fbpx Deforestazione, l’Ue indebolisce il regolamento EUDR: a rischio le foreste | Scienza in rete

Deforestazione, l’Ue indebolisce il regolamento EUDR: a rischio le foreste

foresta con parte di alberi abbattuti

L’Unione europea si prepara a rivedere l’EUDR, il regolamento nato per fermare la deforestazione legata ai consumi europei. L’accordo provvisorio tra Parlamento e Consiglio introduce rinvii e semplificazioni che alleggeriscono gli obblighi per le imprese, ma rischiano di indebolire la tutela di habitat e biodiversità e di creare nuova incertezza normativa per chi aveva già investito nella transizione.

Tempo di lettura: 5 mins

È stato raggiunto un accordo provvisorio tra Parlamento europeo e Consiglio dell’Unione europea (UE) sulla revisione del regolamento europeo sulla deforestazione e degrado forestale (EUDR). Si attende la decisione per la prossima settimana (tra il 15 e il 18 dicembre), ma nel frattempo è chiaro che le semplificazioni rappresentano delle attuazioni del regolamento più flessibili per le imprese a scapito della protezione di habitat e biodiversità.

«L’EUDR doveva essere uno dei pilastri del Green Deal europeo», spiega Bernardo Tarantino, specialista affari europei e internazionali del WWF Italia. L’obiettivo iniziale era ambizioso: «azzerare la deforestazione legata ai consumi europei», imponendo tracciabilità geografica rigorosa e due diligence (un documento che fornisce dettagli sul prodotto) su prodotti come carne bovina, soia, olio di palma, cacao, caffè, legno, gomma e prodotti derivati.

Si trattava del primo regolamento al mondo con l’obiettivo esplicito di raggiungere la “deforestazione zero”. Un segnale politico forte, che avrebbe rafforzato la leadership europea nelle politiche ambientali e climatiche.

Ma il contesto iniziale è cambiato rapidamente e l’iter ha subito vari ritardi. Dopo l’entrata in vigore a giugno 2023, il regolamento è entrato in un limbo costellato da pressioni politiche, resistenze industriali, richieste di rinvio.

Già a dicembre 2023 l’UE aveva concesso un periodo di transizione di dodici mesi che avrebbe posticipato l’applicazione del regolamento al 30 dicembre 2025 per le medie e grandi imprese e al 30 giugno 2026 per le micro e piccole. 

Ed è a settembre di quest’anno che viene ipotizzato un ulteriore rinvio con una giustificazione tecnica: “difficoltà informatiche”. Ma per Tarantino si tratta di una scusa: «Nel 2025 è impossibile che l’Unione europea non riesca ad avere un sistema informatico solido per caricare dichiarazioni e dati. Quel pretesto ha aperto la porta a un’ondata di deregolamentazione», commenta.
Così, ancora una volta, il rinvio viene confermato: sarà di sei mesi, fino al 30 dicembre 2026, ma solo per le micro e piccole imprese. Per le grandi e medie, invece, resta la scadenza del 30 dicembre 2025. Con un periodo di tolleranza di sei mesi per l’applicazione e i controlli.

Ma non finisce qui: il testo provvisorio dello scorso 4 dicembre stabilisce alcuni elementi chiave che rimodellano l’ambito e i tempi dell’EUDR. Queste ultime modifiche spostano la nuova data di applicazione al 30 dicembre 2026, con un ulteriore “cuscinetto” fino al 30 giugno 2027 per micro e piccole imprese. Tra le misure di depotenziamento del regolamento c’è l’obbligo di presentare la due diligence solo per l’operatore che immette per primo il prodotto sul mercato; gli operatori a valle dovranno invece conservare e trasmettere soltanto il numero di riferimento della dichiarazione iniziale; è prevista una dichiarazione semplificata per le piccole imprese che non richiede più la geolocalizzazione precisa delle materie prime. Altra novità è l’esclusione di alcuni prodotti stampati come libri, giornali e riviste.

Inoltre, tra le modifiche viene introdotta la presentazione da parte della Commissione, entro il 30 aprile 2026, di un report di valutazione dell’impatto, con la possibilità di revisioni e proposte legislative successive. Questo «Mette il regolamento a rischio di ulteriori revisioni, quindi un’instabilità totale a livello normativo. Un ulteriore vulnus soprattutto per quelle aziende che ci sono preparate in tempo per applicare il regolamento e che adesso si trovano spiazzate sia dalla posticipazione, sia da queste modifiche, sia dall’eventualità che ad aprile la Commissione possa riaprire nuovamente il regolamento», afferma Tarantino.

