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Scienza, ti amo e ti odio

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Italiani più curiosi di scienza, ma anche più critici. E comunque, l'afabetizzazione scientifica non sembra fare molti passi avanti. Questo il bilancio per il 2010 che ogni anno stila l'Osservatorio della scienza "Observa". Secondo Massimiano Bucchi, docente di Scienza, Tecnologia e Società all’Università di Trento e tra i curatori dell’Annuario, “si tratta di una tendenza in linea con quanto rilevato in gran parte dei Paesi più sviluppati: la maggiore esposizione a contenuti scientifici non si traduce automaticamente in atteggiamenti più positivi verso la scienza”.

La porzione di scienza "servita" agli italiani continua ad aumentare, sopratutto in internet: nell’ultimo anno i fruitori di contenuti scientifici online sono passati infatti dal 30,2% al 49,9%. protagonisti dell'aumento, i giovani. Aumentano anche i critici verso la scienza. Addirittura il 79% degli intervistati ritiene che scienza e tecnologia cambino troppo velocemente il nostro stile di vita; mentre il 64% le considera responsabili dei problemi ambientali. Crescono anche coloro che ritengono che la scienza minacci i valori della vita e della famiglia.

Commenta Bucchi: “Mentre le fonti di informazione tradizionali tendevano, almeno sino al recente passato, a dare una versione fondamentalmente consensuale della scienza, oggi su ogni questione, comprese quelle scientifiche, il web è ricco di fonti in competizione a cui si può attingere anche in base ai propri orientamenti”.

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Come cominciano i terremoti

faglia di terremoto

Analizzando i primi secondi delle onde P, le prime a essere registrate dai sismometri durante un terremoto, un gruppo di ricercatori ha mostrato che è possibile stimare la magnitudo del terremoto. Il loro risultato si aggiunge al lungo dibattito sulla natura deterministica dei fenomeni di rottura all’origine dei terremoti e dunque sulla loro prevedibilità e ha implicazioni per i sistemi di allerta sismica precoce.

Nell'immagine due geologi dell'USGS misurano una rottura di faglia causata dai terremoti di Ridgecrest in California nel 2019. Foto di Ben Brooks/USGS (CC0).

È possibile prevedere la magnitudo di un terremoto osservando le onde sismiche nei loro primissimi istanti? Gli scienziati dibattono da decenni intorno a questa domanda, che è centrale per la progettazione dei sistemi di allerta sismica precoce.

Uno studio pubblicato recentemente da un gruppo di sismologi dell'Università di Napoli Federico II mostra che è possibile, analizzando circa 7000 mila onde sismiche relative a 200 terremoti avvenuti in tutto il mondo con magnitudo tra 4 e 9.