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La difesa antimissile della NATO: due volte pericolosa

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Nell’autunno del 2007, in occasione del dodicesimo Convegno Internazionale di Castiglioncello organizzato dall’USPID (il quatordicesimo si terrà dal 23 al 25 Settembre 2011), molti studiosi ed esperti di controllo degli armamenti davano per certo che con il termine dell’Amministrazione Bush anche il progetto di installare un sistema di difesa antimissile in Europa sarebbe tramontato. Come è ben noto, così non è stato e non è.

Agli inizi di questo Giugno si sono riuniti a Bruxelles i Ministri della Difesa dei 29 Paesi NATO e della Federazione Russa (NATO-Russia Council, NRC) e dei 19 Paesi dell’ ISAF (International Security Assistance Force). L’accordo sembra essere stato ampio per quanto riguarda analisi e prospettive delle operazioni militari in Afghanistan ed in Libia, della prevenzione del terrorismo e della lotta congiunta NATO-Russia al narcotraffico. Il progetto di installare un sistema di difesa da missili balistici in Europa (Ballistic Missile Defense, BMD), invece, continua ad essere causa di una grave contrapposizione tra la Russia e la NATO ed elemento di preoccupazione per il futuro del tanto auspicato “mondo libero da armi nucleari” (Nuclear Weapons Free World, NWFW).

Pochi giorni prima dell’inizio del vertice, Dmitry Rogozin, ambasciatore alla NATO e inviato speciale del Presidente Medvedev, ribadiva che per la Russia è di cruciale importanza chiarire se gli Stati Uniti sono determinati ad installare in Europa un sistema BMD. Mosca ha fin dai tempi dell’Amministrazione Bush espresso la sua forte opposizione a tale progetto e Rogozin ha ribadito che “la sicurezza dell’intera regione Euro-Atlantica dipende dalla risposta a questa domanda”.

I nuovi piani NATO di difesa antimissile “Phase Adaptive” (European Phased Adaptive Approach, EPAA) prevedono, entro una diecina di anni, lo schieramento di circa 440 intercettori, tra i quali – a partire dal 2018 – gli SM-3 Block IIA e, entro il 2020 gli SM-3 Block B. Questi sistemi d’arma, basati su una quarantina di navi e in due siti sul territorio europeo, potrebbero essere capaci di neutralizzare le forze nucleari russe (http://www.fas.org/sgp/crs/weapons/RL33745.pdf). Gli SM-3 BlockIIB, in particolare, sarebbero così veloci da permettere l’intercettazione di missili balistici intercontinentali (InterContinental Ballistic Missile, ICBM), potenzialità esplicitamente dichiarata inaccettabile dalla Federazione Russa.

Alle preoccupazioni russe espresse a questo proposito dal Ministro russo Lavorov, la NATO ha semplicisticamente risposto che il progetto BMD non è concepito in funzione anti-Russia, ma per difendersi da possibili pericoli provenienti dall’Iran. Ancora una volta, mi sembra, si agita lo spauracchio di un ipotetico futuro attacco nucleare da parte dell’Iran, creando instabilità generale e rimandando l’approccio negoziale al problema del nucleare iraniano.

Naturalmente la Russia (come qualunque altro Paese) disegna le proprie scelte strategiche sulla base di scenari costruiti “sull’ipotesi del caso peggiore” (compreso un cambio di Amministrazione degli Stati Uniti nel 2012?) e valuta la possibilità di considerare lo schieramento di sistemi d’arma come gli SM-3 Block II una minaccia anche per il “New START”. L’Art. 4 della Risoluzione Russa di Ratifica del New START (che – non va dimenticato – scade nel 2020, proprio quando l’EPAA potrebbe essere concluso), infatti, permette alla Federazione Russa di abbandonare il trattato se venisse installato “dagli Stati Uniti d’America, un altro stato, o gruppo di stati, un sistema di difesa antimissile capace di ridurre significativamente l’efficienza delle forze nucleari strategiche della Federazione Russa” (http://lewis.armscontrolwonk.com/archive/3481/russian-new-start-resolution) e mi sembra che tutti gli esperti concordino sul fatto che gli SM-3 BlockII sono in grado di sbilanciare il rapporto difesa-offesa (http://www.fas.org/press/_docs/20110526-missiledefense-factsheet.pdf). Naturalmente anche la Cina nutrirebbe serie preoccupazioni se venissero schierati degli intercettori capaci di abbattere degli ICBM e potrebbe ridurre il suo sostegno alla promozione di negoziati per il Fissile Material Cutoff Treaty (FMCT).

Le proposte di Mosca per la creazione di un sistema di difesa antimissile unico e per un approccio settoriale, secondo le quali la Russia dovrebbe essere responsabile della sicurezza antimissile di una parte dell'area di competenza della NATO, non sono accettate dalla NATO e il Segretario Generale della NATO, Anders Fogh Rasmussen, ha dichiarato che, concretamente, la soluzione ottimale consiste nella creazione di due sistemi tecnicamente e strategicamente indipendenti di difesa antimissile, uno della Russia e uno della NATO, con uno scambio di informazioni reciproco.

Emblematico, e non sottovalutabile viste le elezioni dell’anno prossimo e le forti opposizioni interne al Presidente Obama, uno dei tanti deliranti commenti di Sarah Palin, che, riprendendo le dichiarazioni di un ex-dirigente della CIA, James Woosley, accusa Barack Hussein (“Middle name” volutamente evidenziato, ndr) Obama di voler “regalare alla Russia i nostri segreti sulla difesa antimissile perché spera di poter comprare la loro amicizia e collaborazione con questo regalo pagato dai contribuenti”.

Insomma: portare a termine l’EPAA creerebbe instabilità strategica, innescherebbe contromisure, metterebbe a rischio il “New START”, potrebbe portare ad una ripresa della corsa agli armamenti. Il tutto per mettere in piedi un sistema di difesa non affidabile, vulnerabile e facilmente “ingannabile” con semplici non costose “testate esche” e che, essendo principalmente basato su navi, dipenderebbe, in quanto ad efficienza, dalle condizioni del mare.

Nota: Le idee e le opinioni riportate in questo articolo sono personali dell'autore e non rappresentano le posizioni delle Istituzioni.


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