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Elena Cattaneo senatore a vita: scienza, passione, merito

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"Perché' buttarle via le cellule embrionali, quelle che vengono dalla fecondazione assistita e che non si useranno mai, non si dovrebbero invece impiegare per la ricerca? Buttarle non e' solo contro la scienza, è anche contro la logica e contro il senso comune. E poi come spiegarlo agli ammalati? " Loro, specialmente i più sfortunati, sanno benissimo che è proprio lo studio delle cellule embrionali a dirci se un domani potremo curarci con le staminali, eventualmente anche adulte.
Di domande così Elena Cattaneo se ne fa ogni giorno e poi ne parla, ne discute, ne scrive, si appassiona e sa tradurre le sue convinzioni in azioni concrete. Come quando è ricorsa al TAR e al Consiglio di Stato contro un bando di ricerca pubblico che prima parlava di cellule staminali senza nessuna restrizione e poi di colpo escludeva quelle embrionali (linee stabilizzate, beninteso, che si comperano all'estero e che in Italia si possono usare), e tutto questo senza che nessuno al ministero sapesse fornire una spiegazione plausibile.
Elena ha fatto ricerca di prim'ordine a Boston prima e poi a Milano, ha pubblicato sulle migliori riviste del mondo, ha portato contributi fondamentali a capire la causa genetica di malattie rare e terribili come la Corea di Huntington (è anche grazie ai suoi studi e alla ricerca con le sue cellule che questi ammalati adesso possono sperare in una cura). Di ricerca Elena ne ha fatta tanta, ma ha anche dedicato tantissimo tempo a spiegare la scienza e le sue regole alla gente e ancora di più ai giovani. Con loro si incontra a Milano una volta all'anno, l'aula magna della sua Università è gremita (ma proprio gremita) di ragazzi del liceo; si parla di scienza e staminali ma non solo di etica, dei doveri dei ricercatori e delle responsabilità dei medici di chi decide, verso gli ammalati per esempio. Quell'aula una volta all'anno è collegata con tante altre scuole d' Italia. Elena è incontenibile in quei giorni, tiene a bada mille ragazzi per volta, riesce ad entusiasmarli e li mette a confronto con gli scienziati migliori. I ragazzi chiedono, provocano, contestano, è una sfida ma è il più bel modo di avvicinare i giovani alla scienza.
A Elena non basta fare bene il suo lavoro, sa che bisogna battersi ogni giorno in difesa della scienza e dell'etica della scienza e perché chi fa ricerca possa essere libero e conservare la sua indipendenza di giudizio e perché i fondi per la ricerca (quei pochi) siano distribuiti in base al merito e non un pochino a tutti e qualcosa di più agli amici. E allora non ci si deve stancare di parlare, di scrivere, di contestare posizioni di comodo o preconcette. Soprattutto in Italia dove tante, troppe volte ci si serve del dibattito scientifico per fini persino elettorali e dove molti per ignoranza o per convinzioni religiose sono contro la scienza "a prescindere".

L'ultima battaglia l'abbiamo fatta insieme con Paolo Bianco e Michele De Luca. Si trattava di dire chiaro e tondo che per la leucodistrofia metacromatica (quella del metodo "Stamina") non ci sono cure e che quello che si fa a Brescia per questa e per altre malattie neurologiche è fuori dalle regole della medicina e non puo' funzionare. Si illudono gli ammalati, insomma. Anche questa volta Elena è stata instancabile, s'è fatta avvocato degli ammalati per proteggerli da manipolazioni e illusioni. Ha lavorato più di tutti noi e ha scoperto che come sempre le bugie hanno le gambe corte. Ed ecco che il Presidente Napolitano la fa Senatore a vita, proprio adesso: una scelta davvero esplicita dalla parte della ragione e della scienza. Eravamo scoraggiati di questi tempi: vedere giudici che impongono ai medici di curare gli ammalati con qualcosa che nessuno ha mai dimostrato essere efficace e che si fa in spregio alle regole della scienza fa cadere le braccia.
Ma proprio quando ti chiedi "in che paese viviamo?" succede qualcosa che nessuno di noi aveva previsto. C'è chi ha la vista lunga qui da noi. E questo ti dà il coraggio di andare avanti pur tra mille difficoltà di un paese pieno di contraddizioni ed è un segnale formidabile per i giovani: la passione, il merito li si riconosce anche in Italia. Grazie Presidente.

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