fbpx Intrappolati nell'ambra | Scienza in rete

Intrappolati nell'ambra

Read time: 2 mins

Un team internazionale ha individuato tre esemplari di invertebrati perfettamente conservati nell'ambra e risalenti a 230 milioni di anni fa. Si tratta dunque di esemplari almeno 100 milioni di anni più antichi di quelli trovati finora.

Non è certo una trovata degli sceneggiatori di Hollywood e neppure un evento così raro scoprire artropodi vecchi di milioni di anni conservati nell'ambra. Un tempo quell'ambra era la resina appiccicaticcia di alberi, generalmente conifere, che colava lungo il tronco e finiva con l'intrappolare i malcapitati insetti che incontrava sul suo cammino. Una volta fossilizzate e trasformatesi in ambra, quelle minuscole gocce di resina hanno conservato fino ai nostri giorni il loro contenuto.

Nella loro caccia a questi preziosi fossili, Eugenio Ragazzi e Guido Roghi, ricercatori dell'Università di Padova, hanno scoperto dalle parti di Cortina d'Ampezzo una gran quantità di minuscole gocce d'ambra e le hanno affidate al team di Alexander Schmidt (Georg-August University, Gottingen) per individuare eventuali inclusioni. L'analisi ha permesso così di scoprire tre artropodi di 230 milioni di anni fa: una mosca (l'esemplare peggio conservato) e due perfetti esemplari di acari appartenenti a due specie sconosciute.

Nello studio, pubblicato su PNAS, si evidenzia non solo come i due acari, benché risalenti al Triassico, siano sorprendentemente simili a quelli attuali, ma anche la grande capacità di adattamento di questi artropodi. Infatti, mentre ai nostri giorni la stragrande maggioranza degli acari trae nutrimento dalle angiosperme (le piante che fanno fiori), nel Triassico tali piante ancora non esistevano e dunque gli acari dovevano per forza nutrirsi di conifere. Abitudine alimentare prontamente cambiata quando hanno fatto la loro comparsa le angiosperme.

American Museum of Natural History

Autori: 
Sezioni: 
Paleontologia

prossimo articolo

ToMove: le strade di Torino diventano un laboratorio della mobilità

Immagine della navetta a guida autonoma del progetto ToMove di Torino

Il progetto ToMove è un'iniziativa strategica della Città di Torino, finanziata nell'ambito del programma nazionale "MaaS for Italy". Concepito come un Living Lab, ToMove mira a co-sviluppare e testare soluzioni avanzate di mobilità che utilizzano tecnologie di guida cooperativa, autonoma e connessa. L'approccio di Torino privilegia la sperimentazione in condizioni reali e il coinvolgimento diretto di cittadini, imprese ed enti di ricerca. I tre dimostratori principali sono una navetta a guida autonoma, un Digital Twin della mobilità urbana e piccoli robot utilizzabili per le consegne a domicilio. Crediti immagine: Torinocitylab.it

Grazie al progetto ToMove a Torino, in piena città, su un normale circuito viario aperto anche al traffico privato, che si snoda attorno al Campus Einaudi e all'ospedale adiacente, da ottobre circola una navetta sperimentale a guida autonoma: i cittadini possono salire come su un qualsiasi mezzo pubblico (con la differenza che qui il servizio è su prenotazione e gratuito) e viaggiare lungo le cinque fermate coperte dal mezzo, basta prenotare sull’apposita app Wetaxi.