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La Golden Retriever di Darwin

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In Italia è poco conosciuta, ma negli Stati Uniti è una protagonista di spicco del dibattito creazione-evoluzione. Parliamo di Eugenie Scott, presidente dal 1987 del National Center for Science Education (NCSE), organizzazione californiana che rappresenta un punto di riferimento per tutti coloro che hanno a cuore la difesa dell'educazione scientifica nelle scuole. Scott è una scienziata e una divulgatrice. Ha ricoperto la cattedra di antropologia fisica nelle università del Kentucky, del Colorado e della California. La sua attività di ricerca e il suo impegno nella promozione della cultura scientifica le sono valsi numerosi riconoscimenti. Nel 2009 la rivista Scientific American l'ha inserita nella top ten delle personalità più attive nel “garantire che le potenzialità delle nuove tecnologie e della conoscenza vadano a vantaggio dell'umanità”. Nel 2010 la National Academy of Sciences le ha conferito la Public Welfare Medal, il riconoscimento più prestigioso concesso dall'Accademia.

A partire da quest'anno, Eugenie Scott ha deciso di aprire con l'NCSE un nuovo fronte a difesa della scienza, quello contro i negazionisti del riscaldamento globale. Abbiamo quindi deciso di intervistarla per conoscere i progetti futuri dell'organizzazione, comprenderne le strategie e tracciare un bilancio del lavoro fin qui svolto.

In Italia sono in pochi a conoscere il National Center for Science Education. Potrebbe brevemente spiegare di cosa si tratta e qual è la sua missione?

Il National Center for Science Education è un'associazione no profit, il cui intento è quello di promuovere e difendere l'educazione dell'evoluzionismo, del cambiamento climatico e della natura del metodo scientifico.

Nel 1987 la controversia creazione-evoluzione conobbe un punto di svolta: il 19 giugno, a conclusione del caso 'Edwards contro Aguillard', la Corte Suprema degli Stati Uniti d'America dichiarò incostituzionale una legge dello stato della Louisiana che prevedeva l'insegnamento della 'scienza della creazione' nelle scuole pubbliche. In quello stesso anno Lei venne nominata alla presidenza dell'NCSE. Cosa è cambiato da allora?

Forse il cambiamento più significativo dal 1987 a oggi è stata l''evoluzione' del movimento del disegno intelligente (in base al quale alcuni aspetti dell'universo e del mondo vivente possono essere spiegati soltanto ricorrendo a una causa intelligente, ndr). Questa teoria esisteva già nell''87, ma i suoi sostenitori non erano particolarmente attivi. Lo sono diventati progressivamente di più durante gli anni 1990 e 2000. Un'altra importante differenza per noi dell'NCSE è che negli ultimi tempi il movimento antievoluzionista ha cambiato strategia. Mentre prima l'obiettivo era quello di inserire la creazione all'interno del curriculum scolastico, oggi ci troviamo a combattere piuttosto contro il tentativo di screditare l'insegnamento dell'evoluzione. Alla base c'è l'idea che, se viene insegnato l'evoluzionismo, dovrebbero essere insegnate anche le prove contro l'evoluzionismo come forma di bilanciamento. Naturalmente il principio è analogo a quello portato avanti dai creazionisti anche negli anni scorsi, quando questi propugnavano l'insegnamento della creazione nelle classi americane così da compensare l'insegnamento dell'evoluzione. Data la cultura del nostro paese, appellarsi all'imparzialità e all'equilibrio può risultare un espediente molto efficace.

Thomas Huxley, il biologo inglese del XIX secolo, amava definirsi il bulldog di Darwin per il suo modo aggressivo e bellicoso di difendere la teoria evolutiva darwiniana. Lei preferisce l'appellativo di golden retriever di Darwin. Immagino che questo abbia a che fare con il suo approccio più tollerante, sebbene energico, nelle dispute sull'evoluzionismo. Cosa le fa pensare che la sua strategia più morbida possa funzionare meglio contro i sostenitori del disegno intelligente?

Quella del golden retriever di Darwin è una spiritosaggine decisamente autoironica. Chi conosce le caratteristiche di questa razza, sa che i golden retriever sono cani simpatici e socievoli (sebbene non siano molto furbi). Amano giocare e riescono ad andare d'accordo con chiunque. Come me, non sono affatto belligeranti! Scherzi a parte, credo che, se ti trovi di fronte una persona che crede fortemente in qualcosa, non puoi pretendere di convincerla a cambiare idea insultandola e alzando la voce. Mi sembra un principio di senso comune che, in una società democratica, abbiamo il dovere di persuadere le persone facendo leva sulla forza degli argomenti. Non possiamo costringerle con l'arroganza ad abbracciare il nostro punto di vista. Prendere le persone a calci negli stinchi non è proprio una buona idea se si vuole tentare di convincerle.

