Tutte le cellule del nostro corpo hanno lo
stesso genoma, e se alcune di queste cellule si differenziano in neuroni, altri
come epatociti e altri ancora in linfociti è soltanto perché vengono attivati o
silenziati un diverso insieme di geni.
Un consorzio di 250 scienziati provenienti da 20 paesi ha appena presentato 18
lavori, due dei quali pubblicati su Nature,
che descrivono in modo dettagliato il funzionamento dei geni delle principali
cellule del corpo e dei tessuti umani.
La mappa realizzata è il risultato di sforzi concertati nell'ambito del progetto FANTOM
5 (Functional Annotation of the
Mammalian Genome ). "Ora, per la prima volta, siamo in grado di
individuare le regioni del genoma che si attivano durante una malattia o in
condizioni normali" ha spiegato Winston
Hide, della Harvard School of Public Health.
Il progetto, guidato dall’istituto giapponese Riken Yokohama Institute, ha scoperto come il 95% dei nostri geni
umani vengono accesi e spenti.
I risultati sono arrivati grazie all’utilizzo di una nuova tecnologia chiamata Cap
Analysis of Gene Expression (CAGE).
Finora era possibile mappare solo
gli enhancer in una manciata di tipi di
cellule. Grazie al CAGE invece, i ricercatori sono riusciti a mappare l'attività di 180.000
promotori e 44.000 enhancer e, in molti casi, hanno
scoperto che sono collegati a specifici tipi cellulari.
Gli scienziati hanno
scoperto inoltre, che molte delle mutazioni collegate a malattie sono collegate
proprio all’interno della sequenza enhancer. "Ora abbiamo la chiave pere. Questo nuovo atlante ci
indica le posizioni esatte per cercare le varianti genetiche e per prestringere i geni coinvolti in malattie specifiche", ha sottolineato
Hide.
Ecco il primo atlante dei geni
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La Valle dei dinosauri ritrovata nel Parco dello Stelvio

Nel cuore delle Alpi, a 2500 metri di quota, si conserva la memoria di un mondo perduto. Pareti quasi verticali di Dolomia Principale, un tipo di roccia sedimentaria, custodiscono migliaia di impronte lasciate 210 milioni di anni fa da dinosauri erbivori che camminavano lungo le rive di un mare tropicale ormai scomparso. Una scoperta eccezionale, avvenuta nel Parco Nazionale dello Stelvio, che apre una finestra senza precedenti sul Triassico europeo e sulla vita sociale dei primi grandi dinosauri.
Prima della formazione delle Alpi, qui esisteva un paesaggio incredibilmente differente. Immaginate una distesa tropicale pianeggiante, lambita dalle acque di un oceano poco profondo e ormai scomparso che oggi chiamiamo Tetide, con un clima che non aveva nulla a che vedere con le vette gelide di oggi. Proprio in questo luogo tanto diverso dall’attualità, 210 milioni di anni fa, il fango soffice ha registrato il passaggio di svariati giganti: si trattava di prosauropodi, dinosauri erbivori dal collo lungo, che si muovevano in branchi lungo le rive di un'antica piattaforma carbonatica.