fbpx Neutroni in bilico tra due universi | Scienza in rete

Neutroni in bilico tra due universi

Read time: 2 mins

Per spiegare alcune anomalie nel conteggio di neutroni in alcuni esperimenti a bassissima temperatura, due fisici teorici dell'Università dell'Aquila ipotizzano l'esistenza di particelle-specchio provenienti da un universo parallelo.

Nel loro studio, pubblicato su European Physical Journal C, Zurab Berezhiani e Fabrizio Nesti hanno analizzato i dati sperimentali ottenuti dal gruppo di ricerca di Anatoly Serebrov presso l'Istituto Laue-Langevin di Grenoble dai quali emerge una problematica "perdita" di neutroni: per brevi periodi viene persa completamente ogni traccia di alcune di queste particelle. Berezhiani e Nesti, rilevando una possibile correlazione tra il tasso di perdita di neutroni liberi e la direzione e l'intensità del campo magnetico, suggeriscono che questo fenomeno si potrebbe spiegare chiamando in causa l'interazione con un universo parallelo.

In tale universo esisterebbero neutroni-specchio in grado di interagire con le particelle gemelle del nostro universo scambiandosi reciprocamente di posto per brevi periodi. Si tratterebbe insomma di una sorta di oscillazione neutrone/neutrone-specchio la cui durata temporale è stimata dai due fisici in pochi secondi. La nostra impossibilità a rilevare tali particelle-specchio spiegherebbe come mai il fenomeno ci appaia come una "sparizione" momentanea di elettroni.

Secondo Berezhiani e Nesti, perchè questa interazione tra i neutroni dei due universi sia possibile occorre che la Terra sia circondata da un campo magnetico "specchio" dell'ordine di 0.1 Gauss. Una presenza che, se confermata, aprirebbe clamorosi sviluppi non solo nella fisica delle particelle, ma anche in astrofisica e cosmologia.

Phys.Org

Autori: 
Sezioni: 
Luoghi: 
Indice: 
Fisica Teorica

prossimo articolo

Misurare l’energia della biodiversità per la salute degli ecosistemi

elefanti nella savana

Una nuova ricerca rivela che il flusso di energia che attraversa le reti alimentari africane si è ridotto di quasi due terzi dall’epoca preindustriale. Capire come l’energia scorre negli ecosistemi permette di leggere in anticipo segnali di degrado e orientare strategie di conservazione più efficaci.

Biodiversità significa non solo ricchezza e abbondanza delle forme di vita in un luogo, ma anche delle relazioni che esse intessono tra loro. La vita chiama vita, una specie crea i presupposti per l’esistenza di altre, la rete di connessioni e interazioni  dà forma e funzione agli ecosistemi.  Misurare le relazioni consente dunque di valutare lo “stato di salute” delle comunità biologiche e fornire una diagnosi precoce dei problemi ambientali, che possono insorgere ben prima che una specie si estingua. È però un compito tutt’altro che semplice.