fbpx Italia su Marte. Per finta | Scienza in rete

Italia su Marte. Per finta

Read time: 2 mins

Lunedì 14 febbraio un italiano sbarcherà su Marte... Non di uno sbarco vero e proprio si tratta, ovviamente, bensì di una simulazione. Una prova generale della prima missione umana sul pianeta rosso.

L’iniziativa rientra nel progetto internazionale Mars500 (http://mars500.imbp.ru/en/index_e.html), che sta cercando di realizzare una simulazione il più possibile realistica di una missione umana su Marte. Dopo 105 giorni di confinamento all’interno del modulo situato presso l’Accademia russa delle scienze a Mosca, l’atterraggio dei sei cosmonauti virtuali (tra cui un italiano, Diego Urbina) è previsto per il 12 febbraio e il 14 faranno la prima passeggiata. Occorreranno altri 400 giorni prima del ritorno a casa.

Una durata talmente lunga da mettere a dura prova l’equipaggio. Per questa ragione, tra gli obiettivi della progetto c’è il costante monitoraggio della salute psico-fisica dei 6 astronauti.

Una branca del progetto a cui l’Italia sta dando un importante contributo: l’Università di Bologna sta tenendo sotto controllo la salute del tratto gastrointestinale dei cosmonauti sottoposti a stress e a regimi dietetici estremi. Il Cnr, l’Università e la Scuola superiore sant’Anna di Pisa si occupano di misurare gli effetti dello stress sul sonno e di sperimentare contromisure. All’Università di Milano il compito di non perdere di vista la concentrazione ematica di omega-3, che sembrano giocare un ruolo chiave nel controllo dell’umore e della depressione. L’Università della Tuscia monitorerà la microflora, sia intestinale sia salivare, nonché la diffusione all’interno del modulo di altri batteri normalmente portati dagli esseri umani. Gli effetti delle alte concentrazioni di anidride carbonica nell’aria respirata dai cosmonauti saranno osservati dalla fondazione Maugeri di Milano. Infine, all’Inrca di Roma la responsabilità di studiare gli effetti del confinamento a lungo termine sul sistema neuro-immuno-endocrino e metabolico.

Uno sforzo collettivo a cui anche diverse aziende hanno preso parte contribuendo al finanziamento delle ricerche e sviluppando prodotti avanzati per l’alimentazione degli astronauti, il monitoraggio della loro salute ed eventuali interventi terapeutici.

Autori: 
Sezioni: 
Spazio

prossimo articolo

ToMove: le strade di Torino diventano un laboratorio della mobilità

Immagine della navetta a guida autonoma del progetto ToMove di Torino

Il progetto ToMove è un'iniziativa strategica della Città di Torino, finanziata nell'ambito del programma nazionale "MaaS for Italy". Concepito come un Living Lab, ToMove mira a co-sviluppare e testare soluzioni avanzate di mobilità che utilizzano tecnologie di guida cooperativa, autonoma e connessa. L'approccio di Torino privilegia la sperimentazione in condizioni reali e il coinvolgimento diretto di cittadini, imprese ed enti di ricerca. I tre dimostratori principali sono una navetta a guida autonoma, un Digital Twin della mobilità urbana e piccoli robot utilizzabili per le consegne a domicilio. Crediti immagine: Torinocitylab.it

Grazie al progetto ToMove a Torino, in piena città, su un normale circuito viario aperto anche al traffico privato, che si snoda attorno al Campus Einaudi e all'ospedale adiacente, da ottobre circola una navetta sperimentale a guida autonoma: i cittadini possono salire come su un qualsiasi mezzo pubblico (con la differenza che qui il servizio è su prenotazione e gratuito) e viaggiare lungo le cinque fermate coperte dal mezzo, basta prenotare sull’apposita app Wetaxi.