Grazie ai dati raccolti in questi anni dall'osservatorio orbitante Swift, un team di astronomi ha avuto una sostanziale conferma dell'esistenza di un gran numero di nuclei galattici attivi finora sfuggiti all'osservazione.
La scoperta potrebbe finalmente dare una risposta plausibile all'esistenza di quell'alone diffuso di radiazione X rilevabile in cielo in ogni direzione. Il sospetto che alla sua origine ci potessero essere i giganteschi buchi neri (cento milioni di masse solari) che alimentano i nuclei galattici attivi era molto forte, ma mancavano le prove.
Davide Burlon (Max-Planck-Institut für Extraterrestrische Physik) e i suoi collaboratori hanno dunque preso in esame tre anni di dati raccolti dallo strumento BAT (Burst Alert Telescope) a bordo di Swift. Dopo aver eliminato le sorgenti troppo vicine al piano della nostra galassia e quelle che mostravano chiaramente un energetico getto di particelle, hanno indagato più a fondo sulle circa 200 galassie attive che restavano in gioco.
La conclusione, pubblicata su Astrophysical Journal, è che le galassie che riusciamo a osservare sono solamente quelle in cui, per il favorevole orientamento, l'emissione riesce a eludere la barriera costituita dalla spessa coltre di polvere che avvolge il buco nero. Questo, però, comporta che ve ne debbano essere anche molte altre precluse alla nostra osservazione, una popolazione valutabile in circa il 20-30 per cento del totale.
Il numero di galassie attive, insomma, sarebbe sottostimato e se la nuova stima fosse valida anche nell'universo più distante e più giovane, il numero di nuclei attivi sarebbe sufficiente per spiegare il fondo di radiazione X.
