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Un incontro sul (difficile) rapporto fra scienza e industria

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“Scienza e industria. Ricerca e innovazione in biomedicina”. Con questo titolo il Gruppo 2003 ha organizzato un incontro il 27 novembre presso l'Università Bocconi mettendo il tema del nodo del trasferimento in clinica e in prodotti industriali della ricerca medica di base. Un passaggio, com'è noto, complesso e irto di difficoltà e inerzie che di fatto impediscono in Italia di dare pieno seguito industriale alleimpotanti ricerche pure nel nostro paese continuano a svolgersi.

In tutto il mondo vengono sviluppate strategie ad hoc allo scopo di accompagnare e favorire il trasferimento della ricerca biomedica nell’attraversamento di questa “Death Valley”. Nel nostro Paese il collo di bottiglia è patologicamente ristretto. Ad esempio, fatta 100% la Germania, l’Italia è al 75% per la voce ricerca fondamentale (quali le citazioni scientifiche), mentre è solo al 19% per la voce trasferimento (quello costituito dai brevetti).

Alla radice di questo grande limite del sistema Paese vi sono fattori diversi, di tipo culturale e strutturale, che hanno a che fare con i meccanismi di valorizzazione della ricerca accademica, la struttura industriale del paese e i meccanismi fuorvianti di promozione dell’interazione accademia-industria da parte di strutture pubbliche.

L’incontro del 27 novembre – che vedrà fra i relatori Tito Boeri, Giovanni Dosi, Alberto Mantovani, Luigi Nicolais, Riccardo Patacchini, Rino Rappuoli e Alessandro Sidoli - si propone di approfondire i motivi della difficoltà di dialogo fra ricerca di base e trasferimento clinico e industriale nel settore biomedico, proponendo soluzioni, ove possibile, concrete.

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Ritratto di Feyerabend

Ricorre quest’anno il centenario della nascita di Paul Feyerabend, filosofo della scienza, noto in particolare per il saggio Contro il metodo. Abbozzo di una teoria anarchica della conoscenza, di cui il 16 aprile è in uscita una nuova edizione per Feltrinelli, a cura di Luca Guzzardi. Gli abbiamo chiesto di aiutarci a contestualizzare la visione di Feyerabend, che con il motto "tutto va bene" sottopone a una serrata critica i cinquant’anni di filosofia della scienza a lui precedenti, a partire da Karl Popper. Non una posizione “contro la ragione”, ma un monito a vigilare su qualsiasi concezione e metodo che voglia, magari subdolamente, prendere il sopravvento, e un invito a non lasciarsi governare dai loro cantori.

Crediti immagine: Grazia Borrini-Feyerabend, Wikimedia Commons

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