fbpx Una pressione per sfidare il cancro | Scienza in rete

Una pressione per sfidare il cancro

Primary tabs

Read time: 2 mins

Basterebbe una breve pressione per riportare alla normalità le cellule tumorali.

La rivelazione sul comportamento del cancro al seno arriva da uno dei due studi effettuati a Berkley e presentati all’annuale incontro dell’American Society for Cell Biology di San Francisco che si è svolto a fine dicembre.

Nel primo studio, condotto da Mark LaBarge, scienziato del Lawrence Berkley National Laboratory, è stato esaminato il tessuto mammario di donne sane di età diverse. Nelle più giovani era costituito per il 2-3% da cellule di rivestimento dei dotti, le cellule luminali, e per il 70-90% da cellule mioepiteliali, che favoriscono il passaggio del latte nei dotti durante l’allattamento. Nelle più anziane le cellule si presentavano in proporzioni quasi uguali, ma la composizione risultava differente. In particolare, l’epitelio mostrava caratteristiche completamente diverse. I ricercatori ritengono che le cellule mioepiteliali agiscano come soppressori tumorali naturali, proteggendo le donne dalle cellule maligne. Con l’invecchiamento, e il conseguente cambiamento dell’epitelio, verrebbero a mancare tali soppressori. Nel processo tumorale sarebbero inoltre coinvolte le cellule luminali, responsabili della proliferazione delle cellule cancerose.

Il secondo studio, condotto da Gautham Venugopalan, ricercatore dell’Università della California, ha evidenziato che le cellule del tumore al seno messe in sospensione in un gel su cui si applica una breve pressione, invece di evolversi in tumore, si aggregherebbero secondo strutture tipiche delle cellule sane. La compressione non modificherebbe le cellule sotto il profilo genetico, ma le indurrebbe a comunicare tra loro in modo normale. Di questo processo sarebbe responsabile la E-caderina, una molecola coinvolta nell’adesione tra cellule epiteliali. Questa molecola, se bloccata, induce le cellule ad aggregarsi in modo anomalo. Nell’epitelio mammario sano, infatti, le cellule si assemblano in strutture organizzate, ruotando l’una intorno all’altra.

Sezioni: 
Medicina

prossimo articolo

ToMove: le strade di Torino diventano un laboratorio della mobilità

Immagine della navetta a guida autonoma del progetto ToMove di Torino

Il progetto ToMove è un'iniziativa strategica della Città di Torino, finanziata nell'ambito del programma nazionale "MaaS for Italy". Concepito come un Living Lab, ToMove mira a co-sviluppare e testare soluzioni avanzate di mobilità che utilizzano tecnologie di guida cooperativa, autonoma e connessa. L'approccio di Torino privilegia la sperimentazione in condizioni reali e il coinvolgimento diretto di cittadini, imprese ed enti di ricerca. I tre dimostratori principali sono una navetta a guida autonoma, un Digital Twin della mobilità urbana e piccoli robot utilizzabili per le consegne a domicilio. Crediti immagine: Torinocitylab.it

Grazie al progetto ToMove a Torino, in piena città, su un normale circuito viario aperto anche al traffico privato, che si snoda attorno al Campus Einaudi e all'ospedale adiacente, da ottobre circola una navetta sperimentale a guida autonoma: i cittadini possono salire come su un qualsiasi mezzo pubblico (con la differenza che qui il servizio è su prenotazione e gratuito) e viaggiare lungo le cinque fermate coperte dal mezzo, basta prenotare sull’apposita app Wetaxi.