In prospettiva avremo (forse) robot umanoidi capaci di sviluppare, o almeno di simulare, un’empatia verso gli umani. Qualcuno pensa già a un’etica dei robot che va ben oltre quella rudimentale abbozzata da Asimov. Per adesso i termini della questione sono diversi e molto più concreti. L’allungamento della vita media e l’esigenza di ridurre i tempi di ricovero sono due dei molti fattori che concorrono ad aumentare la richiesta di prestazioni riabilitative: e qui l’automazione può svolgere un ruolo importante. La società e la scienza stanno dialogando per definire e progettare macchine che aiuteranno i fisioterapisti nella riabilitazione. Da una parte avremo l'offerta, i robot: macchine spersonalizzate da una ripetizione continua di movimenti e da una completa assenza di partecipazione. Dall'altra parte avremo la richiesta, la riabilitazione: un termine che comprende il “prendersi cura”, atteggiamento inseparabile da doti umane come motivazione, partecipazione, apprendimento. Come saranno i robot che ci aiuteranno a coltivare la nostra neuroplasticità per ricavarne il maggior beneficio possibile?