Queste scelte nascono, secondo quanto dichiarato dalle istituzioni, dall’esigenza di «alleviare gli oneri amministrativi» e di garantire che aziende e autorità abbiano tempo per adeguarsi. In realtà, «L’incertezza normativa crea caos sia a livello di investimenti delle aziende che devono adeguarsi al regolamento, sia per le autorità competenti degli Stati membri che devono prepararsi per fare i controlli e per far rispettare il regolamento», precisa lo specialista affari europei e internazionali del WWF Italia.

Dal lato industriale, le pressioni per posticipare e modificare il regolamento sono arrivate soprattutto dall’agroindustria, dal settore dei proprietari forestali e dalle piccole e medie imprese che erano impreparate per applicare il regolamento.

In questo contesto, «A essere penalizzate sono le imprese più virtuose che hanno investito nella sostenibilità, mentre vengono premiati i ritardatari con rinvii e regole più blande», spiega ancora Tarantino. Poi aggiunge: «Questo è un pessimo segnale per chi investe nella transizione e nella lotta contro la deforestazione».

Come racconta Tarantino, anche alcune imprese (tra cui Nestlé e Ferrero) operanti nei settori del cacao, dei latticini, della gomma, del legno e in altri settori agroalimentari si sono unite per chiedere di non rinviare l’EUDR e hanno firmato una lettera dove dichiarano che «si sono attivamente preparate e hanno investito nel rispetto delle attuali disposizioni dell’EUDR. Il rinvio proposto introdurrebbe una notevole incertezza e un disimpegno delle parti interessate e comporterebbe ulteriori spese di conformità per le imprese, contrariamente alla semplificazione prevista».

La deforestazione è percepita come un fenomeno distante, in realtà l’EUDR riguarda i nostri consumi quotidiani, le materie prime come caffè, cioccolato, carne, mobili, libri, carta, prodotti in gomma. «Senza regole efficaci, una parte dei prodotti che compriamo ogni giorno arriva da aree dove la foresta è abbattuta illegalmente», ricorda Tarantino. «La deforestazione è legata alla crisi climatica, alla perdita di biodiversità e alla salute di tutti noi. Sapere che stai comprando un prodotto che produce deforestazione, in qualche modo dovrebbe sensibilizzare il consumatore ad acquisti più consapevoli».

Sul versante geopolitico, invece, l’Unione europea ha ricevuto anche pressioni da parte di Stati al di fuori dell’UE: «Gli Stati Uniti hanno chiesto un’esenzione totale per le proprie aziende, sostenendo che il rischio di deforestazione dei loro prodotti è “insignificante”», racconta Tarantino. A livello europeo, Germania e Italia sono state tra i governi più attivi nel chiedere rinvio e semplificazione.

Alcuni governi sostengono che indebolire la normativa migliori la competitività, ma secondo il WWF Italia «non c’è alcuna evidenza che indebolire l’EUDR aumenti la competitività. Al contrario, si crea incertezza e si ritardano gli investimenti in innovazione». 

La votazione in plenaria e l’adozione formale sono attese entro metà dicembre. Salvo colpi di scena, l’accordo verrà confermato. Resta però un interrogativo: l’Europa sta davvero scegliendo la competitività, o sta rinunciando al proprio ruolo di leader globale nella lotta alla deforestazione? Il WWF Italia non ha dubbi: «È una fuga dalle responsabilità. Il rischio è che l’Europa creda di avere ancora tempo. Ma non è così».

 


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

L'impero dei chip di luce

immagine di intelligenza artificiale

La Cina ha avviato la produzione industriale di chip fotonici: una mossa strategica per ridurre la dipendenza dalle tecnologie occidentali e conquistare nuovi primati nell’era dell’intelligenza artificiale.

Questo articolo è stato pubblicato originariamente su Prisma, numero 76, novembre 2025

Se la prima rivoluzione industriale si è basata su materie prime come il carbone e la seconda si è caratterizzata per l'uso dell'elettricità, la terza rivoluzione industriale punta tutto sull’informazione. Così, dopo le miniere e le centrali elettriche, siamo diventati noi la principale risorsa da sfruttare.