Tuttavia ancora oggi sono in molti a riconoscersi nel ruolo di bulldog di Darwin. Tra questi il più celebre è senz'altro Richard Dawkins. Lei cosa ne pensa?

Richard Dawkins è uno dei comunicatori scientifici più brillanti che si possa desiderare di avere. I suoi scritti hanno aiutato milioni di persone a capire meglio la scienza dell'evoluzione. Nei suoi confronti nutro una profonda stima e ammirazione.

La sua organizzazione si batte contro il tentativo di inserire concezioni religiose all'interno dei programmi scientifici delle scuole americane. Tuttavia la vostra non è una presa di posizione contro la religione in generale. Dal suo punto di vista quindi scienza e fede non sono incompatibili?

Non si tratta semplicemente del mio punto di vista. Piuttosto direi che è un dato di fatto empiricamente dimostrabile: ci sono molti uomini di chiesa la cui adesione alla scienza è totale, così come esistono molti scienziati che sono credenti.

Sebbene al giorno d'oggi, all'interno della comunità scientifica, nessuno metta più in dubbio la discendenza di ogni specie vivente da un unico antenato comune, tuttavia la discussione è ancora aperta sull'importanza che i vari fattori ricoprono all'interno dell'evoluzione. Secondo lei, l'esistenza di un dibattito scientifico - spesso anche molto acceso - sui meccanismi evolutivi può essere sfruttata dai creazionisti per far passare l'idea che a essere in dubbio sia il concetto stesso di evoluzione?

Gli antievoluzionisti non si fanno certo sfuggire l'occasione di sfruttare un dibattito scientifico legittimo interno alla comunità scientifica per minare la credibilità della teoria della discendenza da un antenato comune. Questa loro tattica riesce ad avere successo a causa della scarsa familiarità della popolazione americana con la natura del metodo scientifico. Sono in troppi a credere che fare scienza significhi trovare spiegazioni fisse e immutabili ai fenomeni naturali. E così i creazionisti, facendo leva sull'esistenza di divergenze tra gli esperti, hanno gioco facile nel convincere molti americani che l'evoluzionismo non è una teoria scientifica attendibile. Questa è proprio una delle ragioni per le quali noi dell'NCSE ci battiamo per una corretta educazione sulla natura del metodo scientifico e non soltanto sui contenuti.

Fortunatamente in Italia la teoria del disegno intelligente non è popolare come negli Stati Uniti, neanche tra gli uomini di chiesa. Per quale motivo, a suo parere, la Chiesa Cattolica non è più spaventata da Charles Darwin?

Da secoli, la teologia della Chiesa Cattolica non si basa più su un'interpretazione in senso letterale della Bibbia. Quindi, dal punto di vista della dottrina, non c'è nessuna ragione per la quale i cattolici dovrebbero rifiutare l'idea della discendenza degli esseri umani da altri animali. Ciò che il Vaticano non accetta è che possa esistere una qualche idea scientifica che escluda categoricamente l'intervento divino dall'universo. L'evoluzione, di per sé stessa, non è un problema, perché può essere intesa come uno strumento usato da Dio per creare la vita sul nostro pianeta.

Il National Center for Science Education ha inaugurato questo 2012 ingaggiando una nuova sfida contro un altro nemico della scienza: il negazionismo del riscaldamento globale. Quali sono i paralleli e le differenze tra queste due controversie scientifiche?

Non è semplice rispondere in poche righe a una domanda come questa. Prima di tutto, una grande somiglianza sta nel fatto che in entrambi i casi il rifiuto del consenso scientifico è alimentato da prese di posizione ideologiche: di carattere religioso nel caso dell'evoluzione, di natura politica ed economica nel caso del riscaldamento globale. Per difendere e promuovere una corretta educazione all'evoluzionismo e al cambiamento climatico durante le ore di scienze, è necessario sapere come districarsi in mezzo a questi conflitti ideologici. L'NCSE è certamente addestrato a farlo, data l'esperienza maturata in questi anni sul campo. Oltre a questo, c'è una certa somiglianza anche nelle strategie adottate dai negazionisti del global warming e dell'evoluzione. La differenza principale, invece, sta nel fatto che il nostro nuovo avversario può contare su finanziamenti molto più consistenti, sul sostegno di numerose organizzazioni e su una maggiore visibilità mediatica, almeno negli Stati Uniti, grazie a canali come Fox News. Per tanti versi, è una questione molto più estesa dell'antievoluzionismo e rispetto a quest'ultimo presenta conseguenze concrete ben più tangibili. Riconoscere il riscaldamento globale come problema, inoltre, comporta delle ricadute più profonde a livello di comportamento individuale.


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