Quand'è che i nostri antenati cominciarono a controllare e utilizzare il fuoco? Una domanda alla quale sembra proprio che l'archeologia e la biologia evolutiva diano due risposte ben differenti.
In uno studio archeologico pubblicato su PNAS, Wil Roebroeks (Leiden
University) e Paola Villa (University of Colorado Museum) hanno
passato al setaccio 141 siti archeologici europei risalenti a un
periodo compreso tra 1,2 milioni e 35 mila anni fa con l'intento di
determinare quando il fuoco divenne una presenza abituale negli
insediamenti dei nostri antenati. La conclusione alla quale giungono
i due ricercatori è che non si trovano tracce certe di una simile
presenza prima di 400 mila anni fa.
Il dato, però, è piuttosto
problematico. Risulta infatti molto complicato combinare questa
mancanza del fuoco con il rigido clima di regioni – come ad esempio
l'Inghilterra – in cui si sono trovate evidenze archeologiche di
insediamenti umani risalenti a 800 mila anni or sono. Ma non è
questo l'unico dubbio.
L'antropologo Richard Wrangham, autore di Catching fire: how cooking made us uman, sostiene che lo studio dell'evoluzione della fisiologia umana indicherebbe che gli ominidi iniziarono a utilizzare il fuoco quasi due milioni di anni fa. Il passaggio a un regime alimentare con cibi cotti fu in grado di esercitare un notevole effetto sul cammino evolutivo umano. Secondo Wrangham non esisterebbe invece nessuna evidenza che tale effetto iniziò a manifestarsi intorno a 400 mila anni fa.
Il braccio di ferro tra biologia evolutiva e archeologia, insomma, è in pieno svolgimento.
