Ricercatori del Laboratorio Infiammazione e malattie del sistema nervoso dell'Istituto Mario Negri sono autori di uno studio che aiuta a ridurre fortemente i danni cerebrali causati da ictus. Secondo la ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Circulation, l'inibizione della proteina del sangue Mannose Binding Lectin (MBL) può, infatti, allungare i tempi utili di intervento nei casi di ictus, fino a quasi 24 ore.
L'ictus rappresenta ancora oggi una delle principali cause di morte, oltre ad essere la prima causa di disabilità grave nei paesi industrializzati. L'unica terapia finora disponibile per l'ischemia cerebrale è l'attivatore tissutale del plasminogeno (tPA), farmaco che però non può essere somministrato oltre le 4-5 ore dall'evento ischemico. I risultati del progetto di ricerca, guidato da Maria Grazia De Simoni e finanziato da Fondazione Cariplo e Ministero della Salute, consentono inoltre di descrivere meglio le dinamiche dei danni cerebrali da ictus.
“Si possono identificare due aspetti importanti nel nostro studio" - ha spiegato la dottoressa De Simoni - "La nostra ricerca innanzi tutto svela un meccanismo completamente nuovo responsabile del danno cerebrale indotto da ictus, molto precoce e caratterizzato dalla deposizione della proteina MBL sui microvasi cerebrali ischemici. In secondo luogo dimostra che interferire con questo meccanismo bloccando MBL con diverse strategie farmacologiche consente di ridurre il danno cerebrale con una finestra terapeutica d’intervento di 18-24 ore”.
Il lavoro è frutto di una collaborazione sia italiana che internazionale, con il contributo del Dipartimento di Chimica dell'Università di Milano, dell'Università di Harvard e del CSIC di Siviglia.I ricercatori hanno rilevato una riduzione consistente del danno ischemico - in modelli animali sperimentali rilevanti di ischemia cerebrale - sia con la
somministrazione di un anticorpo che blocca MBL, sviluppato da Gregory Stahal di Harvard, sia mediante la somministrazione di una nuova molecola sintetizzata dal gruppo di ricerca di Anna
Bernardi di Milano in
collaborazione con quello di Javier Rojo
del CSIC, e caratterizzata nel laboratorio di Marco Gobbi dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri.
Avere a disposizione una finestra temporale più ampia per poter intervenire anche molte ore dopo l'evento, consentirà di sviluppare nuove terapie per i pazienti colpiti da ictus.
