fbpx Tre transizioni per uscire dalla crisi ecologica e sociale | Scienza in rete

Vincenzo Balzani: tre transizioni per uscire dalla crisi ecologica e sociale

Primary tabs

Tempo di lettura: 6 mins

Non possiamo auspicare, uscendo dalla pandemia, di tornare alla situazione normale, quella caratterizzata dalla crisi ecologica e sociale. Sono tre le transizioni che Vincenzo Balzani, professore emerito di Chimica dell'Università di Bologna, membro dell'Accademia dei Lincei e coordinatore del comitato energiaperlitalia, ha individuato come necessarie per uscirne: energia, economia e, non ultima, cultura.

Crediti immagine: Gordon Johnson/Pixabay

Quella mattina ero l'ultimo a parlare e sulla tabella di marcia eravamo in ritardo. Per ragioni di tempo, ho pensato quindi di evitare l'introduzione del mio discorso, passando subito al dunque. In questo modo, sono poi riuscito a dire tutte le cose più importanti.

Il 21 giugno, agli Stati Generali dell'Economia, Vincenzo Balzani – professore emerito di Chimica dell'Università di Bologna, membro dell'Accademia dei Lincei e del Gruppo 2003, e coordinatore del comitato energiaperlitalia – è intervenuto sul tema “Energia e ambiente”.

Il suo intervento doveva iniziare con la descrizione di una famosa foto della NASA, scattata alla Terra dalla sonda spaziale Cassini, che si trovava a una distanza di 1,5 miliardi di chilometri da noi: quella Terra tanto grandiosa, per il cui possesso numerosi popoli si sono scontrati e l'umanità intera ha versato sangue. Eppure, in quella foto, lo spettacolare geoide che calpestiamo ogni giorno altro non è che un minuscolo puntino blu nell'Universo. E noi che lo viviamo siamo ancora più piccoli, sebbene la nostra limitata esistenza riduca la nostra scala percettiva e ci illuda che tutto ciò che non si trovi alla nostra portata non abbia importanza. 

La Terra è un'astronave del tutto speciale, che non potrà mai atterrare da nessuna parte, non potrà mai attraccare in nessun porto, per far rifornimento o scaricare rifiuti. E se qualcosa non funziona o si rompe, dobbiamo ripararla da soli, senza neppure scendere.

Ultimamente, su questa astronave qualcosa è andato storto, ma a questo punto

non possiamo auspicare un ritorno alla “normalità”, ovvero alla situazione precedente allo sviluppo della pandemia. Molti dimenticano che la cosiddetta normalità era caratterizzata da altre due crisi: quella ecologica e quella sociale».

Prima transizione: energia

Per uscire da queste crisi, Balzani ci ha parlato di transizioni necessarie da compiere. La prima è la transizione energetica, dai combustibili fossili alle energie rinnovabili.

I combustibili fossili sono molto comodi da usare, ma da più di trent'anni ci siamo accorti che il loro utilizzo causa due gravi conseguenze: l'inquinamento e il cambiamento climatico. Nel dicembre 2015, dopo 25 anni di discussioni, 196 paesi riuniti sotto l'egida dell'ONU hanno elaborato un accordo – l'Accordo di Parigi – con il quale si riconosce nel cambiamento climatico il pericolo più grave per l'umanità. Si è formato da tempo anche un panel, il IPCC, che studia l'andamento climatico e suggerisce ai politici cosa dovremmo fare per fermarlo.

Sfruttando il Sole, l'acqua, il vento e altre risorse sostenibili, potremmo fornire energia pulita e molto più efficiente del calore generato dai combustibili fossili. Ma non solo: secondo le stime di molti economisti, tra cui il premio Nobel J.Stiglitz, le energie rinnovabili, a parità di capitale investito, creano tre volte più occupati delle fonti fossili, facendo sì che gli investimenti in energia pulita contribuiscano al rilancio dell'economia.

Ancora. Balzani ha spiegato che, secondo l'indagine di un gruppo dell'Università di Stanford, la transizione verso le energie rinnovabili porterebbe benefici in molti Paesi, particolarmente in Italia: gli impianti per sfruttare le energie rinnovabili occuperebbero non oltre lo 0,26% del territorio, la loro costruzione creerebbe 138.000 posti di lavoro e il loro funzionamento 140.000.

Perché allora non farlo? Secondo ENI, le energie rinnovabili non sono ancora mature e dovremo andare avanti per altri decenni utilizzando i combustibili fossili. La compagnia petrolifera sta infatti operando per realizzare a Ravenna il più grande centro mondiale per lo stoccaggio dell’anidride carbonica (CO2): un progetto giudicato da Energiaperlitalia finanziariamente rischioso e senza certezze dal punto di vista climatico e ambientale, che tuttavia vuole rappresentare una delle azioni risolutive per il problema energetico. Persino il PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima) ritiene che la fonte prevalente di energia in Italia rimarrà quella dei combustibili fossili fino al 2040.

Siamo in una situazione in cui il futuro, cioè le energie rinnovabili, è già presente, e il passato, cioè i combustibili fossili, non vuole passare, perché ci sono in gioco interessi enormi. Attualmente, gli impianti fotovoltaici installati nel mondo generano una quantità di elettricità pari a quella generata da 170 centrali nucleari, senza tuttavia produrre scorie radioattive, né anidride carbonica.

