Scoperto in una remota galassia un buco nero con massa equivalente a un miliardo di masse solari che sembra si stia allontanando a elevata velocità dalla regione centrale di quel sistema stellare.
La sua individuazione è stata possibile mettendo a confronto la posizione di centinaia di migliaia sorgenti cosmiche di radiazione X contenute nel Chandra Source Catalog con quella di milioni di galassie. Il lungo e delicato lavoro, pubblicato su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, è opera di Marianne Heida, studentessa dell'Università di Utrecht, e di un team di astronomi che l'hanno affiancata in quello che inizialmente doveva essere il suo progetto di ricerca annuale.
Normalmente ci si aspetta che buchi neri così massicci risiedano al centro delle galassie che li ospitano. Quel buco nero, invece, non solo è spostato rispetto alla regione centrale, ma secondo i ricercatori sta rinculando a forte velocità verso l'esterno della galassia. Questo fatto deporrebbe a favore dell'ipotesi che alla sua origine vi sia la fusione tra due buchi neri. Modelli computerizzati, infatti, suggeriscono che il buco nero appena formatosi a seguito di una simile fusione potrebbe essere caratterizzato da una elevata velocità di allontanamento il cui valore dipende unicamente dalla direzione e dall'intensità di rotazione dei buchi neri progenitori.
L'espulsione di un buco nero
prossimo articolo
Come cominciano i terremoti

Analizzando i primi secondi delle onde P, le prime a essere registrate dai sismometri durante un terremoto, un gruppo di ricercatori ha mostrato che è possibile stimare la magnitudo del terremoto. Il loro risultato si aggiunge al lungo dibattito sulla natura deterministica dei fenomeni di rottura all’origine dei terremoti e dunque sulla loro prevedibilità e ha implicazioni per i sistemi di allerta sismica precoce.
Nell'immagine due geologi dell'USGS misurano una rottura di faglia causata dai terremoti di Ridgecrest in California nel 2019. Foto di Ben Brooks/USGS (CC0).
È possibile prevedere la magnitudo di un terremoto osservando le onde sismiche nei loro primissimi istanti? Gli scienziati dibattono da decenni intorno a questa domanda, che è centrale per la progettazione dei sistemi di allerta sismica precoce.
Uno studio pubblicato recentemente da un gruppo di sismologi dell'Università di Napoli Federico II mostra che è possibile, analizzando circa 7000 mila onde sismiche relative a 200 terremoti avvenuti in tutto il mondo con magnitudo tra 4 e 9.