fbpx Verso una riapertura delle scuole | Scienza in rete

Le scuole all’esame del Coronavirus

Primary tabs

Il Rapporto Covid reso disponibile il 21 agosto indica una serie di raccomandazioni per la gestione della pandemia nelle scuole; emerge anche l'idea che serva uno sforzo collettivo per combattere Covid-19 in modo efficace. Ne abbiamo parlato con Paolo D'Ancona, epidemiologo dell’ISS che ha coordinato la stesura del documento.

Crediti immagine: Designed by shangarey / Freepik

Tempo di lettura: 5 mins

“La questione centrale delle decisioni di riapertura scolastica non è se le scuole debbano riaprire o meno, ma piuttosto come procedere con una riapertura scolastica più sicura attraverso la comprensione e la consapevolezza dei rischi per la salute pubblica”, è quanto si legge nelle prime righe del nuovo Rapporto Covid “Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di SARS-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia” messo a punto da ISS, Ministero della Salute, Ministero dell’Istruzione, INAIL, Fondazione Bruno Kessler, Regione Veneto e Regione Emilia-Romagna e reso disponibile lo scorso 21 agosto. Sono note alcune delle raccomandazioni del documento, come l’individuazione di un referente scolastico per Covid-19, la creazione di registri dei contatti tra classi diverse, la collaborazione dei genitori per misurare quotidianamente la temperatura dei bambini, la segnalazione tempestiva di assenze in eccesso, ma dal Rapporto nel suo complesso emerge qualcosa di più e cioè l’idea che la pandemia vada combattuta in maniera collettiva, corale.

Ne abbiamo parlato con uno degli autori, Fortunato “Paolo” D’Ancona, medico epidemiologo dell’ISS che ha coordinato la stesura di questo documento.

«Alla fine del mese di luglio, il Ministero dell’Istruzione ha sollecitato la messa a punto di un documento che potesse fornire delle indicazioni pratiche, concrete, su come procedere di fronte a eventuali casi sospetti o confermati da SARS-CoV-2 in ambito scolastico - ricorda D’Ancona - ed è nato così questo documento, che vuole essere di supporto agli operatori dei due sistemi, scolastico e sanitario, ma che si appoggia ad altri documenti formali, come quello prodotto dall’Inail già nel maggio scorso e altri pareri rilasciati dal Comitato Tecnico e Scientifico. Insomma, si è tradotto in indicazioni operative quanto già previsto e normato adattandola al contesto della riapertura della scuola».

Questo documento non solo è frutto di un lavoro di gruppo, ma propone il lavoro sinergico dei diversi attori del mondo della scuola e della sanità. Perché questa scelta?

Abbiamo capito che i documenti devono essere condivisi con le istituzioni maggiormente coinvolte in ogni specifica attività, perché non cadano nel vuoto o, peggio, suscitino delle resistenze perché non sono stati abbastanza condivisi o perché guardano il problema solo da un certo punto di vista. Per questo, oltre agli autori ufficiali, sono stati comunque coinvolti esponenti delle diverse categorie di operatori, che hanno potuto leggere e commentare il testo. Al di là di questa modalità di percorso condiviso, però, era importante cercare di costruire un canale comunicativo e operativo tra il sistema sanitario e quello scolastico. Ricordiamoci che le scuole hanno chiuso molto presto e che questa necessità di lavoro coordinato e comune si presenta ora, alla riapertura dell’anno scolastico con una didattica basata sulla presenza in aula. Per fortuna, durante l’estate ci sono state esperienze positive di conduzione dei centri estivi, che hanno funzionato bene anche in rare occasioni di casi verificatisi in alcuni contesti e che sono state utili per mettere a fuoco queste indicazioni e capire come far lavorare insieme la realtà scolastica e quella sanitaria.

Accanto alle indicazioni per gli operatori scolastici il documento ribadisce il ruolo dei Dipartimenti di prevenzione, è tutto tranquillo su questo fronte?

