondo spunto è quello di chiederci cosa stiamo facendo per proteggerci. Purtroppo l'unica strada percorribile - almeno per ora - è quella di scrutare il cielo cercando di scoprire il maggior numero possibile di questi potenziali killer nascosti nell'ombra e, magari, individuare in anticipo il loro piano criminale e provare a renderlo meno tragico. Indispensabile, però, potenziare il programma di ricerca. Accorgerci, come talvolta capita, che un piccolo asteroide ci è passato vicino quando questo si sta già allontanando non è certo una bella cosa. Sarà tremendamente difficile riuscire a scovarli tutti e la spada di Damocle di eventi come quello di Chelyabinsk l'avremo sempre sul capo, ma almeno i più pericolosi dobbiamo riuscire a stanarli.
Un'ultima considerazione - solo un accenno - riguarda la nostra preparazione ad affrontare una simile emergenza. Sono convinto che, almeno finché si tratta di eventi minori, le nostre procedure di intervento e mitigazione possano reggere, ma siamo davvero certi che saremmo in grado di far fronte alle conseguenze della caduta di un proiettile cosmico, anche soltanto di un piccolo oggetto come 2012 DA14? Credo, insomma, che il doppio evento di venerdì 15 febbraio imponga qualche riflessione supplementare a chi ha la responsabilità di predisporre e coordinare eventuali procedure di emergenza e protezione civile. Meglio non farci cogliere impreparati.

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