Seconda transizione: economia

Le cose in Europa stanno cambiando, da quando è stato lanciato il Green Deal europeo per azzerare le emissioni entro il 2050 e rendere la transizione energetica socialmente inclusiva. Purtuttavia, come ha osservato Balzani, l'era post-Covid dovrà essere caratterizzata anche da una transizione economica, un passaggio dall'economia lineare dell'usa e getta, alimentata dai combustibili fossili, a un'economia circolare, che utilizza le fonti di energia rinnovabile e per la quale dovremo puntare non solo alla raccolta differenziata, ma anche alla progettazione di oggetti facilmente disassemblabili, in modo da facilitare il processo di riuso e riciclo. 

Queste transizioni, che caratterizzano il passaggio a un mondo più sostenibile e socialmente inclusivo, rappresentano il vero progresso. Prima del Covid, si sentiva spesso parlare di crescita e ancora oggi i piani di rilancio hanno ripreso lo stesso concetto.

Si dice che tutto debba crescere, perché tutto quello che cresce fa aumentare il PIL. Ma se consideriamo che l'unico pianeta che abbiamo a disposizione ha risorse limitate, non è difficile capire che una crescita senza limite di tutte le produzioni è semplicemente impossibile. Se la crescita non rispetta l'ambiente e non riduce le disuguaglianze, quella crescita non è progresso e quindi non bisogna perseguirla».

Prevedendo che le sue risorse siano limitate, ma anche che la loro distribuzione non sia affatto uniforme, è come se la Terra ci volesse dire che nessun Paese può essere in grado di gestire le proprie risorse in completa autonomia.

Possiamo fare l'esempio del neodimio - ha spiegato Balzani - un elemento importantissimo per il buon funzionamento delle pale eoliche. In Italia non ce n'è: è quasi tutto in Cina. Questo spiega l'importanza degli scambi commerciali, per giungere alla sostenibilità ecologica globale. 

La terza transizione: cultura

Trovandoci, dunque, di fronte a una limitata quantità di risorse energetiche, la domanda che ci dovremmo porre è di quanta energia abbiamo effettivamente bisogno. Se da un lato i Paesi più ricchi sprecano un'enorme quantità di energia, dall'altro i dati statistici smentiscono la nostra convinzione che il benessere sia proporzionale al consumo. Come ha spiegato Balzani al presidente del Consiglio: 

Ogni cittadino americano impiega mediamente l'equivalente di 12.000 watt di potenza, il doppio di un cittadino europeo (6.000 watt). Eppure le indagini dimostrano che il benessere delle persone negli Stati Uniti non è maggiore di quello delle persone in Europa.

Qualcuno potrebbe chiedersi come possa un americano, in media non più facoltoso di un europeo, pagare il doppio del consumo, se non fosse che negli Stati Uniti l’energia ha un costo molto basso. Come abituare, quindi, le persone a un consumo energetico limitato? La prima strategia ricordata da Balzani è quella dell'agire sulle cose, cioè aumentare l'efficienza energetica delle apparecchiature che usiamo. Ma talvolta un dispositivo a basso consumo può incoraggiare un suo maggiore utilizzo, rischiando di ottenere l'effetto contrario. Maggiore efficienza energetica significa anche minor costo economico, rischiando così di sfruttare maggiormente il servizio energetico, proprio come l'americano che consuma molta energia perché disponibile a basso costo.

Se vogliamo perseguire la via della sostenibilità, dobbiamo quindi considerare una seconda strategia, da affiancare alla prima: l'agire sulle persone. Convincere, e talvolta obbligare, le persone a ridurre l'uso in eccesso di energia.

Ecco allora la terza transizione da attuare, per raggiungere la sostenibilità ecologica, sociale ed economica: dal consumismo alla sobrietà.

Sebbene dai Paesi del Nord Europa arrivino i primi segnali di un interesse comune verso un sistema più sostenibile, questa terza transizione rimane forse la più ardua. Una transizione che non dipende da decisioni di vertici e di mercato ma che deve in primo luogo convincere ogni singolo cittadino. Una transizione culturale, che segnerebbe un vero cambiamento epocale.

Dai combustibili fossili alle energie rinnovabili, dall'economia lineare all'economia circolare, dal consumismo alla sobrietà. Tre vie da intraprendere parallelamente: non per salvare il pianeta, che continuerà a girare anche senza la nostra esistenza, genererà nuove specie e stabilirà nuovi equilibri; ma per noi stessi, che non possiamo fare a meno di questo geoide, né delle altre specie che lo abitano e compongono la sua fragile armonia.

 

Qui l'intervento completo di Vincenzo Balzani.

 


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Superdiffusore: il Lancet ricostruisce la storia di una parola che ha avuto molti significati

Un cerchio tutto formato di capocchie di spillo bianche con al centro un disco tutto formato da capocchie di spillo rosse

“Superdiffusore”. Un termine che in seguito all’epidemia di Covid abbiamo imparato a conoscere tutti. Ma da dove nasce e che cosa significa esattamente? La risposta è meno facile di quello che potrebbe sembrare. Una Historical review pubblicata sul Lancet nell’ottobre scorso ha ripercorso l’articolata storia del termine super diffusore (super spreader), esaminando i diversi contesti in cui si è affermato nella comunicazione su argomenti medici e riflettendo sulla sua natura e sul suo significato. Crediti immagine: DALL-E by ChatGPT 

L’autorevole vocabolario Treccani definisca il termine superdiffusore in maniera univoca: “in caso di epidemia, persona che trasmette il virus a un numero più alto di individui rispetto alle altre”. Un recente articolo del Lancet elenca almeno quattro significati del termine, ormai familiare anche tra il grande pubblico: