fbpx L’Europa a più velocità, terza potenza nel mondo della ricerca | Scienza in rete

L’Europa a più velocità, terza potenza nel mondo della ricerca

Primary tabs

Tempo di lettura: 4 mins

Un secolo fa l’Europa aveva il monopolio pressoché assoluto degli investimenti in R&S ed era, senza dubbio, l’area tecnologicamente più avanzata del mondo. Oggi il nostro continente è in terza posizione, preceduto dall’Asia e dalle Americhe (essenzialmente dal Nord America, essenzialmente dagli Stati Uniti d’America).

L’Europa, terza forza dopo Asia e America

Come mostrato in Tabella 1,  frutto di un’analisi comparata di due diversi rapporti della rivista R&D Magazine, negli ultimi anni la distanza dall’Asia è aumentata. Oggi nel continente asiatico gli investimenti in R&S sono il doppio rispetto a quelli dell’Europa. In leggera diminuzione, rispetto al 2006, la distanza dall’America, mentre è in aumento la distanza dal resto del mondo (Russia, Oceania, Africa).

Tabella 1 - Investimenti in R&S (% sul totale mondiale) 

 20062016
1.Asia36,941,8
2.America35,731
3.Europa23,621
4.Resto del mondo3,86,2

Fonte: 2008 Global R&D Funding Forecast; 2016 Global R&D Funding Forecast

Questa tendenza potrebbe essere considerata fisiologica. Cento anni fa solo l’Europa considerava importanti gli investimenti in ricerca scientifica e sviluppo tecnologico, oggi è sempre più il mondo intero a considerarli strategici. E, in effetti, negli ultimi 11 anni l’Europa (i paesi dell’Unione Europea e tutti gli altri del continente, Russia esclusa) non ha modificato l’intensità degli investimenti: era pari all’1,88% nel 2006, è pari all’1,87% oggi.

Le difficoltà del nostro continente

E tuttavia proprio l’intensità degli investimenti ci dice che l’Europa fa fatica a tenere il passo rispetto ad alcuni paesi. Nel 2006 l’Europa investiva più della Cina, oggi investe meno. Anche la distanza rispetto alla Corea del Sud è aumentata.

Tabella 2 - Intensità di investimento in R&S (in % sul Pil)

20062016
Stati Uniti2,762,77
Cina1,611,98
Giappone3,43,39
Corea del Sud2,64,04
Europa1,881,87

Fonte: 2008 Global R&D Funding Forecast; 2016 Global R&D Funding Forecast

Certo, è rimasta sostanzialmente invariata la differenza con Stati Uniti e Giappone. Ma 11 anni fa come oggi, l’Europa concede un rotondo 0,9% di intensità di investimenti agli USA e un ancora più marcato 1,5% al Giappone.

Gli obiettivi comuni mancati

Tutti questi sono numeri che segnano la difficoltà del continente che – almeno a livello di Unione Europanell’anno 2000 a Lisbona si era dato come obiettivo quello di diventare leader al mondo nell’economia della conoscenza e che, due anni dopo a Barcellona, aveva indicato nel 3,0% di investimenti in R&S rispetto al Pil la quota necessaria per raggiungere questo obiettivo entro il 2010. Il 2010 è arrivato ed è passato. Siamo ormai prossimi al 2020 e la distanza con i player emergenti tende ad aumentare e quella con i player tradizionali a confermarsi. Questa fatica a tenere il passo del mondo è, probabilmente, causa ed effetto della crisi generale dell’Europa.

I paesi leader d’Europa

Ma quando parliamo del nostro continente, anche in termini di ricerca e sviluppo, dimentichiamo spesso le enormi differenze che ci sono al suo interno. Sulla base degli investimenti in R&S, invece, si conferma la ormai tradizionale frammentazione dell’Europa in almeno quattro diverse aree (Tabella 3).    

Tabella 3 - I paesi europei che compaiono nella classifica dei Top 40, ovvero dei 40 paesi al mondo che investono di più in R&S

PaeseInvestimenti (miliardi di $)% sul Pil% sul totale investimenti europei
1.Germania109,252,9226,8
2.Francia60,052,2614,7
3.UK45,541,7811,2
4.Italia26,661,276,5
5.Spagna20,851,35,1
6.Olanda17,82,164,4
7.Svezia15,633,413,8
8.Turchia13,890,863,4
9.Svizzera13,162,93,2
10.Austria11,262,842,8
11.Belgio10,762,242,6
12.Polonia9,080,92,2
13.Finlandia8,043,552
14.Danimarca7,682,981,9
15.Repubblica Ceca5,931,881,5
16.Norvegia5,741,651,4
 Europa408,371,87100

Le quattro aree dell'Europa che investe in R&S

La prima è quella del Nord Europa, con al centro la Germania e l’Olanda, a nord i paesi scandinavi (Svezia, Finlandia, Danimarca) e a Sud i paesi transalpini (Svizzera, Austria). Insieme rappresentano il 44,9% degli investimenti in R&S dell’intera Europa. Ma, soprattutto, hanno un’elevata intensità di investimento. Tutti, tranne l’Olanda, toccano almeno quota 2,80% e, dunque, competono pressoché alla pari con i player tradizionali, USA e Giappone.

La seconda fascia è quella dell’Europa centrale: UK, Francia e Belgio. Rappresentano una quota pari al 28,5% degli investimenti totali, con un’intensità d’investimento maggiore della media Europa nella parte continentale (Francia, 2,26%; Belgio 2,24%), mentre il Regno Unito con un’intensità di investimento dell’1,78% è al di sotto della media europea.

C’è poi la fascia mediterranea (Italia, Spagna e Turchia), dove si investe appena il 15% del totale europeo e dove l’intensità degli investimenti è intorno all’1% del Pil. A questi paesi andrebbero aggiunti il Portogallo, la Grecia, Cipro e Malta. Ma la situazione non cambierebbe. Sono tutti in una condizione stabile in termini di intensità di investimenti, tranne la Turchia che è in forte aumento (vedremo cosa succederà dopo le recenti vicende politiche) anche se partiva da condizioni piuttosto marginali.

Infine ci sono i paesi dell’est europeo. Nella nostra tabella entrano solo i due principali (Polonia e Repubblica Ceca). Anche considerando tutti gli altri, rappresentano una quota minima degli investimenti totali europei. E tuttavia, alcuni – a iniziare dalla Repubblica Ceca – sono in rapida crescita.

Forse non è un caso se queste le quattro aree in cui abbiamo diviso l’Europa in termini di investimenti in ricerca siano anche le quattro grandi aree in cui si divide l’Europa economica. 

Articoli correlati

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Il soffocamento delle università e l’impoverimento del Paese continuano

laboratorio tagliato in due

Le riduzioni nel Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) limitano gli investimenti essenziali per università e ricerca di base: è una situazione che rischia di spingere i giovani ricercatori a cercare opportunità all'estero, penalizzando ulteriormente il sistema accademico e la competitività scientifica del paese.

In queste settimane, sul tema del finanziamento delle università e della ricerca, assistiamo a un rimpallo di numeri nei comunicati della CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) e del MUR (Ministero della Università e della Ricerca). Vorremmo provare a fare chiarezza sui numeri e aggiungere alcune considerazioni sugli effetti che la riduzione potrà avere sui nostri atenei ma anche sul paese in generale.