fbpx Desideri spaziali | Scienza in rete

Desideri spaziali

Primary tabs

Tempo di lettura: 4 mins

Se poteste scegliere un posto qualunque nel Sistema Solare, dove vi piacerebbe andare? Verso quali territori inesplorati vorreste spingervi? E a far che? Queste, in termini spiccioli, le domande rivolte alla comunità scientifica internazionale (in particolare statunitense) dal National Research Council americano. Che ha recepito tutte le risposte, le ha accuratamente vagliate e selezionate con il contributo di cinque panel di esperti e, per finire, ha trasmesso le indicazioni conclusive alla NASA. Ne è emerso un corposo rapporto, appena pubblicato. Ben 400 pagine in cui si raccoglie la lista ragionata dei “desiderata” delle future missioni di esplorazione spaziale planetaria per il decennio 2013-2022. Un mix di missioni di grande, media e piccola taglia, d’interesse strategico per l’ente americano, sia dal punto di vista della conoscenza che dell’innovazione tecnologica. Budget permettendo. La vera nota dolente che attraversa tutto il rapporto.

Sul podio delle priorità, svetta Marte. Stavolta, però, in una chiave nuova. Il prossimo obiettivo è riportare sulla Terra campioni del suolo prelevati sul Pianeta Rosso. La missione dei sogni si chiama Mars Astrobiology Explorer Cacher (MAX-C): Solo analizzando le rocce marziane in laboratorio avremo la possibilità di sapere in modo inequivocabile se c’è vita o c’è stata su Marte“, commenta John Robert Brucato, astrobiologo dell’INAF-Osservatorio Astrofisico di Arcetri. “Un balzo in avanti che - aggiunge Angioletta Coradini, astronoma dell’INAF-Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica Cosmica (IFSI) di Roma - è la logica conseguenza dell’esplorazione marziana fin qui condotta e delle missioni in partenza, come Mars Laboratory della NASA ed ExoMARS dell’ESA. Abbiamo ormai diverse indicazioni che microrganismi potrebbero sopravvivere su Marte, anche in condizioni proibitive, per esempio in corrispondenza di sorgenti idrotermali. Serve la prova del nove“.

Il secondo traguardo ad avere la precedenza per la NASA è la luna ghiacciata di Giove, Europa, con la missione Jupiter Europa Orbiter (JEO). “Europa è un altro mondo che potrebbe ospitare la vita, grazie alla presenza di oceani di acqua liquida sotto la coltre di ghiaccio“, evidenzia Brucato. “Sarebbe un sequel della sonda Cassini e mi rallegro moltissimo di questa raccomandazione strategica“, aggiunge Coradini.”Lo studio del sistema gioviano, con Europa e l’altra luna Ganimede, gioca un ruolo cruciale anche in funzione della ricerca dei pianeti extrasolari, molti dei quali con le caratteristiche di giganti gassosi“.

Al terzo posto nella classifica delle grandi missioni, ecco comparire una new-entry: Urano. Dalle missioni Voyager è stato pressoché abbandonato, ma tornerà alla ribalta con la missione Uranus Orbiter e Probe. Nonostante sia stato appena sfiorato nel passato, Urano riveste un grande interesse scientifico, per la particolarità della sua orbita e dei suoi satelliti, su un piano perpendicolare all’ellittica. C’è tanta scienza entusiasmante da scoprire“, dice Coradini.

Soldi permettendo, come si diceva sopra. “Considerando il difficile momento economico, le missioni di priorità sono state accuratamente selezionate in base al potenziale di restituire i maggiori benefici per ogni dollaro speso“, si legge nel comunicato di presentazione del rapporto. E siccome la NASA non è “Babbo Natale” (oggi meno di ieri, dopo i tagli subiti nell’amministrazione Obama), affianco alle mete che sarebbe bello esplorare, nel report lampeggiano le clausole di spesa. Come chi intraprende un viaggio solo se trova un biglietto aereo low-cost, così il rapporto specifica che le missioni potranno spiccare il volo solo se si riuscirà ad abbassare i costi preventivati. Al momento insostenibili. Per esempio: per MAX-C occorre risparmiare un miliardo di dollari, in modo che la NASA non spenda più di 2,5 miliardi di dollari. Per JEO, il tetto massimo è 4,7 miliardi, e per starci dentro sarà necessario un aumento dei finanziamenti e uno sforzo straordinario di contenimento delle spese. L’impresa su Urano è la più in bilico: se costerà più di 2,7 miliardi sarà cancellata.

Il documento evidenzia un’oggettiva difficoltà di far sposare gli interessi scientifici con la fattibilità economica delle missioni stesse, è chiaro che la NASA non affronterà da sola queste imprese ma in collaborazione con i partner europei e italiani“, commenta Enrico Flamini, coordinatore scientifico dell’Agenzia Spaziale Italiana . “A parte Urano, su cui finora non era emerso un interesse specifico, per gli altri obiettivi c’è una condivisione di visione strategica con l’ASI e una compartecipazione su diversi progetti. Il report esplicita in più punti l’esigenza di avviare le nuove missioni in collaborazione con l’ESA e le agenzie spaziali europee“.

Oltre alle grandi missioni, il rapporto del National Research Council spinge per le missioni di media taglia, del programma New Frontiers, e di piccola taglia, del programma Discovery, pur senza specificare alla NASA precise priorità. Tra gli altri, compaiono missioni su Venere, Titano, asteroidi (per prelievo di campioni). Quello dell’astrobiologia è indubbiamente uno dei temi più caldi. “C’è una generale comunione d’intenti tra il piano Cosmic Vision dell’ESA e le raccomandazioni di priorità della NASA“, conclude Brucato. “Per il futuro si profilano imprese eccezionali, nel senso dello sforzo da compiere per lo sviluppo di nuove tecnologie, per la sfida scientifica che queste richiederanno e, certamente, per gli investimenti monetari“.

Articolo trattto da: http://www.media.inaf.it/


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Biodiversità urbana: com'è cambiata e come proteggerla

Anche le metropoli possono essere ambienti ricchi di specie: secondo un recente studio sono ben 51 le specie di mammiferi che vivono a Roma, alcune di esse sono specie rare e protette. Nel corso degli ultimi due secoli, però, molte specie sono scomparse, in particolare quelle legate alle zone umide, stagni, laghetti e paludi, habitat importantissimi per la biodiversità e altamente minacciati.

Nella foto: Parco degli Acquedotti, Roma. Crediti: Maurizio.sap5/Wikimedia Commons. Licenza: CC 4.0 DEED

Circa la metà della popolazione mondiale, vale a dire ben 4 miliardi di persone, oggi vive nelle città, un fenomeno che è andato via via intensificandosi nell’epoca moderna: nell’Unione Europea, per esempio, dal 1961 al 2018 c’è stato un costante abbandono delle zone rurali e una crescita dei cittadini, che oggi sono circa i