fbpx L’India scommette sull’open science | Scienza in rete

L’India scommette sull’open science

Primary tabs

Read time: 2 mins

Passi avanti in India verso la strada dell’open science. Il Ministero della Scienza e Tecnologia indiano ha, infatti, appena annunciato che chiederà ai propri ricercatori di depositare le loro ricerche in archivi accessibili a tutti. Questa richiesta è indirizzata ai gruppi di ricerca che ricevono finanziamenti dal Dipartimento di Biotecnologie (DBT) e dal Dipartimento di Scienza e Tecnologia (DST), due delle maggiori agenzie scientifiche del paese.

Il numero complessivo delle persone impiegate nelle attività di ricerca e sviluppo in India è pari a circa 296.300 persone, di cui 41.200 donne (13.9%). Considerando che la popolazione dell’India raggiunge un miliardo di persone, in termini di numeri relativi questo si traduce in 262 ricercatori per un milione di abitanti. Gli scienziati indiani producono circa  il 2.16% delle pubblicazioni scientifiche (di cui il contributo indiano per il settore Agricoltura è pari a 7.4%, Matematica 2.2%, Scienze Chimiche 1.99%, Scienze della Terra 1.97% e Ingegneria 1.93%)

I ricercatori saranno tenuti a presentare i documenti in un repository entro 2 settimane dall’accettazione da parte di una rivista peer-reviewed, ma se la rivista richiede un embargo, il sistema non renderà disponibile lo studio fino al termine dello stesso. Il ministero manterrà una "central harvester" legato a ciascuno degli archivi istituzionali che verranno creati, questo permetterà agli utenti di cercare documenti attraverso l'intero sistema. Se un ente non ha ancora un proprio archivio, i ricercatori potranno utilizzare temporaneamente il repository centrale. La decisione è retroattiva: saranno resi “open” anche tutti gli studi prodotti dall'anno 2012.
Il ministero inoltre ha chiesto ai ricercatori di metadati e i materiali integrativi associati ai propri studi. “Abbiamo preso questa decisone – spiegano dal ministero – perché solo così si potrà valorizzare e migliorare la ricerca scientifica in India”.

Questo nuovo percorso prevede anche l’istituzione dell’ "Open Access Day" una giornata dedicata alla divulgazione e all’approfondimento dei risultati della ricerca made in India. La manifestazione quest’anno dovrebbe svolgersi in concomitanza con la Settimana Internazionale di Open Access, che nel 2015 è fissata dal 19 al 25 ottobre.

Autori: 
Sezioni: 
Indice: 
Open access

prossimo articolo

La Valle dei dinosauri ritrovata nel Parco dello Stelvio

parete di roccia

Nel cuore delle Alpi, a 2500 metri di quota, si conserva la memoria di un mondo perduto. Pareti quasi verticali di Dolomia Principale, un tipo di roccia sedimentaria, custodiscono migliaia di impronte lasciate 210 milioni di anni fa da dinosauri erbivori che camminavano lungo le rive di un mare tropicale ormai scomparso. Una scoperta eccezionale, avvenuta nel Parco Nazionale dello Stelvio, che apre una finestra senza precedenti sul Triassico europeo e sulla vita sociale dei primi grandi dinosauri.

Prima della formazione delle Alpi, qui esisteva un paesaggio incredibilmente differente. Immaginate una distesa tropicale pianeggiante, lambita dalle acque di un oceano poco profondo e ormai scomparso che oggi chiamiamo Tetide, con un clima che non aveva nulla a che vedere con le vette gelide di oggi. Proprio in questo luogo tanto diverso dall’attualità, 210 milioni di anni fa, il fango soffice ha registrato il passaggio di svariati giganti: si trattava di prosauropodi, dinosauri erbivori dal collo lungo, che si muovevano in branchi lungo le rive di un'antica piattaforma carbonatica.