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Comunità energetiche e cittadinanza attiva

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Le comunità energetiche, una delle misure contenute nel pacchetto per l’energia pulita cui l’Europa si affida per raggiungere i suoi obiettivi a lungo termine, mirano a favorire la transizione energetica e l’adattamento ai cambiamenti climatici di comunità costituite da cittadini e imprese locali, promuovendo al tempo stesso la diffusione di competenze, consapevolezza e accettazione delle tematiche energetiche sostenibili tra la popolazione. Ripercorriamo la normativa in materia e gli obiettivi delle comunità energetiche.

Crediti immagine: Pexels/Pixabay

Tempo di lettura: 8 mins

La sfida della transizione energetica ha portato a rivedere il modello stesso di produzione e consumo della nostra società, che negli ultimi anni si è tradotto con una maggior attenzione verso il territorio e la decentralizzazione dei beni nelle aree extra-urbane. Un cambio di prospettiva, che attraverso un approccio bottom-up mette in atto azioni territoriali con un maggior coinvolgimento dei cittadini, unendo soluzioni tecnologiche di efficientamento energetico e decarbonizzazione a benefici socioeconomici significativi.

In campo energetico, questo approccio è tipico delle comunità energetiche, una delle misure contenute nel pacchetto per l’energia pulita cui l’Europa si affida per raggiungere i suoi obiettivi a lungo termine. Sulla base dei principi di decentramento e localizzazione, le comunità energetiche mirano a favorire la transizione energetica e l’adattamento ai cambiamenti climatici di comunità costituite da cittadini e imprese locali, promuovendo al tempo stesso la diffusione di competenze, consapevolezza e accettazione delle tematiche energetiche sostenibili tra la popolazione. Si parla di una cittadinanza partecipata in cui i cittadini diventano prosumer, ovvero consumatori e produttori di energia. Allo stesso tempo si tratta di un’esperienza di citizen science, poiché permette ai cittadini di avere un contatto diretto con il settore dell’energia, a partire da pratiche quotidiane di sostenibilità, e di comprendere, partecipandovi, le attività legate agli impianti alimentati a fonti rinnovabili, ai sistemi di accumulo, ai veicoli elettrici o alla gestione di reti microgrid. Attraverso leve economiche e sociali, i cittadini diventano figure attive nel mercato dell’energia con conseguenze positive anche per le famiglie a basso reddito e la riduzione della povertà energetica. Questo approccio integrato può rappresentare una strategia vincente per affrontare la crisi climatica in un paese come l’Italia costituito per il 90% da aree rurali, caratterizzate da una bassa densità di popolazione, ridotta accessibilità ai servizi e una forte dipendenza energetica.

Le normative

Nel 2019 l’Europa ha inserito le comunità energetiche tra le azioni previste per la transizione energetica nel pacchetto legislativo Energia pulita per tutti gli europei (Clean Energy Package, CEP). Nello specifico, sono la Direttiva sulle energie rinnovabili (Direttiva UE 2018/2001) e la Direttiva sul mercato interno dell’energia elettrica (Direttiva UE 2019/944), i riferimenti normativi per la promozione e l’attuazione delle comunità energetiche, che avrebbero dovuto essere recepite a livello nazionale entro giugno 2021 e dicembre 2020, rispettivamente. In Italia, le scadenze non sono state rispettate, ma è stato avviato il processo di recepimento attraverso la Legge di delegazione europea 2019-2020, approvata definitivamente il 20 aprile scorso. Le direttive mirano a promuovere la partecipazione dei cittadini all’interno del settore energetico e a renderli parte attiva del sistema elettrico, attraverso varie forme giuridiche (individuali o di comunità), e regolamentazioni per generare, vendere, gestire l’accumulo o la condivisione dell’energia. Non si tratta soltanto di cittadinanza attiva, ma anche di una misura per un’integrazione più profonda delle fonti rinnovabili all’interno del sistema energetico, valorizzandone il ruolo all’interno della comunità e favorendone l’autoconsumo, la pratica che prevede che gli stessi produttori possano consumare in loco l’energia elettrica prodotta da un impianto di generazione locale per far fronte ai propri fabbisogni energetici.

