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I marziani siamo noi

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E’ uscito da poco, nella collana “Chiavi di lettura” di Zanichelli un bel librino: I marziani siamo noi, di Giovanni Bignami. Il sottotitolo – Un filo rosso dal Big Bang alla vita – ci spiega di cosa si tratta. Si tratta, per dirla con l’autore, di un bigino con cui, scrive Bignami, “vorrei contribuire a una visione globale dell’universo, come se fosse un bosco osservato nel suo insieme.” E ci riesce, con una narrativa semplice e gradevole che può essere apprezzata da tutti.

In due capitoli passiamo rapidamente dal Big Bang alla formazione delle galassie, delle stelle, degli elementi pesanti e dei pianeti, Terra compresa. Poi comincia il bello, la parte più nuova e affascinante, quella relativa ai pianeti alieni, all’astronomia “da contatto” dove si esamina sia quanto siamo “invasi” che quanto siamo “invasori”.  Lo sapevate che ancora oggi sulla Terra arrivano ogni anno da Marte una mezza tonnellata di rocce grandi e piccole? O che nella polvere di una cometa è stata trovata la glicina, uno dei venti aminoacidi che, combinati nei modi più vari, formano i milioni di diverse proteine di cui sono fatti i viventi sulla Terra?

Con il procedere del racconto, l’astronomia si mescola con un po’ di geologia, di chimica e di biologia e si passa infine a quella parte dove le domande sono ancora senza risposta e dove, insieme alla scienza, deve entrare in gioco anche la nostra fantasia, per aiutarci a immaginare le risposte e a continuare i ragionamenti. Tutto il libro è poi condito con un pizzico di riferimenti storici, ma anche di riferimenti tratti dalla cronaca degli ultimi tempi, che arricchiscono piacevolmente il testo.

Sono duecento pagine leggere che si leggono d’un fiato e che ci portano a familiarizzare con il “bosco nel suo insieme”. Bosco di cui si colgono tanto i particolari quanto la ratio e la consecutio che l'hanno portato a diventare un insieme complesso in cui c’è sempre qualcosa da scoprire. Il libro si chiude con una dozzina di pagine in cui Bignami ci aiuta a sfatare alcuni miti e in cui puntualizza su alcuni fatti già incontrati nel testo. C'è anche un utile elenco di testi per approfondimenti, che presenta però una lacuna cui rimedio io. Manca lo splendido "Breve storia di (quasi) tutto", un libro di Bill Bryson, pubblicato nel 2006 da Guanda nella collana Biblioteca della Fenice.


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La Valle dei dinosauri ritrovata nel Parco dello Stelvio

parete di roccia

Nel cuore delle Alpi, a 2500 metri di quota, si conserva la memoria di un mondo perduto. Pareti quasi verticali di Dolomia Principale, un tipo di roccia sedimentaria, custodiscono migliaia di impronte lasciate 210 milioni di anni fa da dinosauri erbivori che camminavano lungo le rive di un mare tropicale ormai scomparso. Una scoperta eccezionale, avvenuta nel Parco Nazionale dello Stelvio, che apre una finestra senza precedenti sul Triassico europeo e sulla vita sociale dei primi grandi dinosauri.

Prima della formazione delle Alpi, qui esisteva un paesaggio incredibilmente differente. Immaginate una distesa tropicale pianeggiante, lambita dalle acque di un oceano poco profondo e ormai scomparso che oggi chiamiamo Tetide, con un clima che non aveva nulla a che vedere con le vette gelide di oggi. Proprio in questo luogo tanto diverso dall’attualità, 210 milioni di anni fa, il fango soffice ha registrato il passaggio di svariati giganti: si trattava di prosauropodi, dinosauri erbivori dal collo lungo, che si muovevano in branchi lungo le rive di un'antica piattaforma carbonatica.