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Rigore perfetto

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Domenica 11 luglio, la data fatidica è arrivata. Si gioca la finale dei mondiali di calcio tra Olanda e Spagna. Dovesse finire come quattro anni fa, con i calci di rigore a decidere la vincitrice, per i calciatori che scenderanno in campo sarebbe utile leggere questa breve news. Perchè? Il motivo è semplice, per tirare un rigore occorre studiare.

Ma è veramente così difficile tirare un calcio di rigore? Cosa ci vuole a far passare un oggetto di poco più di 20 centimetri di diametro per una porta che misura 7 metri e 32 centimetri? Anzi, per volerla fare ancor più facile, cosa ci vuole a farla passare in 17,86 metri quadrati?

Tutti questi numeri sono stati utilizzati da Tim Cable, della John Moores University di Liverpool, per creare l'equazione del rigore perfetto. 

Il suo gruppo di ricerca ha studiato ore e ore di filmati ad alta definizione relativi ai calci di rigore per trovare la formula per il tiro imparabile.Secondo Cable, uno dei punti fondamentali del rigore perfetto è la velocità da imprimere al pallone. Deve essere di almeno 105 chilometri orari. Per raggiungere una simile velocità occorrono almeno 5-6 passi prima di raggiungere il pallone. Inoltre bisogna fare attenzione a come si colpisce la palla rispetto alla corsa, non superando l’angolo di tiro di più di 20-30 gradi. Ultimo punto fondamentale: il pallone deve essere calciato in un'area ben precisa, a mezzo metro di distanza tra la traversa e il palo. Non vi resta che provare.

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Nell'immagine: attività di archeologia sperimentale dimostrativa con cottura di una zuppa di lenticchie e una di roveja, con ceramiche riprodotte sperimentalmente sulla base dei reperti ceramici del villaggio dell’età del Bronzo di Via Ordiere a Solarolo (RA).

Pluridecennali ricerche sul campo, condotte da Maurizio Cattani, docente di Preistoria e Protostoria dell’Università di Bologna, e dal suo team, hanno permesso di riconoscere nell’Età del Bronzo il momento in cui si è definito un profondo legame tra la conoscenza del territorio e la sostenibilità della gestione delle sue risorse. Questa caratteristica ha infatti consentito alle comunità dell’epoca di prosperare, dando vita a villaggi sempre più stabili e duraturi nel corso del tempo.