L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e Sogin si impegnano, con un accordo sottoscritto lo scorso 7 novembre, nella realizzazione di un sistema tecnologico per il monitoraggio, in tempo reale, dei rifiuti radioattivi.
Vengono definiti rifiuti radioattivi tutti i materiali che emettono radiazioni e che non possono essere riutilizzati, né riciclati. Gli scarti dei processi dell’industria nucleare producono radiazioni di diverso tipo, con potenziali effetti nocivi per l’ambiente e la salute dell’uomo, in un lasso di tempo variabile statisticamente da pochi istanti a diversi milioni di anni (l’intensità della radiazione è comunque per sua natura decrescente, per il fenomeno deldecadimento radioattivo). La Guida Tecnica n. 26, emanata nel 1987 dall’ENEA-DISP (attualmente ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), ha classificato i rifiuti radioattivi in tre categorie*. Secondo l’ultimo inventario realizzato dall’ISPRA, nel nostro Paese sono presenti circa 26.000 metri cubi di rifiuti di II categoria e 1.500 metri cubi di III categoria. A questi si sommano i rifiuti radioattivi di III categoria, che torneranno sul territorio nazionale solo dopo il ritrattamento effettuato all’estero del combustibile esausto proveniente dagli impianti, e quelli di II categoria risultanti dalle attività di smantellamento dalle centrali nucleari dismessi.
Per ridurne la pericolosità, i rifiuti radioattivi vengono sottoposti a procedure di condizionamento e smaltimento in depositi speciali definitivi. Prima del loro stoccaggio in siti di sicurezza, risulta però fondamentale una fase di monitoraggio e diagnostica, per stabilire e tracciare i precisi livelli di emissione e la pericolosità associata. Questo progetto promosso da INFN e Sogin, di durata biennale, si concentrerà in particolare nella messa a punto di una rete di fibre scintillanti in plastica che, se colpite da radiazione gamma, emettono una luce che viene rilevata da fotomoltiplicatori al silicio, posti alle due estremità delle fibre. Il segnale viene quindi digitalizzato e inviato a un calcolatore che ne elabora in modo analitico il segnale: il DMNR (Detector Mesh for Nuclear Repositories), che consentirà di disporre di una nuova metodologia nella gestione dei rifiuti radioattivi.
La collaborazione, siglata da Ferdando Ferroni (presidente INFN) e Giuseppe Nucci (Amministratore delgato di Sogin) rientra nel programma di decomissioning e di gestione e messa in sicurezza di questa tipologia di rifiuti, nell’ambito di attività di cooperazione con Enti e Istituzioni di carattere internazionale, con una prima fase sperimentale prevista con il coinvolgimento dei referenti del sud italia dei due soggetti (laboratori di ricerca dell’INFN e la centrale di Sogin, con sede a Garigliano in provincia di Caserta, per la realizzazione dei rilevatori di radiazioni). L’INFN ha intanto già sviluppato negli ultimi due anni i prototipi di questi rivelatori, nell’ambito del progetto strategico INFN-Energia.
“L’accordo – ha dichiarato l’Amministratore Delegato di Sogin, Ing. Giuseppe Nucci– conferma l’impegno di Sogin nel promuovere e sostenere, sia a livello nazionale che internazionale, l’innovazione tecnologica nel campo del decommissioning e della gestione dei rifiuti radioattivi per migliorare continuamente l’efficienza e l’efficacia delle nostre attività. Quest’accordo – ha spiegato Nucci – rientra fra gli strumenti che abbiamo attivato per condividere il nostro know-how e sviluppare collaborazioni con gli stakeholder coinvolti nella più grande bonifica ambientale della storia del nostro Paese, con l’obiettivo di garantire la sicurezza dei cittadini e la salvaguardia dell’ambiente”. “Questa collaborazione – ha affermato Fernando Ferroni - dimostra come attivando nel modo migliore le competenze reciproche di parti diverse si possano raggiungere risultati importanti per migliorare la qualità della vita a partire dagli sviluppi tecnologici motivati dalla scienza di base”.
*I rifiuti radioattivi sono classificati in base alle caratteristiche dei radionuclidi (nuclidi instabili che decadono emettendo energia sotto forma di radiazioni), alla loro concentrazione e all’attività e tempi di decadimento.
Organismi internazionali quali l’IAEA (Agenzia Internazionale Energia Atomica) e nazionali, ISPRA) hanno definito 3 sottocategorie.
- I Categoria: rifiuti radioattivi la cui radioattività decade fino al livello del fondo naturale in tempi dell'ordine di mesi o al massimo di qualche anno. A questa categoria appartengono una parte dei rifiuti da impieghi medici o di ricerca scientifica;
- II Categoria: rifiuti radioattivi a bassa/media attività o a vita breve, che perdono quasi completamente la loro radioattività in un tempo dell'ordine di qualche secolo;
- III Categoria: rifiuti radioattivi ad alta attività o a vita lunga, per il decadimento dei quali sono necessari periodi molto più lunghi, da migliaia a centinaia di migliaia di anni.
