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Candidati onorevoli, e la scienza?

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Ugo Zatterin, storico moderatore delle tribune elettorali negli anni Settanta.

La campagna elettorale per le elezioni politiche del 4 marzo prossimo è entrata nel vivo, ma i temi della ricerca scientifica e dell’Università – pur riconosciuti elementi decisivi per lo sviluppo e quindi per il futuro di un Paese avanzato – sembrano del tutto estranei al dibattito elettorale italiano e stentano a conquistare le prime pagine dei giornali, contrariamente a quanto normalmente accade negli altri Paesi. Come cittadini consapevoli, vorremmo decidere chi votare sulla base di precise informazioni circa i programmi su questi temi delle diverse coalizioni e formazioni politiche che si affrontano. Per questo, abbiamo formulato sei semplici domande per i leader politici che si candidano a governare l’Italia nei prossimi cinque anni:

  1. Come pensate di aumentare il numero dei laureati italiani, assai esiguo rispetto alla media europea, garantendo al contempo standard elevati di qualità didattica?
  2. Come garantirete che le Università italiane siano finanziate sulla base del merito – premiando le più competitive a livello internazionale in fatto di ricerca, innovazione, didattica e terza missione – a fronte di un gap crescente tra Atenei delle diverse Regioni italiane e in particolare tra nord e sud del Paese?
  3. Che ne pensate della proposta di abolire i concorsi universitari, affidando alla responsabilità degli Atenei e a una rigorosa valutazione a posteriori (con severe sanzioni per chi non seleziona sulla base del merito) il reclutamento dei docenti e ricercatori come accade nei paese anglo-sassoni?
  4. Qual è la vostra posizione sulla possibile abolizione del valore legale del titolo di studio e sul passaggio a un regime di libera competizione tra Università?
  5. Come migliorereste l’efficienza amministrativa delle Università che oggi sono vincolate alle regole della Pubblica Amministrazione?
  6. Potreste tracciare l’identikit della figura ideale che vedreste come vostra Ministra o vostro Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca?

Cesare Montecucco
Tomaso Patarnello
Telmo Pievani
Maria B. Rasotto

Docenti dell’Università degli Studi di Padova

 


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La favola del taglio dei posti letto e degli ospedali in Italia

È di pochi giorni fa un appello del Forum delle Società Scientifiche dei Clinici Ospedalieri e Universitari Italiani, secondo cui «Si stima che, negli ospedali italiani, manchino almeno 100mila posti letto di degenza ordinaria e 12mila di terapia intensiva». Ma è giustificata quest'implicita richiesta? 
Le politiche di riduzione dei posti letto e degli ospedali sono iniziate già nel Piano Sanitario Nazionale 2003-2005, per trasferire al livello territoriale parte dei ricoveri e della loro durata. Molti altri paesi hanno meno posti letto rispetto all’Italia, che rimane nelle migliori posizioni quanto a vita attesa alla nascita, mortalità evitabile e indicatori di qualità dei servizi.

Crediti immagine: Levi Meir Clancy/Unsplash

Nei media generalisti, e purtroppo anche di settore, che si occupano di sanità pubblica in Italia, cioè praticamente tutti in questo periodo, si favoleggia del taglio dei posti letto ospedalieri e di interi ospedali in Italia. Basta usare come parole chiave “taglio posti letto in Italia” con qualunque motore di ricerca ed escono interventi degli ultimi giorni su Fanpage, la Stampa e Quotidiano Sanità.