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Riaccendiamo le centrali nucleari?

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Perchè dico sì al nucleare

Un tratto sempre più evidente della cultura e della politica in Italia è quello di “nascondere sotto il tappeto” – come si suol dire – i problemi impegnativi (che richiedono cioè competenza concreta sui fatti e sulle scelte).Molta politica campa sull’ignoranza: il problema energetico (ma non è il solo) è un banco di prova delle opinioni a briglia sciolta. Quando, alla fine di aprile del 1986, ci fu l’incidente del reattore nucleare RBMK 1000 di Cernobil, invano alcuni di noi tentarono di convincere qualche direttore di giornale nazionale che si poteva spiegare che quel tipo di impianti, moderato a grafite e raffreddato ad acqua, era termicamente instabile e perciò assolutamente proibito in tutto il mondo occidentale, che costruiva invece reattori ad acqua leggera, LWR o PWR (moderatore e refrigerante al tempo stesso).L’Urss non aveva fatto molti progressi tecnologici, non aveva adottato sistemi avanzati di sicurezza e per giunta utilizzava personale inaffidabile. Niente: i quotidiani si accontentarono di scrivere “nucleare” e “esplosione” senza spiegare che non si trattava certo del nucleare francese o americano e che l’esplosione era chimica e non nucleare. Fulgide carriere parlamentari e poi governative nacquero all’istante dal “no” gridato al momento giusto, accompagnato da descrizioni raccapriccianti.L’incidente americano di Three Miles Island, del 1979, non aveva avuto esiti letali. Ma possiamo solo dire che questo ridimensionò le bugie dell’epoca, aggiungendo comunque dubbi postumi alla pubblicà opinione. Perciò, il referendum che seguì fu interpretato come il rifiuto per sempre e non come la moratoria prevista; la centrale di Caorso fu chiusa, le competenze disperse, il documento Spaventa sul mantenimento di un “presidio” disatteso e nessuno osò più tornare sull’argomento perché il consenso popolare penalizzava troppo chi soltanto si fosse azzardato a nominare il problema. Ma il nostro vero problema resta l’incapacità di fare scelte strategiche che comportino la consapevolezza e il controllo del rischio.Ora, se soltanto avessimo il buon senso di rimetterci sulla strada di un nucleare che altrove ha continuato a progredire e con impianti già oggi accettabili (come gli EPR francesi) in meno di un decennio avremmo una situazione assai migliore per quanto riguarda la dipendenza energetica da paesi inaffidabili. Fino a poco fa, la nuova paura agitata riguardava le scorie: in un mare di equivoci, giocati sulla enorme durata di certi residui radioattivi confusa con l’alta attività, si paventava di rendere inabitabili pezzi del paese con depositi indesiderati. Ora, il diniego sembra dirottato su questioni di costo del combustibile, di quantità disponibili e quindi di prospettive temporali. Inanto, solerti giapponesi riescono a produrre uranio prendendolo dall’acqua dell’oceano: 3 milligrammi per tonnellata; ma sapete quant’acqua c’è sulla Terra? La gente fa fatica a capire che la resa energetica dell’Uranio è circa 1 milione di volte, per unità di peso, superiore a quella dei combustibili fossili. Le scorie, perciò, a parità di energia prodotta, sono 1 milione di volte inferiori in peso, 10 milioni di volte in volume tenendo conto della elevata densità dell’Uranio. Sono numeri che si trovano dovunque. Ciò che passa all’atmosfera è solo vapor d’acqua delle torri di raffreddamento e non gas serra. I depositi di scorie sono di dimensioni modeste e controllabili. La tecnologia nucleare richiede indubbiamente competenza e precauzioni: nessuno lo nega; ma non la soluzione di problemi insormontabili.Il cielo della Francia è pulito, anche i sistemi di riscaldamento (sotto i pavimenti delle case) e i condizionatori sono alimentati da elettricità pulita, e non insudiciano l’aria di città. Certo, le auto vanno ancora a benzina, ma per fare l’idrogeno ci vorrà elettricità.Da noi, c’è chi parla di carbone: forse non ha mai incontrato un cinese che non vede più il cielo a casa sua per le nubi nere che lo coprono (ma i cinesi stanno passando al nucleare). Non possiamo parlarne? Non possiamo convincere i direttori dei giornali che questa è una sfida inevitabile per il futuro? E che gli italiani hanno diritto a sapere il vero e il falso che c’è dietro un problema che ha imbavagliato la politica? Ciò non toglie che quello che più ci manca sia la ricerca: sul nucleare, ma anche sul solare, sull’eolico, come fanno in altri paesi in cui la ricerca è investimento e non voce a perdere della finanziaria.Non siamo mai stati così poveri come oggi, dopo la cancellazione di ogni prospettiva per le tecnologie avanzate.

