Nessun rischio di una nube radioattiva in Italia: lo rende noto l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), in qualità di autorità nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, a seguito della notizia di un incidente nell’impianto nucleare di Marcoule, non lontano da Avignone, a 242 chilometri dal confine italiano. A lavoro, in quel momento, cinque operai della società Centraco, uno dei quali ha perso la vita.
Nella tarda mattinata di ieri l’allarme, presto ridimensionato dalle autorità francesi e dall’Istituto nazionale della ricerca e della sicurezza (IRNS). I controlli sinora effettuati, infatti, hanno confermato che l’edificio è rimasto integro e che non c’è stata alcuna fuoriuscita di materiale radioattivo dall’impianto. Nell’installazione si svolgono attività di trattamento e condizionamento di rifiuti radioattivi a bassa attività, attraverso un processo di fusione di materiali metallici o di incenerimento di altre tipologie di rifiuti. Non una centrale nucleare per la produzione di energia elettrica, pertanto.
“È bene sottolineare che si è trattato di un incidente industriale e non nucleare”, ha chiarito il Dipartimento Protezione civile italiano. Nonostante le rassicurazioni pervenute dalla Francia, il nostro paese ha convocato un’unità di crisi composta da Ministero degli Esteri, ISPRA, Protezione Civile e Vigili del Fuoco impegnata nel coordinamento con le autorità nazionali competenti e nel monitoraggio della situazione.
L’incidente di Marcoule, a seguito del quale si sono sollevate molte voci di protesta nei confronti dell’opzione nucleare per la produzione energetica, si è verificato nello stesso momento in cui, nel sud dell’Iran, a Bushehr, le autorità iraniane e russe inauguravano la prima centrale nucleare nella storia della Repubblica Islamica. Già connesso alla rete elettrica lo scorso 4 settembre, l’impianto esprimerà soltanto il 35 – 40% del suo potenziale, pari a 1000 megawatt.
