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Energia per il XXI secolo

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La Terra è una piccola astronave che viaggia nell’infinità dell’universo: una capsula di vita in un’immensità di materia inanimata. E’ abitata da 6.8 miliardi di persone, che consumano le risorse della “stiva” (es. acqua, suolo, minerali) a ritmi ormai insostenibili. L’elevato tenore di vita raggiunto da milioni di individui in alcune parti del mondo è reso possibile grazie ad un incessante flusso di energia a basso costo sotto forma di carburanti ed elettricità, ottenuto principalmente dai combustibili fossili. Lo sfruttamento intensivo di queste risorse sta però minando la stabilità ambientale e climatica delle biosfera.

Di quante fonti primarie alternative ai fossili disponiamo? Essenzialmente quattro: elementi fissili presenti nella crosta terrestre (uranio), calore endogeno del sottosuolo, interazione gravitazione della Terra con la Luna e il Sole, radiazione solare. Quest’ultima è di gran lunga la più importante in quanto inesauribile, straordinariamente abbondante, ben distribuita, ma soprattutto “extraterrestre”: è l’unico contributo esterno che ci svincola dai limiti fisici dell’astronave Terra.

La produzione di elettricità da fissione nucleare rappresenta sulla carta un’opzione molto attraente: richiede una massa ridotta di combustibile, non emette CO2 in fase di produzione, genera piccoli volumi di scorie. Dopo oltre 50 anni di attività, tuttavia, il nucleare si è rivelata una tecnologia troppo costosa e molto difficile da gestire, battuta dalle ferree regole del libero mercato più che dalle battaglie ambientaliste. I problemi irrisolti, in particolare la gestione delle scorie e il rischio della proliferazione nucleare, superano i benefici. Il dibattito italiano sull’opportunità di ritorno al nucleare si sviluppa con desolante superficialità: molte contrapposizioni ideologiche, discutibili campagne pubblicitarie appoggiate da lobbies economiche e politiche trasversali, pochissimi numeri e fatti. In Germania invece non verranno costruite nuove centrali, vi è un piano di smantellamento per quelle esistenti e il paese punta su risparmio, efficienza e rinnovabili, dove è leader mondiale.

Il principale problema dell’energia solare è la bassa densità di potenza: l’immenso (ma diluito) flusso energetico solare deve essere concentrato per poter essere utilizzato con l’intensità necessaria. Questo richiede uno grande sforzo di ricerca in vari settori: nuovi materiali e processi, sistemi di accumulo, reti intelligenti, combustibili solari. Nel lungo termine, il perpetuarsi della civiltà moderna potrà essere garantito solo dall’abbondante disponibilità di risorse energetiche rinnovabili e dal massimo riciclo possibile della materia impiegata nella produzione di beni. Questo traguardo, ancora lontano, richiederà grande ingegno, senso di responsabilità e sobrietà a livello individuale e collettivo. Valori che abbiamo in parte smarrito nella civiltà del benessere e dell’illusione che la crescita economica possa crescere all’infinito in un mondo finito.


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L’Europa è impreparata per affrontare i rischi climatici

Alluvione

Sebbene l’Europa sia il continente che sta registrando i più rapidi aumenti delle temperature a livello globale, al momento è impreparata ad affrontarne le conseguenze. I rischi climatici minacciano molteplici ambiti: sicurezza energetica e alimentare, gli ecosistemi, le infrastrutture, le risorse idriche, la salute dei cittadini. Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente (AEA), molti di questi rischi hanno già raggiunto livelli critici, che potrebbero diventare catastrofici in assenza di interventi rapidi. Il report European Climate Risk Assessment (EUCRA) evidenzia come la combinazione tra i pericoli climatici e i pericoli non climatici accresca complessivamente i rischi economici, sociali e ambientali a cui la collettività è esposta. Inoltre, il report mette in luce i collegamenti tra diversi rischi e la loro capacità di diffondersi sia da un settore a un altro sia da una regione all’altra.

Photo by Kelly Sikkema on Unsplash

Il primo marzo scorso l’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) ha pubblicato i risultati della prima valutazione europea dei rischi climatici, European Climate Risk Assessment (EUCRA). Il report evidenzia che le politiche e gli interventi di adattamento adottate in Europa non procedono con la stessa rapidità con cui stanno evolvendo i rischi climatici.