fbpx Meningite: flagello battibile | Scienza in rete

Meningite: flagello battibile

Primary tabs

Tempo di lettura: 4 mins

Le meningiti costituiscono uno dei "problemi globali" non ancora risolti della sanità (#ggg# Figura 1 | Morti per meningite nel 2004). Quella da meningococco, in particolare, è una temibile forma di infezione delle meningi, le membrane che rivestono il cervello e il midollo spinale, spesso fatale o in grado di provocare sordità e ritardo mentale. Colpisce per lo più bambini e giovani adulti ed è ancora oggi un problema serio in tutto il mondo. Ad essa è legata una drammatica scia di mortalità e disabilità: spesso infatti questa malattia causa danni neurologici e cerebrali permanenti, fino alla paralisi.

Nei paesi sviluppati, per esempio in Italia, quando si verifica un caso nelle scuole si diffonde il panico. E nei paesi poveri il problema assume dimensioni devastanti, in particolare nella parte sub-sahariana dell'Africa chiamata "Fascia della meningite" (meningitis belt) (#ggg# Figura 2 | Fascia delle meningiti), che comprende vari Stati nelle aree della savana dal Mali all'Etiopia, dove le epidemie sono ricorrenti.

Vaccini e ricerca possono cambiare la situazione, trasformando la meningite in un killer non più imbattibile.

Per raggiungere questo obiettivo, però, abbiamo bisogno di vaccini sempre più efficaci, sia per i nostri paesi sia per quelli in via di sviluppo. Le speranze di armi migliori nei confronti dei diversi ceppi di meningococco sono affidate alla ricerca scientifica: un settore in cui l'Italia sta dando un contributo fondamentale, su diversi fronti. Scienziati della Fondazione Humanitas per la Ricerca, per esempio, sono impegnati nell'individuazione di nuove molecole dell'immunità in grado di aggredire il meningococco e nell'identificazione di ulteriori strumenti diagnostici. Assolutamente pionieristico, poi, il ruolo di Rino Rappuoli (Siena), che ha utilizzato un approccio di reverse vaccinology: per primo è partito non dalla superficie ma dal DNA del meningococco, ovvero dal sequenziamento del suo genoma, per identificare il bersaglio contro cui mirare il vaccino.

Dalla ricerca, dunque, sono venute e verranno nuove armi. Dalla loro condivisione e dalla solidarietà la possibilità di debellare questo flagello in tutto il mondo. Ma come ottenere questa condivisione e questa solidarietà? Il problema non riguarda solo le meningiti, ma - come hanno scritto Jim Wells e Mary Woolley in un editoriale pubblicato da Science il 3 ottobre scorso - riguarda tutti i problemi globali della sanità: dall'AIDS alla tubercolosi resistente ai farmaci, dall'obesità al diabete, dai tumori alle malattie cardio-circolatorie. Per risolvere questi problemi occorrono più ricerca e più organizzazione medica. E, quindi, più risorse. Che i governi stentano a mettere a disposizione.

Fondamentale, dunque, il ruolo di associazioni come GAVI (Global Alliance for Vaccines and Immunization), una partnership che riunisce i principali attori pubblici e privati nel campo delle vaccinazioni: governi donatori tra cui l'Italia, paesi poveri, Organizzazione mondiale della sanità, UNICEF, Banca Mondiale, produttori di vaccini degli Stati industrializzati e in via di sviluppo, istituzioni tecniche e di ricerca, ONG e Fondazione Bill & Melinda Gates, personalità autorevoli che si sono distinte per la loro attività filantropica. L'azione di GAVI si sta dimostrando determinante per il raggiungimento dell'Obiettivo di sviluppo del millennio relativo alla salute infantile: ridurre di due terzi la mortalità entro il 2015. Sviluppando nuovi vaccini e ancor più semplicemente diffondendo quelli già disponibili nei paesi in via di sviluppo, dove malattie come la polmonite da pneumococco o la diarrea infantile, sconfitte già da tempo nel mondo industrializzato, causano centinaia di migliaia di morti.

Sul fronte della meningite, per esempio, GAVI ha di recente stanziato 55 milioni di dollari (ai quali se ne aggiungeranno altri 370 entro l'anno) per fornire le quantità di vaccino necessarie ai paesi poveri quando si annuncia un'epidemia di questa malattia, in modo da fermarla, nonché per rafforzare i sistemi sanitari locali mettendoli in grado di affrontare il problema. Una soluzione tampone che sarà affiancata dall'introduzione di un vaccino di nuova generazione, capace di stimolare la memoria del sistema immunitario, che nel giro qualche anno ci aspettiamo permetta di cancellare la Fascia della meningite.

La spinta degli importanti risultati ottenuti associazioni come GAVI, unita a una pressione dell'opinione pubblica mondiale, può spingere i governi dei paesi industrializzati a cambiare atteggiamento. Ma, per mobilitare l'opinione pubblica, occorre rompere il muro dell'attenzione. Non è impossibile. In fondo – come ricordano Jim Wells e Mary Woolley – Al Gore è riuscito a farlo intorno al lavoro scientifico dell'Intergovernmental Panel on Climate Change sui cambiamenti climatici. Noi ricercatori e medici dobbiamo impegnarci per fare altrettanto per la meningite e gli altri problemi globali della sanità.

Articoli correlati

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Scoperto un nuovo legame chimico carbonio-carbonio

Un gruppo di ricercatori dell'Università di Hokkaido ha fornito la prima prova sperimentale dell'esistenza di un nuovo tipo di legame chimico: il legame covalente a singolo elettrone, teorizzato da Linus Pauling nel 1931 ma mai verificato fino ad ora. Utilizzando derivati dell’esafeniletano (HPE), gli scienziati sono riusciti a stabilizzare questo legame insolito tra due atomi di carbonio e a studiarlo con tecniche spettroscopiche e di diffrattometria a raggi X. È una scoperta che apre nuove prospettive nella comprensione della chimica dei legami e potrebbe portare allo sviluppo di nuovi materiali con applicazioni innovative.

Nell'immagine di copertina: studio del legame sigma con diffrattometria a raggi X. Crediti: Yusuke Ishigaki

Dopo quasi un anno di revisione, lo scorso 25 settembre è stato pubblicato su Nature uno studio che sta facendo molto parlare di sé, soprattutto fra i chimici. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Hokkaido ha infatti sintetizzato una molecola che ha dimostrato sperimentalmente l’esistenza di un nuovo tipo di legame chimico, qualcosa che non capita così spesso.