fbpx La diffusione dei geni | Scienza in rete

La diffusione dei geni

Primary tabs

Read time: 2 mins

Il parere di Luis Antonio Barreto de Castro su Nature di settembre chiarisce una volta per tutte che i geni di mais GM (Genetically Modified), cotone e canola, sicuramente si trasferiscono nelle varietà coltivate no GM della stessa specie o nei loro parenti selvatici nel caso di canola e cotone. In Brasile del resto gli agricoltori per decadi hanno lottato per ridurre la contaminazione del riso coltivato dal riso rosso selvatico a conferma dello scambio di geni tra piante della stessa specie.

Invece sembra meno probabile la diffusione rapida di insetti resistenti al transgene tra le popolazioni selvatiche nei campi di colture GM come risulta dal lavoro pubblicato recentemente da Yang e collaboratori. Barreto de Castro fa pero' notare che gli studi dei ricercatori cinesi sono stati condotti su piccole parcelle che spesso non rispecchiano le condizioni di pieno campo. Il problema e' quindi identificare le metodologie adatte per valutare gli effetti delle piante modificate geneticamente sull'ambiente.

Nel 2004 un report pubblicato dall'Accademia Nazionale di Scienza degli Stati Uniti proponeva lo sviluppo di un metodo biologico di confinamento per impedire il flusso di geni prima della commercializzazione di alcune piante GM. La tecnica sarebbe stata sviluppata in 5-10 anni e cosi' la proposta non fu mai adottata. Esperimenti su scala piu' ampia, adottati per il rilascio di colture GM in diversi stati europei, non sono adatti per i paesi tropicali. L'ambiente che caratterizza tali aree e' infatti estremamente complesso ecologicamente e richiederebbe un numero di esperimenti e anni eccessivi, i costi sarebbero inaccessibili.

Una risposta convincente arriva dal workshop organizzato qualche anno fa dall'Accademia Nazionale di Scienza sul monitoroggio ecologico degli organismi GM commercializzati in cui a fine lavori si conclude che avremo delle risposte attendibili solo dopo il monitoraggio delle piante GM rilasciate nell'ambiente dal 1995, quindi attraverso un'indagine a lungo termine e su ampia scala. Questa metodologia ci permettera' finalmente di stabilire i potenziali danni delle piante transgeniche ma potra' anche rivelarne gli effetti benefici.

Luis Antonio Barreto de Castro e' membro dell'Accademia delle Scienze brasiliana. (AG)


 

 



Autori: 
Sezioni: 
Dossier: 
OGM

prossimo articolo

Ostacolare la scienza senza giovare agli animali: i divieti italiani alla sperimentazione

sagoma di macaco e cane

Divieto di usare gli animali per studi su xenotrapianti e sostanze d’abuso, divieto di allevare cani e primati per la sperimentazione. Sono norme aggiuntive rispetto a quanto previsto dalla Direttiva UE per la protezione degli animali usati a fini scientifici, inserite nella legge italiana ormai dieci anni fa. La recente proposta di abolizione di questi divieti, penalizzanti per la ricerca italiana, è stata ritirata dopo le proteste degli attivisti per i diritti degli animali, lasciando in sospeso un dibattito che tocca tanto l'avanzamento scientifico quanto i principi etici e che poco sembra avere a che fare con il benessere animale.

Da dieci anni, ormai, tre divieti pesano sul mondo della ricerca scientifica italiana. Divieti che non sembrano avere ragioni scientifiche, né etiche, e che la scorsa settimana avrebbero potuto essere definitivamente eliminati. Ma così non è stato: alla vigilia della votazione dell’emendamento, inserito del decreto Salva infrazioni, che ne avrebbe determinato l’abolizione, l’emendamento stesso è stato ritirato. La ragione?