fbpx Riflettori sull'inquinamento indoor | Scienza in rete

Riflettori sull'inquinamento indoor

Read time: 3 mins

In questi giorni, polveri sottili, livelli di ozono, pm10 tengono la ribalta. Ma non è solo l’inquinamento atmosferico dei centri industrializzati del nord Italia a destare l’allarme e scatenare le psicosi associate. Mentre, ad esempio, il capoluogo lombardo è sotto continua osservazione per i superamenti dei limiti consentiti di Pm10, segnali preoccupanti sono arrivati anche dall’estremo opposto della penisola: a Palermo, osservazioni epidemiologiche rivelano come un terzo dei ragazzi lamenti sintomi allergici (quasi un quarto di riniteallergica e congiuntivite) in parte ascrivibili all'inquinamento indoor. E' quanto emerge dai dati pubblicati nel febbraio 2011 sulla rivista scientifica Pediatric Allergy and Immunology, relativi ad un’indagine epidemiologica condotta dall’ Ibim-Cnr di Palermo (Istituto di Biomedicina e Immunologia Molecolare del Cnr) durante l’anno scolastico 2005-2006, in cui sono stati coinvolti studenti di scuole medie secondarie di primo grado del capoluogo siciliano. I soggetti erano per il 56% esposti al fumo domestico, il 21,1% a causa del traffico pesante attorno alle abitazioni, il 15% per la presenza di muffe e umidità all’interno degli ambienti domestici. 

Diversi sono i parametri che caratterizzano l’inquinamento indoor: qualità aria esterna, fonti di inquinamento associate ad attività specifiche – fumo di sigaretta, caminetti, stufe, ad esempio – impianti di climatizzazione, inquinamento elettromagnetico, materiali da costruzione volatili, solventi, umidità, materiali d’arredo etc.

In seguito alla raccolta dei dati, inoltre, è stato possibile calcolare il PAR (Population Attributable Risk – Rischio Attribuibile di Popolazione). Per i fattori ambientali più rilevanti – traffico intenso, fumo di sigaretta, umidità e muffe – il PAR relativo all’asma corrente è risultato del 40,8%, del 33,6% per la rinocongiuntivite e del 14,1% per la ridotta funzione respiratoria. Una precedente indagine epidemiologica svolta a Palermo nel 2002, nell’ambito dello Studio SIDRIA2, può fornire un utile strumento di comparazione da cui risulta un preoccupante tasso di crescita, nei valori di prevalenza di asma e ricongiuntivite, nel periodo 2002-2006.

Quelli siciliani citati, tra i più recenti studi condotti sul tema nel nostro Paese, arrivano nello stesso anno della pubblicazione del Promoting Actions for Healthy Indoor Air - IAIAQ, promosso dal Direttorato Generale per la Salute e i Consumatori della UE. Si tratta dell’ultima forma di intervento europeo in materia, partendo da normative già vigenti e formalizzandone – in parte - una sintesi, con obiettivi per i prossimi anni. Un aggiornamento del progetto EnVIE, innanzitutto. Per ottimizzare il “più robusto modello di riferimento per comprendere la correlazione tra fonti inquinanti e patologie associate”, è presente un’analisi più completa delle malattie maggiormente diffuse, seguendo criteri riferiti ai singoli provvedimenti nazionali pregressi. Sei sono i progetti per il futuro della lotta all’inquinamento domestico, pensati in seguito ai nuovi dati IAQ: i contaminanti indoor, il loro livello, le fonti e gli effetti sulla salute sono stati rivisti criticamente e riformulati nelle politiche dalle autorità della Ue. Questi progetti riguardano, tra gli altri, un lavoro di mappatura della distribuzione del radon in Europa – EU Radon Mapping – e una ricerca coordinata dall’Università di Siena per il monitoraggio e la classificazione di particolato, muffe e allergeni associate alla scarsa ventilazione, molto comune negli ambienti chiusi, specie quelli scolastici – progetto HESE & HESEint.

Si tratta solo di un primo passo, che forse semplifica il problema, ma a cui ci si affiderà per progettare le fasi successive.


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Il nemico nel piatto: cosa sapere dei cibi ultraprocessati

Il termine "cibi ultraprocessati" (UPF) nasce nella metà degli anni '90: noti per essere associati a obesità e malattie metaboliche, negli ultimi anni si sono anche posti al centro di un dibattito sulla loro possibile capacità di causare dipendenza, in modo simile a quanto avviene per le sostanze d'abuso.

Gli anni dal 2016 al 2025 sono stati designati dall'ONU come Decennio della Nutrizione, contro le minacce multiple a sistemi, forniture e sicurezza alimentari e, quindi, alla salute umana e alla biosfera; può rientrare nell'iniziativa cercare di capire quali alimenti contribuiscano alla salute e al benessere e quali siano malsani. Fin dalla preistoria, gli esseri umani hanno elaborato il cibo per renderlo sicuro, gradevole al palato e conservabile a lungo; questa propensione ha toccato il culmine, nel mezzo secolo trascorso, con l'avvento dei cibi ultraprocessati (UPF).