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Come incoraggiare la donazione di rene da vivente?

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Tre persone, due a Milano e una a Torino, che vorrebbero donare uno dei loro reni, rappresentano occasione per riflettere sul trapianto da vivente. Che è un dono vero (da noi si dice donazione anche del prelevare un organo a un cadavere, ma è sbagliato: il dono implica volontà che non è ormai più prerogativa di un cadavere). Di solito il rene lo si dona a familiari - i genitori ai figli soprattutto, ed è quasi sempre la mamma - o a persone con cui si hanno particolari legami affettivi, coniugi e non solo.

E se qualcuno volesse farlo a favore di qualcuno che non conosce, così come atto di generosità? Si può fare, è una cosa bellissima. Ma allora perché per i tre casi di cui si è parlato in questi giorni serve il parere del comitato di bioetica che avrà bisogno di qualche settimana per dire sì o no? Non si capisce.

La legge sulla donazione da vivente è del 1967, un po' vecchia certo ma molto chiara (porta la firma di Saragat e Andreotti). Si parte con un riferimento all'articolo 5 del Codice civile, quello che stabilisce che non si può disporre del proprio corpo se questo cagiona una diminuzione permanente della integrità fisica o è contrario al buon costume. Ma per il trapianto la legge istituisce una deroga. Vediamo cosa c'e' scritto: in deroga all'articolo 5 del Codice civile si puo' donare il rene a consanguinei - genitore, figlio, fratello - ma anche al coniuge, o a un parente alla lontana o a uno sconosciuto se non ci sono consanguinei compatibili.

Negli Stati Uniti dove quello che prevede la nostra legge succede ormai da anni, la donazione altruistica può avviare una catena di donazioni che consente a molti di sottrarsi alla schiavitù della dialisi.

Cosa succede di preciso? Facciamo un esempio. Una signora vorrebbe dare il suo rene al figlio che è in dialisi da molti anni ma il suo rene per il ragazzo non va bene,  non c'e' compatibilità. Come fare? L'organizzazione nazionale per il prelievo e trapianto di organi sa che fra chi desidera donare a uno sconosciuto senza avere nulla in cambio c'è una persona molto compatibile con i tessuti di quel ragazzo. Così propone al ragazzo un trapianto col rene del donatore altruista. La mamma  darà il suo rene a qualcun altro, anche lui con un parente che vorrebbe donare senza che ci sia compatibilità. Anche quest'ultimo rene andrà a uno sconosciuto, però compatibile. Con questo sistema Robert Montgomery, che lavora a Bethesda, ha fatto dieci trapianti nel giro di pochi mesi, su persone che altrimenti continuerebbero a vivere legate a una macchina di dialisi se il donatore altruista non avesse fatto il primo passo.

Ma perché  ricorrere  a  un  donatore vivente se il rene lo si può avere da un cadavere? Reni da donatore cadavere non ce ne sono abbastanza, e non ce ne sarebbero nemmeno se tutti quelli che muoiono di morte cerebrale lasciassero i loro organi (da noi solo uno su cinque di quelli che potrebbero tornare a una vita normale grazie al trapianto ci arriva). Così  nei  paesi  più avanzati i donatori da vivente sono sempre di più. Negli Stati Uniti i trapianti con il rene di un donatore vivente sono ormai il 50 per cento di tutti trapianti. In Italia non arrivano al 6 per cento. Peccato, perché chi resta con un rene solo vive una vita normale per  moltissimi anni. E poi il rene di un cadavere in media dura 13 anni, quello di un donatore vivente 21. Donare un rene da vivi, ancora di più se a favore di qualcuno che non conosciamo nemmeno, è atto di grande generosità: va incoraggiato, con  giudizio. Ci si deve accertare che il donatore sia sano (di fisico e di mente) e che non abbia qualche  ragione per farlo. Ma per questo in Italia siamo organizzati fin troppo bene. Da noi  per chi dona - la mamma al figlio per esempio - c'è un magistrato chiamato a giudicare che  non  ci siano interessi economici. E per accertare che uno sia davvero convinto di farlo, c'è una commissione di medici e psicologi che lavora con assoluto (financo eccessivo ) rigore. In questo l'Italia, che è ultima fra i paesi avanzati per numero di trapianti da vivente, non è seconda a nessuno.

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