Carlo Bernardini

 

Perché dico no al nucleare

Spesso si parla dell'energia nucleare come dell'unico rimedio per risolvere la crisi energetica. Questa convinzione è basata su alcuni miti che è facile sfatare.L'energia nucleare è in forte sviluppo in tutto il mondo. In realtà il numero di reattori nucleari non solo non è più aumentato negli ultimi 20 anni, ma si prevede che entro il 2015 ne entreranno in funzione circa 30 e dismessi più di 90.L'energia nucleare è economicamente conveniente. La realtà, rispecchiata dalle cifre sopra riportate, è che l'energia nucleare non sopravvive in un regime di libero mercato. Nessuna impresa privata è disposta ad investire in un settore caratterizzato da elevato rischio di impresa, con altissimi investimenti e lunghi tempi di ritorno economico. Il costo di una centrale nucleare si aggira, in partenza, sui 5 miliardi di euro e il tempo per la sua messa in opera è di circa 10 anni. In realtà sia i costi che i tempi sono inesorabilmente destinati ad aumentare in corso d'opera, come dimostra anche il caso della centrale attualmente in costruzione in Finlandia. Alla fine del suo ciclo ogni centrale deve poi essere smantellata, con costi difficilmente valutabile e in ogni caso lasciati in eredità alle prossime generazioni.Le centrali nucleari sono sicure ed il problema delle scorie radioattive è risolto. Nessuno mette in dubbio che le nuove centrali abbiano un elevato grado di sicurezza, ma l'errore è sempre in agguato e un incidente o un atto di sabotaggio possono avere conseguenze disastrose. C'è poi il problema delle scorie. Negli Stati Uniti, la nazione tecnologicamente più avanzata, si lavora da più di 30 anni per realizzare un deposito permanente dove collocare le scorie che sono radioattive per 10.000-100.000 anni. Dopo aver speso di più di 60 miliardi di dollari, sembra ormai certo che il deposito non verrà mai messo in opera e che quindi le scorie rimarranno in contenitori in cemento nei pressi delle centrali, in eredità alle prossime generazioni (C&EN, 5 maggio 2008).Le scorie possono essere facilmente riciclate per ottenere nuovo combustibile. A parte i costi economici di tali operazioni, mai resi noti, riprocessare il combustibile comporta grandi rischi per la proliferazione di ordigni nucleari (C&EN, 27 marzo 2006, Nature, 2 febbraio 2006).Non bisogna confondere il nucleare civile con quello militare. Questa affermazione è smentita non solo dalle riviste scientifiche (Science, 9 febbraio 2007), ma anche dalla cronaca quotidiana (caso Iran). Di fatto la stessa tecnologia può essere usata per produrre combustibile oppure bombe nucleari.L'energia nucleare permetterà di risolvere l'attuale crisi energetica. L'energia nucleare oggi rappresenta il 15% della produzione elettrica mondiale ed il 6% dell'energia primaria complessiva. Affinché possa giocare un ruolo rilevante nel sistema energetico mondiale da qui al 2050 bisognerebbe costruire circa 2500 centrali da 1000 MW ciascuna, ovvero una la settimana da qui al 2050. Uno scenario del tutto irrealistico.L'uranio ci libererà dalla schiavitù del petrolio. Tra i primi 15 detentori di risorse di uranio nel mondo non vi è un solo paese dell'Unione Europea, cosa che rende del tutto infondate le speranze di chi vede il nucleare come una strada verso l'autosufficienza energetica europea (o addirittura italiana!). Il prezzo dell'uranio è salito di oltre 7 volte dal 2002 al 2007, molto più del petrolio.L'energia nucleare permetterà lo sviluppo dei paesi più arretrati. La tecnologia nucleare è molto complessa e, anche per il timore della proliferazione delle armi nucleari, non verrà mai trasferita ai paesi sottosviluppati. In questi paesi l'energia nucleare verrà sviluppata e rimarrà nelle mani delle nazioni più avanzate, che di fatto colonizzerranno le nazioni più povere. Oltre che complicare le relazioni fra gli stati, lo sviluppo dell'energia nucleare aumenterà la disuguaglianza fra le nazioni.In Italia il costo dell'energia elettrica è elevato poiché non abbiamo centrali nucleari. Il costo dell'elettricità in Italia è più alto della media europea per ragioni strutturali (scarsa concorrenza, voci tariffarie che includono le quote per lo smantellamento delle vecchie centrali nucleari, la "truffa" del CIP6, i meccanismi della borsa elettrica). Nuove centrali nucleari non entrerebbero in opera prima di 10-15 anni, quando il sistema elettrico mondiale sarà ormai orientato verso la decentralizzazione della produzione.

Vincenzo Balzani

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