fbpx Miniere d'asteroidi | Scienza in rete

Miniere d'asteroidi

Primary tabs

Read time: 2 mins

Nei giorni scorsi una società americana ha ufficialmente dichiarato la sua intenzione di concretizzare al più presto l'idea di uno sfruttamento minerario degli asteroidi: le miniere celesti si avviano dunque a diventare realtà.

A dare il via alla rivoluzionaria corsa alle ricchezze spaziali è la Planetary Resources, un'impresa privata con quartier generale a Bellevue, nello stato di Washington, fondata da Eric Anderson e Peter Diamandis e conosciuta finora con il nome di Arkid Astronautics. Stando a quanto dichiarato e alla potenziale copertura economica garantita dai sostenitori della società, non siamo affatto in presenza di una boutade. La Planerary Resources sembra veramente intenzionata a fare ciò che dice e ha già pianificato le possibili tappe intermedie di questa sfida spaziale.

Ma cosa possiamo ricavare da un asteroide? Dimentichiamoci l'idea cara alla fantascienza di improbabili nuovi elementi chimici o di fantasiose riserve energetiche: gli asteroidi sono fatti degli stessi materiali di cui è composta la Terra. Gli elementi più preziosi – e non pensiamo solamente all'oro, ma soprattutto a quelli più appetibili per le nuove tecnologie – qui da noi sono sprofondati nelle viscere del pianeta e quelli che estraiamo dal suo guscio più superficiale ci sono stati portati dagli asteroidi. Secondo le stime di alcuni planetologi, un asteroide di 500 metri ricco di platino potrebbe contenere una quantità di metalli del gruppo del platino equivalente a quanto estratto finora dalle miniere terrestri. Non parliamo poi della disponibilità di acqua, elemento chiave nell'ottica dell'esplorazione spaziale. Acqua che non solo è indispensabile alla vita dei coloni spaziali, ma che può trasformarsi in altrettanto pregiate riserve di ossigeno e di propellente per le astronavi.

Il primo passo dichiarato dalla Planetary Resources è il lancio di piccole sonde spaziali verso i potenziali obiettivi in modo da acquisire il maggior numero possibile di informazioni. La nuova corsa all'oro spaziale, insomma, è ormai alle porte.

Planetary Resources

Autori: 
Sezioni: 
Spazio

prossimo articolo

Finalmente in campo le prime piantine di riso TEA di Brambilla e Fornara

Giornata storica il 13 maggio: Vittoria Brambilla e Fabio Fornara di Unimi hanno messo a dimora le prime piantine di riso geneticamente editate TEA (tecniche CRISPR di evoluzione assistita) per resistere a parassiti come il brusone senza usare fitofarmaci, nella campagna pavese di Mezzana Bigli. Si tratta di una sperimentazione, ma in campo aperto, il primo consentito in Italia. Il permesso è fino a fine anno, ma prorogabile in attesa delle nuove regole europee. All'evento erano presenti una piccola folla di amici delle biotecnologie, tra cui spiccano la senatrice a vita Elena Cattaneo e Marco Cappato dell’associazione Luca Coscioni. Era presente anche la giornalista Anna Meldolesi, che firma l'articolo, e il ricercatore CNR Roberto Defez, nella foto insieme a Vittoria Brambilla. Credito foto: Associazione Luca Coscioni.

La rete delimita ventotto metri quadrati di nudo terreno, in mezzo alla campagna pavese. Al suo interno si muove una decina di ricercatrici e ricercatori dell’Università di Milano. Il computer portatile appoggiato a terra mostra lo schema delle parcelle. Un metro viene srotolato per segnare le coordinate sulle zolle.