In base alla visione europea, le comunità possono essere distinte tra Comunità Energetica dei Cittadini (CEC) e Comunità di Energia Rinnovabile (CER) come espressioni di autoconsumo collettivo1 e comunità energetiche a base di fonti rinnovabili.

Comunità Energetica dei Cittadini (CEC): gestisce solamente energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e non; non prevede i principi di autonomia né limitazione geografiche per produzione e consumo.

Comunità di Energia Rinnovabile (CER): gestisce energia sotto varie forme – elettricità, calore, gas – ma necessariamente da fonte rinnovabile; i membri godono del principio di autonomia e il consumo deve avvenire in prossimità degli impianti di generazione; possono essere considerate un sottoinsieme delle CEC.

Lo stato italiano, prima del recepimento delle direttive, ha portato avanti una fase di sperimentazione attraverso il Decreto Milleproroghe (convertito nella legge n. 8/2020 in 29 febbraio 2020) finalizzato a indagare l’interesse degli stakeholder nel territorio e le possibili misure da mettere in atto sulla base di quanto attualmente esistente e in accordo con gli obiettivi del PNRR e del PNIEC. Le comunità energetiche rappresentano infatti un’importante opportunità per il territorio, ma altresì una sfida per il mercato dell’energia in quanto richiedono regolamentazioni nuove per spingere la collaborazione tra le diverse figure coinvolte e l’inserimento di questa nuova attività all’interno del mercato dell’energia e del sistema elettrico. La sfida è proprio quella di dare la possibilità ai cittadini di diventare figure riconosciute nel mercato, come consumatori e produttori, di integrarsi all’interno della rete di distribuzione a fianco delle aziende del settore energetico. Partecipano all’autoconsumo e alla condivisione di energia anche imprese locali e attività commerciali, in un’ottica di collaborazione della comunità territoriale; sono invece esclusi fornitori e grandi aziende del settore, così da garantire il carattere no profit del gruppo istituito, e in cui i membri partecipano in maniera aperta e volontaria senza profitto, se non il raggiungimento di benefici ambientali, economici e sociali di chi ne fa parte.

Per una maggior integrazione delle rinnovabili nel territorio italiano, il PNRR prevede investimenti per la promozione delle comunità energetiche e dell’autoconsumo, con particolare interesse per i piccoli comuni con un numero di abitanti inferiore a 5 000 e la valorizzazione del fotovoltaico e dell’eolico come fonti principali, integrata a sistemi di accumulo. Le comunità energetiche e di cittadini possono portare una maggiore flessibilità al sistema elettrico, fornire ulteriori servizi di efficienza energetica e favorire la conversione elettrica del parco veicolare. Il piano prevede anche l’utilizzo di detrazioni fiscali e indicatori di monitoraggio per combattere la povertà energetica e tutelare i cittadini che hanno difficoltà ad accedere ai servizi energetici. Sarà inoltre fondamentale mirare a una semplificazione dei procedimenti autorizzativi e favorire un quadro di riferimento unitario. Le comunità energetiche sono anche un ulteriore strumento, come previsto dal PNIEC, per migliorare l’efficienza energetica del parco di edilizia sociale e tutelare i cittadini più vulnerabili.

La fase di sperimentazione, tuttora in atto, prevede altresì lo studio di casi pilota già presenti sul territorio italiano, come la Regione Piemonte che ha già avviato un processo di recepimento delle direttive europee attraverso leggi regionali che favoriscono l’autoconsumo e la generazione di energia da fonti rinnovabili, affidando ai Comuni un ruolo centrale nel coordinamento delle comunità. Il caso piemontese rappresenta un caso studio interessante all’interno del progetto COME RES del programma Horizon 2020, in cui ENEA partecipa in qualità di partner e il cui obiettivo è analizzare le iniziative esistenti per comprendere potenzialità, barriere e modelli di business. Tra i casi virtuosi di comunità energetiche presenti in Italia, oltre al Piemonte e a Magliano Alpi (CN), che viene considerata la prima comunità energetica rinnovabile riconosciuta secondo le nuove direttive, si parla anche della prima comunità agricola di autoconsumo realizzata in Sicilia in provincia di Ragusa, dove un impianto fotovoltaico da 200 chilowatt fornirà energia a quattro aziende agricole del territorio. Il progetto, con la partecipazione di Enel X Italia in qualità di gestore della piattaforma relativa all’impianto e La Banca agricola popolare di Ragusa, è un esempio di collaborazione tra diversi soggetti. 

