fbpx Perché il "sexual mind control" è raro in natura? | Scienza in rete

Perché il "sexual mind control" è raro in natura?

Primary tabs

Read time: 2 mins

I parassiti non solo provocano infezioni sgradevoli, ma come gli illusionisti possono entrare nella mente dei loro ospiti. L’esempio classico è quello del Cordyceps unilateralis, un fungo che infetta alcune specie di formiche.
Quando il fungo è pronto per la sporazione entra nel cervello della formica e la costringe ad arrampicarsi verso l’alto. Arrivata abbastanza in alto su un albero la formica infilza la propria mandibola su un ramo e rimane fissata lì.
Nel frattempo il fungo cresce all’interno del suo corpo fino a che non esce fuori e poi esplode per disperdere nel vento le spore. Strategie ingegnose, la logica porterebbe a pensare che i parassiti sessualmente trasmissibili adottino tecniche per aumentare il rapporti sessuali nei loro ospiti.
Ma in natura ci sono pochissimi esempi, ora uno studio pubblicato sul Journal of Theoretical Biology cerca di spiegare il perché.

Gli autori di questo studio sono Ludek Berec dell'Accademia delle Scienze Ceca e il matematico Daniel Maxin dell’University of Indiana, che hanno messo a punto dei modelli matematici. Hanno creato due ceppi di un ipotetica specie parassita: un "antenato", che non stimola i suoi ospiti ha ad avere un numero maggiore di rapporti sessuali e un "mutante" che invece opera in quella direzione. Poi hanno introdotto i due ceppi in un ospite. Ogni volta che il ceppo mutante si  estingueva veniva sostituito con un mutante che stimolava di più la vita sessuale dell’ospite.
Nella gran parte delle simulazioni, i mutanti non si sono evoluti verso un controllo maggiore della sessualità dell’ospite anzi perdevano la loro influenza.
I ricercatori hanno ipotizzato che questa tattica non funziona perché costa troppa energia per il parassita e provoca troppi danni all’ospite. L’ospite si potrebbe concentrare solo sul sesso perdendo troppo tempo a scapito della ricerca di cibo e acqua. Un parassita, invece, nel tentativo di alterare il desiderio sessuale del suo ospite, potrebbe spendere molta energia per il pompaggio di potenti ormoni.
"I risultati aiuteranno gli epidemiologi a comprendere meglio come le malattie sessualmente trasmissibili si diffondono", ha spiegato il biologo evoluzionista Patrick Abate dell’University of Nashville.

Autori: 
Sezioni: 
Biologia

prossimo articolo

La Valle dei dinosauri ritrovata nel Parco dello Stelvio

parete di roccia

Nel cuore delle Alpi, a 2500 metri di quota, si conserva la memoria di un mondo perduto. Pareti quasi verticali di Dolomia Principale, un tipo di roccia sedimentaria, custodiscono migliaia di impronte lasciate 210 milioni di anni fa da dinosauri erbivori che camminavano lungo le rive di un mare tropicale ormai scomparso. Una scoperta eccezionale, avvenuta nel Parco Nazionale dello Stelvio, che apre una finestra senza precedenti sul Triassico europeo e sulla vita sociale dei primi grandi dinosauri.

Prima della formazione delle Alpi, qui esisteva un paesaggio incredibilmente differente. Immaginate una distesa tropicale pianeggiante, lambita dalle acque di un oceano poco profondo e ormai scomparso che oggi chiamiamo Tetide, con un clima che non aveva nulla a che vedere con le vette gelide di oggi. Proprio in questo luogo tanto diverso dall’attualità, 210 milioni di anni fa, il fango soffice ha registrato il passaggio di svariati giganti: si trattava di prosauropodi, dinosauri erbivori dal collo lungo, che si muovevano in branchi lungo le rive di un'antica piattaforma carbonatica.