Difficile che quando si ha a che fare con la pandemia ci sia alcunché di tranquillo e anche sul ruolo dei Dipartimenti di prevenzione si sono già levate preoccupazioni sul carico di lavoro. Io però penso che i Dipartimenti siano maturi per quanto riguarda le competenze dell’indagine epidemiologica e possano fare fronte alle necessità legate all’individuazione di eventuali focolai scolastici, almeno in una fase di circolazione ancora contenuta che permetta in contact tracing. La nostra preoccupazione era riuscire a mettere in contatto le scuole con la realtà sanitaria. Si tratterà, infatti, di valutare caso per caso a seconda della specifica situazione quali provvedimenti prendere al verificarsi di un caso in ambito scolastico. Non possiamo procedere per automatismi. Questo è il ruolo del Dipartimento di prevenzione: mettersi tra la scuola e la pandemia D’altra parte, proprio perché l’elaborazione del documento è stata condivisa, le due Regioni che hanno partecipato si sono confrontate con le altre al Comitato interegionale della prevenzione

Qualche giorno fa ha fatto il giro dei social la falsa notizia che nel caso che un bambino venisse individuato come contagiato sarebbe stato preso in carico dalle autorità sanitarie direttamente a scuola. Voce smentita dallo stesso Iss. Questo documento va invece nella direzione opposta e coinvolge i genitori in un ruolo di responsabilità consapevole. Allo stesso modo agli operatori scolastici è richiesta una responsabilità proattiva, per esempio segnalando le eventuali assenze sopra l'atteso. Pensa che dopo i tanti mesi di pandemia si sia maturi per questo tipo di coinvolgimento?

Anche sul ruolo dei genitori si è già discusso, però io penso che siano molti quelli che hanno voglia e sono in grado di dare il proprio contributo sia per la protezione dei propri bambini sia per un impegno sociale. L’importante è creare un sistema affidabile di gestione di questi eventi. Inoltre, il documento di indicazioni non è prescrittivo, e rimane possibile adattare le procedure a livello locale, per esempio, se una scuola volesse acquistare termometri scanner per verificare tutti gli alunni al momento dell’ingresso, questo documento di certo non lo impedisce. Il nostro sforzo è stato coniugare la sicurezza con la sostenibilità, grazie alla collaborazione consapevole di tutti. I dirigenti scolastici e i dipartimenti di prevenzione, in questo, mantengono la propria autonomia. Mi viene in mente quello che succede in una scuola se si presenta un caso di meningite: il panico, la richiesta di chiusura, la controrichiesta di continuare le lezioni, l’incertezza sul da farsi…Con Covid-19 questo non deve succedere, dobbiamo pensare che potremmo avere davanti più di un episodio di sospetto contagio. Ecco perché tutti devono sapere come procedere, il dialogo tra i diversi sistemi deve funzionare e speriamo di riuscire a ridurre l’ansia e la preoccupazione. Abbiamo previsto anche un’offerta formativa per gli operatori della scuola e una attività di comunicazione verso i genitori.

Quasi un’azione di moral suasion?

Non esattamente. Quello che viene deciso localmente, per esempio dalle autorità regionali non lo possiamo controllare, ma se produciamo dei documenti nazionali di indirizzo importanti, precisi e specifici, come penso che sia questo, allora quanto meno i diversi attori ci si devono confrontare e lo percepiscono come un reale supporto decisionale piuttosto che una imposizione.

 


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Alimentazione sostenibile: imparare dalla preistoria

Dimostrazione cottura preistorica

Il progetto  Onfoods in prehistory ha voluto comprendere e ricostruire l’eredità di una agricoltura sostenibile nata nella preistoria, migliaia di anni, fa e in grado oggi di rappresentare un modello di riferimento. E lo ha fatto con particolare attenzione alla condivisione di questi valori con un pubblico più ampio possibile, sottolineando quanto si può imparare dalla ricerca archeologica e dalle comunità dell’età del Bronzo in termini di alimentazione sostenibile. Ce ne parla il gruppo di ricerca che ha portato avanti il progetto.

Nell'immagine: attività di archeologia sperimentale dimostrativa con cottura di una zuppa di lenticchie e una di roveja, con ceramiche riprodotte sperimentalmente sulla base dei reperti ceramici del villaggio dell’età del Bronzo di Via Ordiere a Solarolo (RA).

Pluridecennali ricerche sul campo, condotte da Maurizio Cattani, docente di Preistoria e Protostoria dell’Università di Bologna, e dal suo team, hanno permesso di riconoscere nell’Età del Bronzo il momento in cui si è definito un profondo legame tra la conoscenza del territorio e la sostenibilità della gestione delle sue risorse. Questa caratteristica ha infatti consentito alle comunità dell’epoca di prosperare, dando vita a villaggi sempre più stabili e duraturi nel corso del tempo.