Esempi di Comunità Energetiche Rinnovabili

Qui di seguito alcuni esempi di comunità energetiche rinnovabili2 già presenti sul territorio italiano.

  • GECO (Green Energy Community): comunità energetica di quartiere nell’area sud di Bologna; progetto promosso da AESS (Agenzia per l’Energia e lo Sviluppo Sostenibile), ENEA e Università di Bologna con finanziamento del fondo europeo EIT Climate-KIC.
  • Comunità Energetica Energy City Hall: nel comune di Magliano Alpi (CN), è costituita da un impianto fotovoltaico di 20 chilowatt picco , installato sull’edificio comunale, a cui se ne aggiungerà un secondo nel 2021.
  • Comunità Pinerolese: in Provincia di Torino, la comunità comprende 11 figure tra comuni e aziende (di cui 8 sono prosumer), 15 impianti fotovoltaici diversi da quelli domestici, centrali idroelettriche da 450 chilowatt e produzione di biogas.
  • Società Elettrica Cooperativa dell’Alto But (S.E.C.A.B.): è la prima azienda del Friuli costituitasi cooperativa per la produzione e distribuzione di energia idroelettrica; è nata nel 1911 e comprende 5 impianti per un totale di 10,8 megawatt. La cooperativa si occupa di energia elettrica da fonti rinnovabili e non, gestisce negozi di vendita all’ingrosso e porta attività di prestito sociale secondo i principi della libera cooperazione mutualistica.
  • PAN (Puglia Active Network): la più grande rete intelligente del mondo, è già in esercizio e produrrà entro il 2024 19,2 terawattora di energia completamente da fonti rinnovabili.
  • Energia Agricola a km 0: la comunità energetica agricola del Veneto: ne sono promotori Coldiretti Veneto e Società ForGreen S.p.a., coinvolge 514 aziende e produce circa 8.510.780 chilowattora all’nno di energia fotovoltaica che rifornisce, oltre alla comunità stessa, gli uffici della Coldiretti Veneto.

Gli obiettivi a medio e lungo termine

Per raggiungere gli obiettivi di medio e lungo termine del PNRR e costituire comunità energetiche sul territorio, nei prossimi anni sarà necessario sviluppare dei modelli di business efficaci, realizzati attraverso i contributi di questa prima fase di sperimentazione, caratterizzati da schemi di finanziamento e incentivi innovativi, tecnologie smart e un quadro di riferimento normativo unico e di facile applicazione. Per favorire la loro attuazione, si punterà sui benefici socioeconomici: la capacità delle comunità di ridurre i costi dell’energia e di condividerla con un numero sempre più ampio di persone e in funzione della tipologia di utente, insieme ai guadagni in termini economici, possono essere un ottimo incentivo per diffondere la loro accettazione tra la popolazione.

Altri fattori fondamentali su cui si punterà per avere comunità energetiche vincenti saranno le politiche sull’energia e la creazione di modelli specifici caso per caso, per sfruttare le caratteristiche tipiche di ciascuna comunità e i diversi attori che la costituiscono, puntando su livelli di coinvolgimento e motivazioni differenti.

A fianco degli incentivi economici, si farà leva su stimoli socioculturali per accrescere la fiducia dei cittadini nelle cooperative e nelle istituzioni, sia locali che nazionali, oltre a un sentimento di collaborazione e comunità, consapevolezza sul tema della sostenibilità ambientale e competenze per comprendere la transizione in atto e sentirsene parte attiva. Il processo di coinvolgimento della popolazione sarà anche parte di un processo di “giustizia energetica” con l’obiettivo di garantire i servizi energetici su tutto il territorio e in funzione della tipologia di utente, diminuendo le diseguaglianze sociali e promuovendo l’innovazione sociale del sistema economico.

 

Note
1.  Gruppo di cittadini che possono consumare, immagazzinare e vendere energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili
2. Comunità Rinnovabili 2020, Legambiente

 


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