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Luigi Luca Cavalli Sforza

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Luigi Luca Cavalli Sforza (Genova, 1922 – Belluno, 2018) ha studiato da ragazzo nella città natale, frequentando il liceo cittadino ma diplomandosi da privatista. Inizia gli studi di biologia a Torino, seguendo le lezioni di Giuseppe Levi, il maestro dei tre futuri premi Nobel Salvatore (Salvador) Luria, Renato Dulbecco e Rita Levi Montalcini. Nel 1939, tuttavia, Levi a causa delle leggi razziali deve abbandonare la cattedra e Luigi Luca Cavalli Sforza si trasferisce al Collegio Ghislieri di Pavia, dove si laurea nel 1944. È ancora studente quando conosce Adriano Buzzati Traverso e inizia a collaborare con lui in ricerche sperimentali su popolazioni della Drosophila, il moscerino della frutta che è considerato un organismo modello di grande interesse per i genetisti. Con Buzzati e Niccolò Visconti, Cavalli Sforza inizia lo studio anche della genetica dei batteri. 

Il sodalizio si scioglie qualche tempo dopo. Nel 1948 Luigi Luca va a studiare in Gran Bretagna, a Cambridge, dove lavora per due anni con Ronald A. Fischer, considerato uno dei genetisti più bravi di quel periodo, occupandosi di scambi genetici tra batteri.

Nel 1950 torna in Italia e assume la direzione dell’Istituto Sieroterapico Milanese, occupandosi sia di farmacologia che di genetica dei batteri. Nel 1951 si sposta a Parma e inizia a interessarsi di genetica delle popolazioni umane. I primi studi partono dalla ricostruzione degli alberi genealogici di un paesino, Riana, effettuati attraverso l’analisi degli archivi parrocchiali e proseguono poi nell’analisi genetica delle popolazioni della val di Parma e, negli anni, di diverse popolazioni italiane e africane. Gli interessi si spostano sempre più sullo studio pionieristico del rapporto tra genetica ed evoluzione culturale dell’uomo.

Nel 1971 si trasferisce negli Stati Uniti, a Stanford, e in collaborazione con l'archeologo Albert Ammerman si occupa della diffusione culturale nel neolitico, usando i dati genetici da integrare alle prove archeologiche. Negli anni Ottanta e Novanta, coniugando genetica e linguistica e considerando gli elementi del linguaggio soggetti a molte influenze comuni a quelle cui sono sottoposti i geni, ricostruisce una mappa storica delle migrazioni umane. I risultati principali di questo lavoro sono contenuti in due monografie: "The History and Geography of Human Genes" (1993, con Alberto Piazza e Paolo Menozzi), e "Geni, Popoli e Lingue" (1996).

Sono lavori importanti che corroborano il modello dell’out of Africa nella ricostruzione della storia dell’uomo e dimostrano la grande continuità genetica delle popolazioni umane.

Negli ultimi anni, col figlio Francesco, svolge un’intensa attività di comunicazione pubblica della scienza.

I gruppi che formano la popolazione umana non sono nettamente separati, ma costituiscono un continuum. Le differenze nei geni all’interno di gruppi accomunati da alcune caratteristiche fisiche visibili sono pressoché identiche a quelle tra i vari gruppi e inoltre le differenze tra singoli individui sono più importanti di quelle che si vedono fra gruppi razziali. (...) La parola razza stava a significare un sottogruppo di una specie distinguibile da altri sottogruppi della stessa specie. Ma la distinguibilità è inapplicabile nella specie umana perché qualunque sottogruppo, anche un villaggio, è in media distinguibile da un altro, almeno in teoria, senza che ne derivi una gerarchia chiara che permetta di distinguerli. Le migrazioni frequentissime hanno creato una continuità genetica quasi perfetta (Luigi Luca Cavalli Sforza)

Intervista a Luca Cavalli Sforza