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Il razzo allarga il buco

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A quanto pare anche la corsa allo spazio può seriamente minacciare il prezioso guscio di ozono che protegge gli abitanti della Terra dalla nociva radiazione ultravioletta proveniente dal Sole. Una recente analisi compiuta da ricercatori dell'Università del Colorado e della Embry-Riddle Aeronautic University ha infatti indicato come la mancanza di una rigida regolamentazione dei lanci spaziali nel prossimo futuro potrebbe arrecare danni ancora più gravi di quelli attribuiti ai famigerati clorofluorocarburi (CFC). Ricordiamo che fu proprio la scoperta del ruolo dei CFC che nel 1987 indusse le nazioni a sottoscrivere il Protocollo di Montreal che decretava la messa al bando di quei diffusissimi composti chimici.

"Una manciata di lanci degli space shuttle della NASA - sottolinea Darin Toohey (University of Colorado), uno degli autori dello studio - libera nella stratosfera una quantità di sostanze dannose per l'ozono superiore a quella proveniente da un anno di impiego negli Stati Uniti di CFC negli inalatori per la cura dell'asma e attualmente messi al bando".

Con il notevole incremento dell'industria spaziale previsto per i prossimi anni dalle analisi di mercato, insomma, non è certo il caso di far finta di nulla

Fonte: University of Colorado

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Il progetto  Onfoods in prehistory ha voluto comprendere e ricostruire l’eredità di una agricoltura sostenibile nata nella preistoria, migliaia di anni, fa e in grado oggi di rappresentare un modello di riferimento. E lo ha fatto con particolare attenzione alla condivisione di questi valori con un pubblico più ampio possibile, sottolineando quanto si può imparare dalla ricerca archeologica e dalle comunità dell’età del Bronzo in termini di alimentazione sostenibile. Ce ne parla il gruppo di ricerca che ha portato avanti il progetto.

Nell'immagine: attività di archeologia sperimentale dimostrativa con cottura di una zuppa di lenticchie e una di roveja, con ceramiche riprodotte sperimentalmente sulla base dei reperti ceramici del villaggio dell’età del Bronzo di Via Ordiere a Solarolo (RA).

Pluridecennali ricerche sul campo, condotte da Maurizio Cattani, docente di Preistoria e Protostoria dell’Università di Bologna, e dal suo team, hanno permesso di riconoscere nell’Età del Bronzo il momento in cui si è definito un profondo legame tra la conoscenza del territorio e la sostenibilità della gestione delle sue risorse. Questa caratteristica ha infatti consentito alle comunità dell’epoca di prosperare, dando vita a villaggi sempre più stabili e duraturi nel corso del tempo.