fbpx Misurare la felicità? | Scienza in rete

Misurare la felicità?

Primary tabs

Read time: 2 mins

C'è chi farebbe di tutto per poter disporre di uno strumento in grado di misurare il grado di felicità delle persone. L'edonimetro - così l'economista irlandese Francis Edgeworth, a fine Ottocento, chiamava un simile fantastico dispositivo - farebbe la fortuna di ogni pubblicitario.

C'è chi farebbe di tutto per poter disporre di uno strumento in grado di misurare il grado di felicità delle persone. L'edonimetro - così l'economista irlandese Francis Edgeworth, a fine Ottocento, chiamava un simile fantastico dispositivo - farebbe la fortuna di ogni pubblicitario.

Siamo in piena fantascienza, ovviamente, ma una ricerca pubblicata sul Journal of Happiness Studies getta una nuova luce sulla possibilità concreta di misurare la felicità. Autori della ricerca sono Peter Dodds e Chris Danforth (University of Vermont), che hanno raccolto dal web, setacciando soprattutto i blog, milioni e milioni di frasi. Utilizzando poi i parametri dell'Affective Norms for English Words - uno studio che stabilisce per oltre 1.000 parole un particolare valore nella scala felice/infelice - hanno assegnato un punteggio a ogni frase raccolta. In questo modo hanno dunque potuto ricostruire gli alti e bassi della felicità nel corso del tempo. Grazie al fatto, poi, che per molti blog sono disponibili i dati demografici degli iscritti, è stata possibile un'ulteriore analisi: determinare in che misura l'andamento della felicità fosse collegato alle classi di età e alla collocazione geografica.

Insomma, presa per conto suo, ogni frase dice poco, ma mettendone assieme milioni si riesce a ricostruire un modo di sentire diffuso. "E' un po' come la misura della temperatura - sottolinea Dodds - operazione in cui possiamo anche non curarci dei singoli atomi".

Fonte: University of Vermont, articolo originale

Autori: 
Sezioni: 
Psicologia

prossimo articolo

La Valle dei dinosauri ritrovata nel Parco dello Stelvio

parete di roccia

Nel cuore delle Alpi, a 2500 metri di quota, si conserva la memoria di un mondo perduto. Pareti quasi verticali di Dolomia Principale, un tipo di roccia sedimentaria, custodiscono migliaia di impronte lasciate 210 milioni di anni fa da dinosauri erbivori che camminavano lungo le rive di un mare tropicale ormai scomparso. Una scoperta eccezionale, avvenuta nel Parco Nazionale dello Stelvio, che apre una finestra senza precedenti sul Triassico europeo e sulla vita sociale dei primi grandi dinosauri.

Prima della formazione delle Alpi, qui esisteva un paesaggio incredibilmente differente. Immaginate una distesa tropicale pianeggiante, lambita dalle acque di un oceano poco profondo e ormai scomparso che oggi chiamiamo Tetide, con un clima che non aveva nulla a che vedere con le vette gelide di oggi. Proprio in questo luogo tanto diverso dall’attualità, 210 milioni di anni fa, il fango soffice ha registrato il passaggio di svariati giganti: si trattava di prosauropodi, dinosauri erbivori dal collo lungo, che si muovevano in branchi lungo le rive di un'antica piattaforma carbonatica.