Una dieta basata su una rigida restrizione dell’apporto di calorie non è sufficiente a garantire un allungamento delle aspettative di vita. Lo dimostrano i risultati di uno studio sulle scimmie mulatte, condotto presso il National Institute on Aging, istituto che si occupa di verificare gli eventuali effetti di allungamento di vita in diverse specie animali che possano poi essere traslati anche agli esseri umani. La ricerca, condotta da Rafael de Cabo e pubblicata online sulla rivista Nature, è in grado di smentire precedenti ricerche secondo che ritenevano invece utile per estendere le aspettative di vita di diverse specie di animali un taglio dal 10 al 40% in calorie. Tuttavia, i dati dello studio del National Institute on Aging suggeriscono che questo tipo di restrizione sulla dieta può apportare a benefici di altro tipo, nel miglioramento complessivo delle condizioni di salute e nelle funzioni generali di metabolismo.
Le
scimmie più giovani analizzate hanno mostrato un andamento interessante per ciò
che riguarda il ritardo delle malattie associate all'età, ma non hanno
segnalato nessun miglioramento per ciò che riguarda l'allungamento di vita.
Considerando la differenza tra i dati osservati e i risultati di analoghi studi
pregressi, gli autori hanno proposto un'interpretazione secondo la quale gli
effetti della restrizione calorica negli animali più longevi non è immediato. Viene
suggerito, inoltre, che gli effetti della dieta su eventuali variazioni in
longevità devono essere associati anche a fattori di tipo ambientali e genetico.
