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Diritto allo studio: ancora troppe borse “virtuali"

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Nell'anno accademico 2013-14, l'ultimo di cui possediamo i dati, sono stati oltre 46mila gli studenti universitari italiani dichiarati idonei a ricevere una borsa di studio, ma che non l'hanno ricevuta, che non sono cioè fra i cosiddetti “beneficiari”. In media, su 10 studenti considerati idonei, i borsisti effettivi sono solo 7. E le cose vanno sempre peggio: negli anni della crisi il numero di studenti idonei per una borsa di studio a livello universitario è scesa del 4,16%, e il numero dei borsisti addirittura del 9,17%. In controtendenza rispetto a Francia, Germania e Spagna, dove i beneficiari sono aumentati rispettivamente del 34%, del 33% e del 59% nel periodo 2007-2012.

Chi paga le borse di studio? Gli studenti

L'aspetto più interessante è che molta parte delle borse di studio erogate sono a tutti gli effetti pagate dagli studenti stessi, attraverso la tassa regionale studenti, che nel 201-14 copriva oltre il 40% delle borse. Il rimanente 60% se lo spartivano le regioni tramite i propri fondi (23,6%) e il Fondo Statale (34,2%).

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Sono i numeri pubblicati dal MIUR all'interno del Rapporto sulla Condizione Studentesca nel 2015, pubblicato il 7 luglio scorso.

Regione che vai, borse che trovi

La parola chiave qui è disomogeneità, una disomogeneità che si traduce inevitabilmente in disuguaglianza, prima di tutto geografica. I dati sull'incidenza in % delle fonti di finanziamento sulla spesa complessiva per il diritto allo studio nel 2012-13 parlano chiaro.

In breve, regione che vai, regolamento che trovi. La copertura delle borse di studio varia moltissimo da regione a regione: da un 32% in Sicilia e un 42% in Calabria, fino a regioni in cui fortunatamente gli idonei non beneficiari non esistono, come Emilia Romagna, Basilicata, Liguria. Il caso della Sicilia pare particolarmente disastroso, specie nell'ultimo anno, dal momento che nel 2009 la copertura toccava il 70% e nel 2012-13 addirittura il 77%.

 

Anche gli alloggi sono un grosso problema

Non avere accesso a una borsa di studio è determinante soprattutto per gli studenti fuori sede, le cui famiglie devono sobbarcarsi l'onere di un affitto, ma purtroppo a quanto pare in media solo uno studente su tre fra gli aventi diritto riceve un alloggio gratis. E poi si sa, dipende dalla città. Molto spesso un anno di affitto risulta molto più costoso rispetto all'importo complessivo di una borsa di studio, e quindi per gli idonei non beneficiari, studiare in città come Roma, Milano, Firenze o Venezia può essere proibitivo. In questi anni in cui si parla dell'importanza della mobilità per i giovani che vogliono tentare una carriera accademica, anche fra un ateneo e un altro, questo fattore può risultare per i meno abbienti, un deterrente non secondario. Inoltre, anche l'importo delle singole borse varia da regione a regione, e in certi casi non di poco.

 

Un nuovo ISEE per meno borsisti

Si diceva che rispetto a paesi come Francia, Germania e Spagna, il nostro diritto allo studio è deludente e il servizio è peggiorato negli ultimi anni, con percentuali di vincitori sempre più basse. Va detto che numerosi sono i casi in cui c'è chi tenta di fare il furbo, dichiarando meno di quanto dovrebbe, ma resta il fatto che non serve essere grandi economisti per notare uno scollamento fra una situazione economica nazionale dove la povertà è sempre più presente, e il tentativo, riuscito, di assottigliamento dell'accesso al diritto allo studio. Dal 1 gennaio 2015 è entrato in vigore il nuovo regolamento per il calcolo del famoso ISEE, determinante per poter accedere a una borsa di studio, con l'obiettivo dichiarato di restringere ancora una volta il collo dell'imbuto. Sebbene un lato tutto sommato positivo pare ci sia, dal momento che per il calcolo del nuovo ISEE è stato ridotto il peso del reddito e aumentato quello del patrimonio familiare, che secondo gli economisti è un parametro meno vessato dalla crisi rispetto al primo, come rileva ROARS, c'è chi ci rimetterà comunque.

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