fbpx Premiato a Parigi Carlo Patrono, padre dell'"aspirinetta" | Page 2 | Scienza in rete

Premiato a Parigi Carlo Patrono, padre dell'"aspirinetta"

Read time: 2 mins

E’ Carlo Patrono il vincitore del Grand Prix Scientifique 2013, il premio più prestigioso per la ricerca cardiovascolare. L’Institut de France Fondation Lefoulon-Delalande ha riconosciuto al farmacologo dell'Università Cattolica di Roma e accademico dei Lincei il merito di aver scoperto l'azione preventiva anti-trombotica dell’aspirina. In dosi concentrate, questo farmaco può infatti contrastare la formazione di pericolosi trombi nelle arterie, la causa princiapale, cioè, di infarto e ictus ischemico.

Patrono condivide la paternità dell'"aspirinetta" con il collega irlandese Garret FitzGerald dell’Università della Pennsylvania. 
La scoperta risale al 1988, quando, con lo studio internazionale ISIS-2 (International Study of Infarct Survival Collaborative Group) i due dimostrarono gli effetti protettivi dell’aspirina e della trombolisi - cioè la terapia che scioglie i trombi nelle arterie - si possono sommare l’uno all’altro, contribuendo così alla prevenzione della ricorrenza dell’infarto. Gli studi di Patrono e FitzGerald si concentrarono, in particolare, sui meccanismi di azione dell'aspirina nella produzione delle prostaglandine e l'efficacia delle basse dosi (75-100 mg) del farmaco nel contrastare la loro produzione da parte delle piastrine del sangue. 
L’“aspirinetta” è un farmaco salvavita che in trent’anni di uso ha ridotto del 25% le vittime di infarto e ictus, salvando milioni di vite in tutto il mondo. Solo in Italia viene utilizzato da circa sei milioni di persone.

Il Premio, pari a una somma in denaro di 500 mila euro, verrà consegnato a Parigi il prossimo 5 giugno.

Autori: 
Sezioni: 
Canali: 
Cardiologia

prossimo articolo

Influenza aviaria, le infezioni nei bovini e la risposta sanitaria

Si riaccende l'attenzione sull'influenza aviaria, soprattutto dopo la recente scoperta di un ceppo ad alta patogenicità in bovini da latte negli Stati Uniti. Il salto di specie rimarca la capacità dei virus influenzali di adattarsi e infettare nuovi ospiti, aumentando la necessità di sistemi di sorveglianza e risposta efficaci. Nonostante i rischi, attualmente non ci sono prove di trasmissione diretta tra bovini; le misure di controllo si concentrano sulla prevenzione del contagio e la protezione dei lavoratori esposti.

Ora che la pericolosità delle infezioni da Covid-19 è stata domata, anche se non completamente sconfitta (più di 3.000 nuovi casi notificati negli ultimi 30 giorni e un non trascurabile numero di ricoveri in ospedale), i virus dell’influenza aviaria si riaffacciano all’attenzione di chi studia l’orizzonte di prossime eventuali minacce pandemiche. Soprattutto da quando, il 25 marzo 2024, i funzionari federali del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti hanno annunciato di aver identificato un ceppo di influenza aviaria ad alta patogenicità in alcuni bovini da latte.