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Non fidatevi troppo dei sondaggi

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In queste calde settimane pre referendum si è molto discusso anche dei sondaggi che, di volta in volta, hanno cambiato lo scenario del voto. Ma quanto sono attendibili questi dati? La lista degli errori è lunga. In Italia, le elezioni del 2013. In Gran Bretagna quelle di quest'anno. E poi Spagna, Francia e Grecia. Il risultato di tutte queste consultazioni è stato definito una “sorpresa”, perché i sondaggi elettorali non l'avevano previsto.

L'esito dei sondaggi è diventato talmente incerto che grandi aziende specializzate, come la Gallup, hanno addirittura smesso di farli. E sì che per decenni Gallup e sondaggi sono stati quasi sinonimi. A partire dal 1936, quando la società, fondata l'anno prima, seppe “prevedere” la vittoria di Roosevelt. Mentre nel 2012 aveva dato in vantaggio Mitt Romney su Obama. Un errore, per molti, clamoroso, il primo di una lunga serie.

“È difficile ormai trovare persone disposte a pagare per eventuali sondaggi, dato il loro scarso rendimento”, spiega dalle pagine di Nature Stephen Fisher, sociologo presso l'Università di Oxford.

Gli ingredienti di un sondaggio accurato sono abbastanza codificati. Si inizia con l'acquisizione di un grande gruppo di persone - tipicamente più di 1.000. Il campione deve essere diviso equamente tra uomini e donne. E dovrebbe riflettere un mix in termini di etnia, istruzione, reddito e distribuzione geografica, nonché rappresentare diversi punti di vista politici. Una volta acquisito il campione, tocca ai sondaggisti analizzarne lacune ed eventuali distorsioni.

"I sondaggi sono un'arte, ma anche una scienza", afferma Michael Link, presidente e amministratore delegato di Abt SRBI società di sondaggi a New York ed ex presidente della American Association for Public Opinion Research. Ma gli scenari cambiano in fretta e non è sempre facile adeguarsi. Innanzitutto fino a dieci anni fa, gli istituti di sondaggio erano in grado di contattare la popolazione con una semplice telefonata a casa. Ma oggi, soprattutto nei Paesi sviluppati, i telefoni fissi hanno lasciato il passo ai cellulari. Nel 2008, circa otto famiglie su dieci degli Stati Uniti aveva un telefono fisso; nel 2015, questo numero era sceso a cinque e le ultime stime confermano ancora questo.

La rivoluzione della telefonia mobile ha colpito duramente i sondaggisti statunitensi, anche perché i regolamenti federali richiedono che i telefoni cellulari vengano chiamati manualmente. E la gente spesso non risponde alle chiamate proveniente da numeri sconosciuti. Nel 1997, i sondaggisti ottenevano un tasso di risposta del 36%, mentre ora si attestano intorno al 10%. Di conseguenza, si sta lottando per raggiungere quante più persone, con costi sempre più alti: ogni intervista al cellulare costa circa il doppio rispetto a una da fisso.

Fonte: The polling crisis: How to tell what people really think, Nature.

Un altro elemento che rende però i sondaggi meno affidabili è il dato dell’affluenza all’urne. I sondaggisti basano le loro stime di affluenza su più fattori come la storia del voto degli intervistati, se sono registrati con un partito politico, il loro impegno con la politica e un insieme di fattori socio-economici. Spesso però non basta, come è successo nelle elezioni USA 2014, in questo caso la maggior parte dei sondaggisti ha sbagliato le previsioni di voto. L'affluenza alle urne è stata solo del 36%,un record negativo negli ultimi 70 anni.

Forse il vero problema sta nel fatto che pur riuscendo a ottenere un campione rappresentativo non vi è poi la certezza della veridicità delle risposte. E' accaduto ad esempio negli Stati Uniti nelle elezioni 1982 per il governatore della California. Il sindaco di Los Angeles Tom Bradley, un afroamericano, è stato costantemente in testa nei sondaggi, ma ha perso le elezioni per un soffio. In seguito, i commentatori hanno suggerito che la discrepanza è nata perché alcuni elettori potrebbero non aver voluto ammettere di non votare un candidato afroamericano. Nel 1992 nel Regno Unito le rilevazioni demoscopiche davano i laburisti lievemente in vantaggio (di circa l’1%) sui Tories e con la possibilità di ottenere una piccola maggioranza: in realtà vinsero i conservatori con ben il 7,6% in più. Il distacco del tutto imprevisto fu attribuito almeno in parte a uno “shy Tory factor”, ovvero alla possibilità che diversi elettori conservatori non volessero rivelare la propria preferenza per un partito abbastanza compromesso dall'esperienza del governo uscente. La vergogna per le proprie convinzioni politiche, insomma, può aver falsato alcuni sondaggi, fra cui anche quelli delle ultimi elezioni USA che hanno visto prevalere l'impresentabile Donald Trump.

Per evitare l'effetto-vergogna molte Agenzie si stanno affidando a dei sondaggi online. Ma anche in questo caso sorgono problemi, come una certa distorsione del campione. Per partecipare a un sondaggio online infatti bisogna iscriversi, cosa che normalmente presuppone una discreta motivazione politica, che falsa i risultati. Inoltre il basso costo dei sondaggi online ha provocato l'aumento di sondaggi trash.

I detrattori dei sondaggi, poi, portano come tesi quello che la finestra temporale indagata è troppo piccola. Cosa accade quando si ha un lasso temporale più ampio? Prendiamo, per esempio, i sondaggi in Gran Bretagna tra il 2010 e il 2015.

Subito dopo le elezioni del 2010, i sondaggi sia online sia telefonici hanno mostrato un sostegno leggermente superiore per i Conservatori, con un margine di circa l'1%. Questa tendenza si è invertita all'inizio del 2011 e, da allora fino al 2014 i sondaggi tendevano a dare un testa a testa tra il partito di Cameron e quello di Ed Miliband. Come è andata a finire? Un trionfo dei Tory con oltre cinque punti distacco

Fonte: Report of the Inquiry into the 2015 British general election opinion polls

I sondaggi insomma non leggono il futuro, sono una semplice fotografia, spesso sfuocata, dell’opinione di una popolazione in un dato momento; e poi, per usare le parole di Lorenzo Pregliasco, direttore e cofondatore di Quorum e YouTrend: «È più facile ricordare un sondaggio o una proiezione sbagliata che cento giuste». 

 

Bibliografia
Sturgis, P. et al. Report of the Inquiry into the 2015 British General Election Opinion Polls (Market Research Society and British Polling Council, 2016); available at 
http://eprints.ncrm.ac.uk/3789
Wang, W., Rothschild, D.Goel, S.Gelman, A.Int. J. Forecast.ss 31, 980–991 (2015).
Ramin Skibba, The polling crisis: How to tell what people really think


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