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Sulla strada di Cancun

Mi sorprende sempre osservare la volubilità degli interessi mediatici. E’ successo anche in questi giorni, quando mi sono trovata a rinfrescarmi le idee sul mondo dei cambiamenti climatici. Dovevo introdurre una nuova voce su questo argomento che Ernesto ed io seguiamo ormai da tempo con un certo interesse, che definirei quasi affettivo. Questa volta sarà Alessandro Marani a darci la sua valutazione delle cause del cambiamento climatico.

Esplorando la rete alla ricerca delle ultime notizie in materia ho trovato casualmente un’intera sezione del Guardian dedicata al COP16 (16° Conference of the Parties), il meeting annuale organizzato dalle Nazioni Unite per discutere su cambiamenti climatici e protocollo di Kyoto. La COP16 si terrà a Cancun, Messico, dal 29 novembre al 10 dicembre 2010.

29 novembre?? Ma è tra pochi giorni!?! Dopo tutto il tempo dedicato lo scorso anno a questi argomenti, mi ha colpito non saperne nulla, mi sono chiesta come era possibile che mi fosse sfuggito. Solo dopo ho cominciato a capire che forse non dipendeva solo da me. Una rapida ricerca del termine “COP16” nelle pagine internet provenienti dall’Italia ha prodotto sì dei risultati, ma solo in siti e blog di settore, nessun risultato recente in Italia su quotidiani, siti di comunicazione scientifica e vie di informazione ad ampia diffusione. Non meno deludente è stata la ricerca estesa all’estero. Per non parlare dei comunicati stampa sul sito ufficiale che spesso non sono tradotti in inglese…

Al di là delle dispute sulle origini dei cambiamenti climatici, bisogna però ammettere che ci sono molti punti deboli nella credibilità della discussione: da una parte gli scarsi risultati ottenuti dalla COP15 di Copenhagen del 2009, dall’altra lo scandalo dell’IPCC (Intergovernamental Panel on Climate Change dell’ONU) che, nonostante gli errori clamorosi contenuti nell’ultimo rapporto sugli effetti dei cambiamenti climatici (ne avevamo accennato qui), un mese fa ha riconfermato la carica di presidente a Rajendra Pachauri.

C’è anche da chiedersi se, dopo quasi vent’anni di aspirazioni insoddisfatte, la COP non sia uno strumento inadatto e, per questo, in fase di declino. Come suggerisce Andrew Revkin sul suo blog Dot Earth del New York Times, forse sarebbe meglio deviare gli sforzi da una politica clima-centrica a un progetto che migliori la condizione di vita dell’uomo in un’ottica di risparmio energetico e che limiti, di conseguenza, i rischi di cambiamento climatico (se crediamo alla teoria antropica…qui si rimane neutrali).

Qualunque sia il motivo, rimane il fatto che poco e niente, in Italia, ci è dato di sapere di questa conferenza di interesse mondiale.

ritratto di Laura FedrizziLaura Fedrizzi
Biochi
mica, Università degli Studi di Padova

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